FOGGIA - Un filo comune lega gli interrogatori dei 30 indagati dell’inchiesta “New life” sui presunti maltrattamenti ai danni di 25 pazienti (19 le donne) con ritardi mentali ricoverati nell’ex istituto ortofrenico presso la struttura sociosanitaria-riabilitativa “Don Uva” di via Lucera: nessuna volontà di far del male ai degenti e/o di umiliarli, ma comportamenti censurabili conseguenza dello stress psico-fisico di chi in carenza di personale doveva badare a persone con gravi problemi, trovandosi magari uno o due operatori per turno a occuparsi di una trentina di degenti.
Anche ieri sono proseguiti in Tribunale davanti al gip Maialuisa Bencivenga firmataria delle ordinanze cautelari eseguite il 24 gennaio dai carabinieri (7 in carcere, 8 ai domiciliari, 15 divieti di avvicinare le parti offese e/o di dimora nella struttura) gli interrogatori dei 30 indagati. Si tratta di 8 infermieri, 19 operatori socio sanitari, 2 educatori, 1 addetto alle pulizie; sono accusati a vario titolo di 19 episodi di maltrattamento aggravati, contestati a 28 indagati; 13 sequestri di persona per aver chiuso i pazienti nelle stanze e/o nella mensa (19 indiziati); 2 violenze sessuali con palpeggiamenti in un caso e nell’altro per aver indotto due pazienti a compiere atti sessuali (2 indagati); e favoreggiamento (2 indagati) per essersi attivati per individuare e scoprire le microspie e le 13 telecamere nascoste dai carabinieri per filmare quanto avveniva al terzo piano del plesso B destinato alle pazienti.
“Il mio assistito” (Savino Giampietro, 60 anni, oss posto ai domiciliari) “ha offerto la più ampia collaborazione rispondendo a tutte le domande di pm e gip” commenta in una nota il difensore, l’avv. Christian Padalino: “in particolare ha chiarito le condizioni di forte disagio vissuti quotidianamente tanto dai pazienti quanto dal personale addetto al reparto ortofrenico, a causa di una costante sottovalutazione delle gravissime urgenze di intervento in ambito di sicurezza del lavoro e revisione dei pian terapeutici di persone affette da malattie psichiatrica croniche, bisogne di una più che problematica assistenza”.
Una volta conclusi gli interrogatori di garanzia, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Foggia deciderà sulla raffica di istanze difensive di revoca delle misure cautelari per mancanza e/o attenuazione delle esigenze cautelari: secondo i legali le prove sono ormai acquisite per cui non c’è rischio di inquinarle, né c’è il pericolo di reiterazione del reato, essendo stati gli indagati sospesi dal lavoro dalla dirigenza della struttura.