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Pronto soccorso di Lucera, la vertenza sbarca in consiglio regionale

 
Antonio Gambatesa

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Antonio Gambatesa

Lucera, 11 positivi al Covid nel reparto di Medicina del Lastaria

Domani in aula la discussione sul futuro del presidio ospedaliero «Lastaria»

Lunedì 08 Marzo 2021, 08:30

FOGGIA - Approda in consiglio regionale la questione dell’ospedale “Lastaria”e, più in particolare, la chiusura del pronto soccorso che si protrae ormai dal 2 novembre dell’anno scorso, in quanto rivelatosi «porta di accesso per l’improvviso stazionamento di utenti Covid-positivi». Nell’ordine del giorno della seduta di martedi 9 marzo, nel segmento assembleare delle interrogazioni urgenti, è stata iscritta anche l’interrogazione presentata dal vice presidente del consiglio regionale e componente del gruppo Fratelli d’Italia, Giannicola De Leonardis. L’interrogante chiede sostanzialmente al presidente della giunta regionale, Michele Emiliano, e all’assessore alle politiche della salute, Pierluigi Lopalco, le cause dei ritardi e delle criticità che impediscono la riapertura del pronto soccorso ospedaliero. Avverso il provvedimento di chiusura è stato presentato anche un ricorso al Tar Puglia, a firma del consigliere comunale Franco Angelo Ventrella, respinto su tutta la linea. Il provvedimento della Direzione strategica del Policlinico “Ospedali Riuniti” di Foggia, sotto la cui egida è stato trasferito l’ospedale “Lastaria” (correva il 20 dicembre 2019), venne definito di natura “temporanea“, in quanto scaturente dalla fase di estrema criticità assunta dall’emergenza sanitaria da Covid-19. In verità, sono trascorsi ben cinque mesi ma nessuna programmazione concreta in merito alla sua riapertura è stata annunciata, ne si intravede. L’ospedale di Lucera rientra, unico del genere in Puglia, tra le strutture sanitarie che insistono a presidio di zona classificata come particolarmente disagiata. Il decreto Balduzzi che ha disciplinato organizzativamente tali specifici presidi sanitari prevede, necessariamente, un’attività di pronto soccorso integrata nella rete ospedaliera di area disagiata, appunto. Qualche novità di rilievo nel frattempo c’è stata. Sono stati resi funzionali, ormai, 10 posti letto di oncologia, mentre il 4 dicembre dell’anno scorso sono stati riattivati gli ambulatori specialistici di gastroenterologia, geriatria e disturbi cognitivi, medicina interna, endocrinologia, diabetologia e reumlatologia. Ma, soprattutto, dallo scorso mese di gennaio funzionano 12 posti letto di chirurgia “no Covid“, con la possibilità di ricoveri in day service, day surgery e one day surgery. Se si discuterà l’interrogazione in consiglio regionale, sicuramente martedi prossimo qualcosa del futuro del nosocomio lucerino se ne saprà di più.

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