Ministro Adolfo Urso, nel 2021 lei organizzò con Fratelli d’Italia, allora forza di opposizione, un forum sul futuro dell’Iveco, auspicando un cambio di marcia nelle politiche industriali. L’inaugurazione di oggi a Foggia in quale visione del governo Meloni si inquadra?
«Lei ricorda bene. Fui il primo a intervenire quando si affacciò l’ipotesi di vendita del gruppo Iveco che ritengo sia un orgoglio del patrimonio tecnologico e industriale italiano a cui non possiamo rinunciare. Su un settore così strategico in passato si è perso troppo tempo: il nostro Paese è passato dal produrre oltre 5.700 autobus nell’ultimo decennio del secolo scorso a 2.600 autobus nei primi anni duemila, fino a meno di 500 autobus nell’ultimo quinquennio. Solo nel 2022, a fronte di oltre 3 mila autobus nuovi immatricolati, la produzione italiana si è fermata a 271 unità. L’investimento di Iveco è un segnale importante per tutto il settore: torniamo a produrre in Italia e lo facciamo coniugando alto contenuto tecnologico e sostenibilità ambientale. Serve più ambizione».
È possibile blindare i gioielli industriali italiani, come fa in Europa la Francia, dalle brame dei fondi apolidi o cinesi?
«Sì, ed è quello che stiamo facendo ripristinando il ruolo dello Stato stratega, come già avvenuto su numerosi dossier industriali, in alcuni casi colmando ritardi decisionali di mesi e talvolta di anni. È tornata la presenza dello Stato come attore che indica e regola la rotta nei settori strategici come la siderurgia, nel rispetto degli investitori stranieri e delle regole del mercato, ma con l'obiettivo di garantire l'interesse nazionale, unico nostro faro. Tutti i procedimenti di golden power, in questi cinque mesi, lo dimostrano. Abbiamo posto significative prescrizioni per garantire l’interesse nazionale, la produttività, l’occupazione, il rilancio produttivo, la salvaguardia ambientale. Non per vietare quindi, ma per indirizzare. Peraltro, consapevoli di quali siano le esigenze del sistema industriale, abbiamo anche determinato, con una norma nel decreto Isab/Priolo, che nel caso in cui lo Stato frapponga un divieto nella acquisizione di un gruppo per motivi di sicurezza nazionale, fornisca poi alla azienda una corsia preferenziale per ottenere le necessarie risorse finanziarie con gli strumenti di Cassa Depositi e Prestiti e Invitalia».
La Puglia, anche grazie agli insediamenti di Leonardo e alle connessioni con gli atenei regionali, è uno dei distretti più avanzati dell’aerospazio con ampie nuove declinazioni delle nuove tecnologie, dalla modalità urbana (con i droni) alla sicurezza. Come si rafforza questo settore?
«Le industrie aerospaziali italiane sono un'eccellenza del nostro Paese che sono determinato a rafforzare e valorizzare nell’ambito della delega alle politiche spaziali e aerospaziali che il presidente Meloni ha voluto conferirmi. Il mio primo atto in questa veste è stato la partecipazione alla Ministeriale Esa, l’appuntamento triennale dove gli Stati membri dell’Esa decidono le sottoscrizioni per il periodo successivo. In questo contesto è stato disposto un finanziamento specifico di oltre 3 miliardi di euro che ha posizionato l’Italia, soprattutto per la parte opzionale, alla pari di Francia e Germania. Gli investimenti saranno finalizzati a consolidare e sviluppare le nostre industrie sui tre settori strategici dell’osservazione della Terra, dei lanciatori e dell’esplorazione, oltre che sui programmi emergenti in tema di navigazione lunare e di connettività sicura. Altro obiettivo per il medio periodo sarà quello di definire i nuovi indirizzi di Governo in materia, promuovendo la prima legge nazionale sullo Spazio che ci siamo impegnati a varare entro un anno. Peraltro, procede bene la nostra marcia per il pieno utilizzo dei fondi Pnrr sullo spazio, come dimostrano i contratti sottoscritti recentemente sulla costellazione Iride a beneficio anche di tante medie e piccole imprese».
Vertenza Ilva. Franco Bernabé, presidente di Acciaierie d’Italia chiede soluzioni strutturali, mentre i sindaci reclamano un piano industriale e le industrie dell’indotto sono in grave difficoltà per i ritardi nei pagamenti. Sono in programma nuovi tavoli? Quali i riscontri agli appelli delle parti sociali?
«Abbiamo fornito le nostre indicazioni su quello che riteniamo necessario per il rilancio industriale e il risanamento ambientale di quello che dovrà diventare il più grande polo siderurgico green d’Europa. Abbiamo in poche settimane varato un decreto-legge che riafferma il ruolo dello Stato, indirizza nuove e significative risorse, consentendo un confronto costruttivo con gli azionisti. Ci aspettiamo che l’azienda segua il percorso che il Parlamento ha indicato, manifestando lo stesso livello di ambizione e di impegno che le Istituzioni hanno messo in campo, peraltro in piena sintonia con quanto auspicano i sindacati e le forze produttive della città. Sono settimane decisive».
Ritorna in Puglia, terra a cui è stato legato dall’amicizia con due politici dallo sguardo avanguardistico come Mimmo Mennitti e Giuseppe Tatarella. Quanto del vissuto comune con i due visionari ha portato con sé nella sua nuova esperienza ministeriale?
«Chi mi conosce sa che mi identifico pienamente nella loro azione politica, per i tempi assolutamente avveniristica. Hanno delineato loro per primi quella destra di governo, pragmatica e allo stesso tempo capace di visione, che ora altri hanno la fortuna di realizzare».