FOGGIA - Quando Giovanni Russo trattò con gli estorsori per la restituzione dell’auto rubata alla impresa edile non lo fece nell’interesse della vittima come da lui sostenuto, ma agì per un tornaconto personale: conservare l’attività di vigilanza nel cantiere. Per questo motivo il giudice per le indagini preliminari Marialuisa Bencivenga ha lasciato agli arresti domiciliari Giovanni Russo, 47 anni, foggiano che gestisce l’istituto di vigilanza Security, arrestato dai carabinieri il 30 dicembre per concorso in ricettazione di una “Panda” ed estorsione di 700 euro per la restituzione dell’utilitaria. Rigettata dal gip anche la richiesta di rimessione in libertà di Antonio Lanza di 46 anni: confermata pure per lui la gravità degli indizi. Nel blitz di fine 2022 furono arrestati e posti ai domiciliari su ordinanze del gip anche Pompeo Piserchia, 40 anni; e Giuseppe Bruno, 30 anni.
Bruno è stato ora virtualmente scarcerato dal Tribunale della libertà di Bari: accolto il ricorso degli avvocati Claudio Caira e Paolo Ferragonio che parlano di insussistenza di gravi indizi e di esigenze cautelari; le motivazioni del provvedimento non si conoscono ancora. Si tratta di una scarcerazione virtuale in quanto Bruno resta detenuto nel carcere di Lecce per altre due vicende processuali: una condanna a 3 anni e 4 mesi in primo e secondo grado per possesso di materiale esplodente e di piante di canapa da cui ricavare marijuana (accuse per le quali fu arrestato il 2 novembre 2020, pende il ricorso difensivo in Cassazione per ottenere uno sconto di pena); ed è in attesa di giudizio dopo l’arresto in flagranza del 23 settembre 2022 per possesso di una pistola e evasione dai domiciliari.
Nei prossimi giorni il Tribunale della libertà esaminerà anche i ricorsi di Russo, Piserchia e Lanza; gli avvocati Carlo Alberto Mari, Tommaso Frisani e Paolo Ferragonio chiedono l’annullamento delle ordinanze cautelari del gip per insussistenza di gravi indizi.
L’auto nella disponibilità di un geometra dipendente dell’impresa edile fu rubata il 2 aprile 2022 e ritrovata 48 ore dopo, previo pagamento di 700 euro a fronte di una richiesta iniziale di 1500 euro: i soldi furono pagati dal titolare della ditta e materialmente consegnati dal geometra a Russo. Secondo l’accusa basata su intercettazioni, in seguito al furto della “Panda” il geometra della ditta chiese aiuto a Russo visto che la società di vigilanza di quest’ultimo si occupava della sicurezza nel cantiere: Russo coinvolse Lanza, Bruno e Piserchia; trattò con i ricattatori; ottenne uno sconto sul pizzo; e fece ritrovare l’auto. I 4 indagati si dicono innocenti.
Russo nell’interrogatorio dal gip respinse le accuse e cagionò i coindagati: disse d’essere stato contattato dal geometra della ditta per aiutarlo a ritrovare l’auto, e d’essersi attivato nell’esclusivo interesse della vittima senza intascare un euro e facendo risparmiare sul pizzo da pagare. Visto che l’intermediario in una trattativa estorsiva va assolto quando agisce unicamente nell’interesse della vittima, l’avvocato Mari al termine dell’interrogatorio di garanzia aveva chiesto al gip la revoca dei domiciliari. «Le esigenze cautelari dopo l’interrogatorio non si sono attenuate - scrive il giudice nel provvedimento di rigetto dell’istanza difensiva - le risultanze investigative allo stato mostrerebbero un ruolo attivo di Russo nella contrattazione; e comunque un suo interesse personale che era quantomeno quello di conservare l’attività di vigilanza (nel cantiere) a voler ritenere che nessun introito di natura patrimoniale gli sia pervenuto», ossia una parte della tangente.