VIESTE - “Butta ‘sta scheda mo’”; “Ti voglio bene amore, oggi faccio controllare l’auto, tu che dici?”. Sono le intercettazioni col coniuge ricercato e altre persone come quando si fece portare “le canottiere di mio marito”, a accusare Anna Chiara Notarangelo, 22 anni di Vieste, arrestata 4 giorni fa dai carabinieri su ordinanza del Tribunale della libertà di Bari e posta ai domiciliari per aver favorito la latitanza di Gianluigi Troiano, braccio destro del boss Marco Raduano, con l’aggravante della mafiosità. Entrambi sono in fuga dalla Giustizia: Troiano dall’11 dicembre 2021 quando evase dai domiciliari a Campomarino dove scontava 9 anni e 2 mesi per traffico di droga; Raduano dal 24 febbraio scorso quando scappò dal carcere di Nuoro dove scontava 19 anni per lo stesso reato; entrambi sono imputati nel maxi-processo “Omnia nostra” a 45 persone: Raduano per mafia, 2 omicidi, 1 tentato omicidio con richiesta di condanna all’ergastolo; Troiano per 1 omicidio.
“Dalle intercettazioni si è compreso che la Notarangelo” scrive il Tdl che ha accolto l’appello della Dda e disposto l’arresto della donna, mentre il gip Bari rigettò la richiesta “conosce molto bene le dinamiche della compagine criminale” (il clan Raduano coinvolto nella guerra di mafia viestana con 10 morti, 1 lupara bianca e 6 agguati falliti tra il 2015 e il 2022) “di cui il marito fa parte; dalle intercettazioni traspare anche l’astio nutrito per le forze dell’ordine, come nel colloquio con una conoscente del 23 dicembre 2021: «Non ti dico che mi stanno facendo passare questi bastardi ho battezzato il bambino sono venuti più di 50 cacciatori si presentati sembrava gomorra: me ne combinando tutti i colori».
“Sin da subito” continua l’accusa “la Notarangelo si spese per favorire in qualsiasi modo la latitanza del marito con cui è sempre rimasta in contatto; lui le diede disposizioni per approntare un telefonino da far ricaricare; lei si propose di far controllare l’auto per farla bonificare da eventuali microspie o gps. Le intercettazioni tra Troiano, la moglie e Antonello Scirpoli” (viestano arrestato il 15 dicembre sempre per favoreggiamento aggravato dalla mafiosità, attualmente sotto processo a Foggia) “consentirono ai carabinieri di localizzare il latitante a Foggia a bordo di un’auto, ma Troiano riuscì a scappare”.
La Dda ha notificato alla Notarangelo l’avviso di conclusione delle indagini che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio; l’avv. Salvatore Vescera dovrebbe optare per il processo abbreviato e chiederà l’assoluzione per mancanza di prove e perchè un familiare non può essere condannato per favoreggiamento quando “commette il delitto perché costretto dalla necessità di salvare sé o i prossimi congiunti da un nocumento grave che attenti alla libertà o all’onore”, motivo per cui il gip di Bari rigettò inizialmente la richiesta d’arresto della donna. Però la Notarangelo, replica la Dda e Tdl e Cassazione hanno condiviso la tesi disponendone l’arresto, “non si è trovata in una situazione contingente e imprevedibile, ma ha pianificato l’aiuto alla latitanza del marito: ha deliberatamente deciso di concorrere con i coindagati con cui era in contatto nel favoreggiamento di Troiano”.