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Foggia, falsa partenza al processo per il voto di scambio alle Regionali e Comunali

 
redazione foggia

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 Falsa partenza al processo per il voto di scambio alle Regionali e Comunali

Schede truccate, coinvolte 22 persone. Le elezioni sono quelle del 2019 al Comune e del 2020 alla Regione.

Sabato 30 Settembre 2023, 14:32

Falsa partenza dell’udienza preliminare nei confronti di 22 foggiani di cui la Procura della repubblica di Foggia chiede il rinvio a giudizio nell’inchiesta su una presunta compravendita di voti. Il giudice Michela Valente preso atto dell’omessa notifica dei decreti di fissazione dell’udienza a alcune parti processuali, ha rinviato la causa all’8 febbraio 2024.

L’indagine riguarda le elezioni comunali del maggio 2019 (c’è 1 imputato); e quelle regionali del settembre 2020 (21 imputati). I 22 foggiani sono accusati a vario titolo di 36 capi d’imputazione: voto di scambio (violazione del dpr 570/60, testo unico della legge per le elezioni); violazione del decreto legge 49 del 2008 in materia di misure da adottare per la segretezza del voto; istigazione alla corruzione; violenza a pubblico ufficiale (tale è un presidente di seggio) per costringere a commettere reato; violenza privata.

Imputati principali sono Danilo Maffei, eletto nel 2019 in consiglio comunale e candidatosi anche alle elezioni regionali 2020 quando non fu eletto pur ottenendo circa 5mila preferenze; e il padre Ludovico presidente della cooperativa “Astra”: entrambi respingono le accuse, con loro coinvolti 20 privati cittadini.

Sono 32 le imputazioni che chiamano in causa Danilo Maffei e 20 coimputati per le elezioni regionali: in 16 circostanze alcuni elettori sarebbero stati istigati “a introdurre nella cabina elettorale un telefonino con cui scattare la foto della scheda elettorale con la preferenza espressa a favore di Danilo Maffei”, in cambio di denaro o altre utilità.

Il padre Ludovico Maffei presidente della coop Astra risponde di 4 imputazioni in relazione alle elezioni comunali 2019. Secondo la Procura avrebbe minacciato una lavoratrice “di non proseguire il rapporto di lavoro per costringerla quale presidente di seggio a falsificare il verbale delle operazioni elettorali, in modo da far risultare che il figlio Danilo Maffesi avesse conseguito 40 voti e non 4”; le avrebbe promesso di “sistemarla per la vita” se avesse accettato di falsificare il verbale; avrebbe costretto 4 lavoratori della coop a votare per il figlio, altrimenti il lavoro era a rischio; e li avrebbe minacciati perché si “prodigassero a persuadere almeno 10 persone a votare Danilo Maffei, costringendoli a fornirgli l’elenco di chi si era impegnato a votarlo”.

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