FOGGIA - Detenuti utilizzati come «contenitori» per il trasporto e lo spaccio di droga in carcere. Accade a Foggia dove il sistema degli ovuli contenenti stupefacenti ed ingeriti da un detenuto, proprio come accade con i «commessi della droga», è venuto fuori nell’istituto penitenziario. E' quanto rende noto alla stampa il Sindacato Polizia Penitenziaria che, attraverso il segretario generale Aldo Di Giacomo stigmatizza un «sistema con il predominio di clan e famiglie che controllano lo spaccio di droga fuori dal carcere» e che si «basa su detenuti più deboli che sono vittime dei capo clan e si prestano ad ogni tipo di comando e vessazione. Un sistema che – dice ancora il segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria – rappresenta l’ennesimo caso del comando delle carceri ad opera della criminalità organizzata in tutti i traffici che oltre agli stupefacenti riguardano i telefonini con i quali impartire ordine fuori e persino le armi». Lo stesso Di Giacomo, stamane, davanti alla casa circondariale di Foggia, ha fatto il punto della situazione in conferenza stampa.

Il segretario generale del sindacato Aldo Di Giacomo
La denuncia del Sindacato di Polizia penitenziaria: «Vessazioni e costrizioni sui reclusi deboli»
Martedì 22 Marzo 2022, 17:29
23 Marzo 2022, 11:42