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Fratellini annegati a Manfredonia, la disperazione della mamma

 
Monica Arcadio (foto Calvaresi)

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Monica Arcadio (foto Calvaresi)

Fratellini annegati a Manfredonia, la disperazione della mamma

foto Calvaresi

Parla il sindaco Rotice: «Daremo ai genitori tutto il supporto necessario»

Giovedì 13 Luglio 2023, 09:46

MANFREDONIA - Mamma Francesca è distrutta dal dolore. Non ce la fa a parlare. Neppure si regge in piedi. Piange. Piange disperata. Stefan e Daniel, i suoi adorati figli, sono andati via così. Annegati in un torbido e insidioso bacino per l’irrigazione che si trova di fronte alla loro casa, solo a una manciata di metri di distanza. Lì dove è stato facile, per loro piccoli e agevoli, intrufolarsi attraverso un piccolo pertugio della recinzione di metallo che delimita il vascone. Non si avvicinavano mai a quella vasca dove c’è anche un cartello di segnalato pericolo annegamento. E lo sapevano che era pericoloso. Giocavano sempre davanti casa, senza allontanarsi. Uno zio dei piccoli lo dice con decisione. Tra il dolore e la rabbia.

Mamma Francesca è circondata dall’amore della sua famiglia e non può cedere perché di figli ne ha altri due. Una bimba di otto anni dai lineamenti docili che la guarda con tristezza e un bimbo di pochi mesi. Una famiglia di lavoratori quella di Daniel e Stefan. Mamma e papà dipendenti di un’azienda agricola, nel cui casolare vivono tutti insieme. Una vita semplice, normale. Pezzi di vita sono tutti lì, proprio davanti a quel casolare. Le biciclette dei bimbi, le ciabatte, i panni stesi ad asciugare. Fino a due giorni fa. Da ieri è tutto diverso, tutto cambiato. Ci sono le lacrime, lo strazio, la disperazione.

Siamo in aperta campagna al limite di territorio tra Manfredonia e Zapponeta, contrada Fontarosa. Qui dove i casolari sono diversi, a centinaia di metri di distanza l’uno dall’altro, dove nessuno va a ficcare il naso nelle faccende altrui, dove c’è posto solo per il caldo torrido che leva il fiato in questi ultimi giorni, per il venticello afoso, per i “silenzi” e i “rumori” tipici della campagna. Dove non c’è neppure uno spazio d’ombra per ore e ore. È qui che crescevano Daniel e Stefan, qui tutta la loro infanzia con la famiglia, in uno spazio sterminato ma con un pericolo sempre dinanzi. Quel bacino di acqua putrida nella quale, una volta caduti, non se ne può più tirare fuori. Forse ci hanno provato con tutte le loro forze i due piccoli, hanno provato ad aggrapparsi, a risalire. Troppo più forte di loro la parete scivolosa. Cosa è successo l’altro pomeriggio. Un gioco finito male? La voglia di un tuffo per refrigerarsi o solo una terribile scivolata? O forse i due fratellini inseguivano le rane. Le loro adorate rane. Sì, perché questo era il loro gioco preferito. Inseguire le rane. E da una di queste potrebbero essere stati tratti nella trappola di quel maledetto bacino artificiale. Chissà. La verità su quanto è accaduto la porteranno per sempre con loro. Resta il dolore di una famiglia e lo sgomento di una comunità, quella di Manfredonia, a cui appartiene la stessa.

Il sindaco di Manfredonia Gianni Rotice, sottolineando il costante pericolo dei vasconi disseminati in un territorio a forte vocazione agricola, auspica che dall’inchiesta non emerga anche la mancata messa in sicurezza del bacino di contrada Fontarosa. «Sarebbe una tragedia nella tragedia. La famiglia non resterà sola – dice – stiamo lavorando per offrire tutto il supporto necessario».

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