FOGGIA - Il Coronavirus non guarda in faccia nessuno, tantomeno i lavoratori extracomunitari ammassati nei ghetti della provincia di Foggia, luoghi in cui paventare rischi di assembramento sembra persino superfluo. Situazione dunque anche lì potenzialmente esplosiva, proprio come quella descritta su queste colonne qualche giorno fa nelle residenze sanitarie per anziani. Situazione comunque al momento sotto controllo, a parte i ripetuti incendi tra le baracche di borgo Mezzanone, l’ultimo una settimana fa, dovuti sopratutto all’imperizia. E comunque il Covid-19 ha scompaginato molti teoremi sull’accoglienza dei migranti con una rapidità che si riesce già oggi a toccare con mano. Tanto per cominciare di «sgombero imminente» delle baracche sulla pista di borgo Mezzanone non ne sentiremo più parlare almeno fino a quando l’emergenza sanitaria sarà conclusa. Emergenza sanitaria che ha ridotto i flussi di lavoratori dall’estero, soprattutto dall’Est europeo con conseguenze sul lavoro bracciantile nelle aziende tutte ancora da quantificare ma che si preannunciano importanti. Così chi è già in loco inevitabilmente se ne avvantaggerà, gli extracomunitari “residenti” nei ghetti di Mezzanone, Torretta Antonacci e in altri luoghi più cittadini (ex Daunia latte a Foggia o l’Arena a San Severo) stanno diventando preziosi proprio perchè se ne conteranno sempre di meno nei prossimi mesi quando le aziende agricole dovranno assumerli per i lavori in campagna.
Un problema finito all’attenzione delle autorità locali e della fitta rete di associazioni di volontariato, alcune delle quali già all’opera per salvaguardare i lavoratori presenti sul territorio. La Regione d’intesa con l’organizzazione umanitaria Intersos e con Cuamm (medici per l’Africa) sta provvedendo in queste settimane a migliorare, per quanto possibile, la vivibilità dei lavoratori africani nelle baracche sull’ex pista di Mezzanone, assicurando attraverso l’Aqp la fornitura di acqua potabile oltre che dei viveri necessari al sostentamento degli oltre mille residenti attualmente presenti nella “bidonville” che si estende su sedici ettari fra Foggia e Manfredonia (attive in tal senso anche le associazioni del Terzo settore e la Caritas). Ancora su borgo Mezzanone la Prefettura ha rafforzato la vigilanza con una stazione mobile dei Carabinieri già da alcuni giorni ferma nella borgata per gran parte della giornata.
Si ridefinisce anche il nucleo abitativo allestito a Torretta Antonacci, nell’area dell’ex ghetto di Rignano: anche qui è intervenuta la Protezione civile, prima montando le tende (spazzate via dal vento il 5 febbraio scorso). I migranti sono ora ospitati in 86 moduli abitativi dotati di bagno che possono ospitare quattro persone ciascuno; previsto l’arrivo di altri 30 moduli nelle prossime settimane.
«Contiamo molto sulla collaborazione dei sindaci - afferma alla Gazzetta il prefetto di Foggia Raffaele Grassi - disponiamo già di 5-6 progetti presentati dai Comuni in cui ipotizzare un piano di accoglienza di nuclei di lavoratori extracomunitari in tutta la provincia. La Regione ci è sempre molto vicina, proprio in questi giorni sono state completate le operazioni per il trasferimento dei migranti da Casa Sankara all’azienda Fortore dove è presente il centro di accoglienza inaugurato l’estate scorsa con 100 moduli abitativi e che può ospitare fino a quattrocento persone. A Torretta Antonacci - aggiunge Grassi - sono inoltre previsti nuovi insediamenti, molto attiva la collaborazione con il Comune di San Severo. Per contrastare l’emergenza sanitaria abbiamo inoltre previsto interventi di sanificazione delle aree dove risiedono i migranti e anche forme di contenimento, per quanto possibile, per ridurre al minimo i rischi di contagio».
Il virus ha però indubbiamente rimandato un problema gigantesco come il proliferare dei ghetti: ricordiamo il piano di bonifica e di valorizzazione dell’area ex pista finanziato dal Cis del governo con 3,5 milioni di euro proprio qualche giorno prima che scoppiasse l’emergenza Coronavirus. Ora quel piano è fermo, con tutti i problemi ad esso connessi: uno di questi è legato all’occupazione di diciotto moduli dell’ormai ex Cara, sempre a Mezzanone, area dichiarata inagibile e posta sotto sequestro dalla Procura di Foggia. Era previsto lo smantellamento e la rimozione delle strutture pericolanti, prima che il virus fermasse tutto. Ma i migranti continuano a vivere in quei luoghi.