FOGGIA - Chiede di patteggiare condanne per complessivi 13 anni e 10 mesi la “famiglia cocaina” – padre, madre e due figli – accusata di 2759 cessioni di cocaina in 4 mesi al rione Carmine vecchio per oltre 83mila euro. Il cinquantaduenne Giuseppe Caggiano ha concordato una condanna a 4 anni e 8 mesi e ha ottenuto i domiciliari dopo essere finito in carcere il 10 febbraio scorso; 2 anni, con sospensione condizionale della pena, per la moglie incensurata Rosanna D’Angelo di 45 anni, rimessa in libertà dopo 4 mesi ai domiciliari; 3 anni e 10 mesi e 3 anni e 4 mesi le pene concordate dai figli Fabio e Marco Caggiano di 25 e 22 anni, in continuazione con le condanne loro inflitte in seguito agli arresti in flagranza: entrambi sono a piede libero.
Il difensore dei 4 imputati, l’avv. Carlo Alberto Mari e il pm hanno raggiunto l’accordo sulle pene; adesso le proposte di patteggiamento saranno valutate dal gup che deciderà se ritenerle congrue e quindi accoglierle, oppure respingerle. Ai coniugi la Procura contesta 2759 cessioni di cocaina avvenute tra fine ottobre 2021 e febbraio 2022, che avrebbero fruttato oltre 83mila euro; a Fabio Caggiano contestate 734 cessioni, sino al 18 dicembre 2021 data dell’arresto in flagranza; al fratello Marco 675 cessioni, sino al 14 gennaio 2014 quando fu a sua volta arrestato in flagranza.
Le indagini partirono nell’autunno di due anni fa, sollecitate da segnalazioni e esposti anonimi di cittadini giunti in Questura. Come scrisse nell’ordinanza cautelare il gip che a febbraio 2023 ordinò l’arresto del capofamiglia e della moglie, “il proliferare di tossicodipendenti e pregiudicati nel quartiere Carmine vecchio a causa di una fiorente attività di spaccio, fu confermato da fonti confidenziali alla squadra mobile che individuò un appartamento in via Nigri quale base operativa”. Un primo riscontro ai sospetti investigativi giunse con il sequestro di alcune dosi di cocaina a un cliente visto entrare nello stabile; furono così disposte dalla magistratura intercettazioni e telecamere vennero piazzate nei pressi della palazzina.
Da 4 mesi di appostamenti dei poliziotti, riprese video e captazioni emerse “che almeno uno dei componenti della famiglia Caggiano, pur risiedendo altrove, era sempre presente nell’abitazione di via Nigri” per assicurare lo spaccio di cocaina senza soluzione di continuità nell’arco delle 24 ore, annotò il gip nell’ordinanza cautelare. Non a caso, aggiunge l’accusa, in un’intercettazione il capofamiglia Giuseppe Caggiano diceva: “io porto avanti un’industria”. Un riscontro all’attività di spaccio è rappresentato dagli arresti in flagranza: Fabio Caggiano venne bloccato dai poliziotti il 18 dicembre 2021 dopo una perquisizione nell’appartamento di via Nigri conclusa col sequestro di 120 grammi di cocaina e 15mila euro, e seguita da una condanna in primo grado a 2 anni e 10 mesi (ora l’imputato chiede di patteggiare 3 anni e 10 mesi in continuazione con quel verdetto); Marco Caggiano venne a sua volta fermato il 14 gennaio 2022 quando furono sequestrati 40 grammi di cocaina e 4mila euro, e gli furono inflitti 1 anno e 2 mesi (la proposta di patteggiamento è di 3 anni e 4 mesi sempre in continuazione).
Sulla scorta di quanto emergeva dalle indagini, la Procura chiese al gip l’arresto e il carcere per i 4 foggiani. Richieste parzialmente accolte dal giudice per le indagini preliminari che il 10 febbraio 2023 dispose il carcere per il capo-famiglia Giuseppe Caggiano (già arrestato altre tre volte per spaccio tra il 2006 e il 2018 con condanne a una dozzina di anni), cui viene attribuito “un ruolo apicale nel sistema di vendita della cocaina da lui strutturato, organizzato e attuato”; e gli arresti domiciliari per la moglie Rosanna D’Angelo, sospettata di “essersi prestata a coprire i turni di spaccio lasciati scoperti dai figli, d’aver preparato le dosi e gestito gli introiti dello spaccio”.