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Foggia, funerali all’alba di ieri per Salvatore Prencipe: il boss ucciso al Cep

 
Redazione Foggia

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Foggia, funerali all’alba di ieri per Salvatore Prencipe: il boss ucciso al Cep

Dopo l’ordine del questore, la cerimonia solo per i familiari più stretti

Sabato 27 Maggio 2023, 13:34

FOGGIA - Funerali pubblici vietati per Salvatore Prencipe, l’ex capo clan assassinato a 59 anni la sera del 20 maggio davanti casa in viale Kennedy al Cep e sepolto all’alba di ieri al cimitero dopo una breve cerimonia funebre alla presenza dei familiari più stretti. Il questore Ferdinando Rossi ha adottato la stessa decisione assunta altre due volte negli ultimi mesi: prima in occasione della morte di Federico Trisciuoglio (cugino di Prencipe e con lui al vertice dell’omonimo clan, deceduto a 69 anni il 5 ottobre scorso dopo lunga malattia); quindi per Agostino Corvino, fruttivendolo condannato per mafia, nipote del capo-clan Raffaele Tolonese, assassinato la sera del 3 novembre in viale Giotto dove festeggiava il suo 50° compleanno.

Dopo l’autopsia disposta dalla Dda che coordina le indagini della squadra mobile ed eseguita giovedì, ieri di prima mattina la salma è stata scortata dalla Polizia dall’obitorio degli ospedali riuniti al cimitero per la cerimonia funebre cui hanno assistito i familiari più stretti di Prencipe, che viveva con l’anziana madre al rione Cep. Il divieto di funerali pubblici è stato adottato in base al testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. “Considerato che le modalità di commissione dell’atto omicidio inducono a ritenere che sia connesso a dinamiche macro-criminali” è la formula standard; “che durante i funerali potrebbero confluire soggetti gravati da pregiudizi penali e essere commesse azioni intimidatorie in luoghi pubblici; che comunque non può escludersi che la cerimonia pubblica potrebbe costituire preteso o occasione per ulteriori azioni violente o turbative dell’ordine pubblico; e vista la necessità di dover assicurare la sicurezza pubblica si fa divieto di svolgere il funerale in forma pubblica”.

Nessun dubbio tra gli investigatori sulla matrice mafiosa dell’omicidio compiuto da due killer (uno rimasto alla guida della “Fiat Grande Punto” poi abbandonata bruciata alle spalle del cimitero, l’altro a volto coperto che si è avvicinato a piedi e ha esploso due fucilate contro Prencipe appena sceso di casa e salito in auto) ma il movente non è ancora chiaro. La vittima negli anni Novanta e primi anni Duemila fu uno dei due boss del clan Trisciuoglio-Prencipe coinvolto nelle guerre di mafia del ‘98/99 e 2002/2003 con 26 morti e 6 agguati falliti; ma dal 2004 quando fu arrestato e condannato a 13 anni e 6 mesi per droga e estorsione nel processo Poseidon, e ancor più dal 31 ottobre 2015 quando fu scarcerato a fine pena, non era più stato coinvolto nelle numerose inchieste contro la “Società” susseguitesi in questi 19 anni; né il suo nome era mai comparso nelle centinaia di colloqui intercettati e/o nelle rivelazioni di pentiti; tantomeno figurava nell’elenco degli affiliati destinatari di stipendi mensili.

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