C’è chi dice che sarà questo il vero grande ospedale della Capitanata, di certo da ieri del «Deu» sappiamo qualcosa di più dopo che gli sono stati tolti i veli. Il Dipartimento di emergenza-urgenza si erge maestoso sul lato destro della cittadella, a due passi dalla tangenziale e soprattutto dalla futura Orbitale di cui oggi è possibile scorgere il percorso già tracciato. È costato alle casse pubbliche 65 milioni, all’interno gli spazi sono luminosi, si intuisce una razionalità negli ambienti quasi a suggerire al visitatore il senso di praticità e di alto profilo nelle cure che dovranno essere praticate all’interno. Tra non molto questi spazi cominceranno a pulsare di vita, nel Deu entreranno infatti il Pronto Soccorso, la Rianimazione, la Cardiologia – Utic, i reparti chirurgici specialistici orientati all’urgenza (la Chirurgia Vascolare, la Cardiochirurgia, la Chirurgia Plastica, la Chirurgia Toracica, la Neurochirurgia), le Diagnostiche Radiologiche, in tutto nove reparti e in più le sale ibride e tecnologie di ultimissima generazione. Ovvero tutti quei dipartimenti e strutture semplici e complesse che dovranno traslocare nei prossimi mesi, con una tempistica evidentemente ancora da raccordare, tutti oggi alloggiati nel minaccioso e malsano Monoblocco, da cinquant’anni spada di Damocle sui vecchi Ospedali riuniti, da ieri “Policlinico Riuniti” anche su carta intestata (ricordiamo la perizia commissionata a Sylos Labini, anno 2003, che ne ordinava l’abbattimento).
«Tutto questo accadrà dal 20 luglio», ha indicato le tappe ieri il direttore generale Vitangelo Dattoli, lo stratega di una rivoluzione che il presidente della Regione, Michele Emiliano, non ha esitato a sintetizzare così: «Abbiamo fatto più noi in quattro anni che non tutti gli altri in trenta». Una stroncatura forse non proprio gradita agli ex direttori generali tutti invitati in prima fila da Dattoli (Franco Orfino, Nicola Cardinale, Tommaso Moretti in rigorosa successione; Pedota non c’era «trattenuto da altri impegni»).
Ma ieri ai Riuniti si è celebrata una giornata di festa e di bilanci con le elezioni regionali alle porte, un risultato che evidentemente il governatore punta adesso a incassare a costo di ingaggiare l’ennesimo siparietto (ieri piuttosto simpatico, va detto: ne riferiamo a pagina III) con il sindaco Franco Landella. «Con questo atto si concludono i nostri “quattro passi con Emiliano”, la rassegna che ha dato il via ogni sei mesi agli aggiornamenti sullo stato dell’arte dei lavori», ha detto Dattoli nella sua lunga a articolata presentazione degli interventi. Va detto che adesso comincia la fase più difficile, far attivare i nuovi reparti e insieme far conciliare tutti gli interventi sulla viabilità per permettere al policlinico di essere raggiungibile dai cittadini.
«Sono orgoglioso di quanto finora siamo riusciti a fare in due anni - ha aggiunto il direttore generale - Urbanistica, Opere pubbliche, Dotazione organica e Organizzazione, Rapporto con l’università questi erano i quattro item che avevano individuato all’inizio di questa attività nel gennaio 2018».
La facoltà di Medicina avrà un ruolo sempre più pregnante nel percorso della nuova cittadella sanitaria, il preside Gianluigi Vendemiale non fa mistero della «scarsa applicazione a livello apicale» che c’era prima e forse anche adesso fra ospedale e università», contrapposta ai «benefici che invece gli studenti e i giovani medici stanno ricavando proprio grazie a questo connubio». «Siamo la sesta facoltà di Medicina d’Italia dopo Pavia e Padova - sottolinea il preside - il nostro è un corso di grande qualità che non potrà che giovarsi di queste nuove e più specializzate strutture». A breve Foggia ospiterà anche nuovi corsi specialistici per giovani medici, grazie ai finanziamenti erogati dalla Regione: «Ci serviranno nuove aule - anticipa il rettore Pierpaolo Limone - usufruiremo dei finanziamenti della legge nazionale sull’edilizia sanitaria per costruirle. La nostra università ha già una dimensione internazionale, le strutture all’avanguardia ci servono per migliorare e crescere ancora».

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