FOGGIA - Il Cis che porta in Capitanata 280 milioni e sviluppa investimenti per 534 milioni, si inserisce in un quadro di interventi straordinari. Tuttavia i pareri non sono unanimi e gli imprenditori in particolare sottolineano l’esigenza di metter mano alle grandi opere (la strada regionale 1, la diga di Piano dei limiti, il distretto turistico del Gargano), misure ritenute in grado di incidere davvero sull’economia locale. Qual è allora la metodologia adottata nella valutazione dei progetti, è possibile un “ripescaggio” delle grandi opere? Lo abbiamo chiesto all’amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri, l’agenzia per lo sviluppo del governo che ha selezionato i progetti.
L’esigenza del Cis qual è: dare risposte urgenti al territorio?
«Il Presidente del Consiglio Conte, alcuni mesi fa, ha raccolto il bisogno dei territori del Mezzogiorno a maggior ritardo di sviluppo e ha deciso di soddisfarli attraverso lo strumento del Contratto Istituzionale di Sviluppo, mettendo in campo una metodologia assolutamente innovativa e chiedendo a Invitalia di implementarla. Tutti sappiamo che nel Sud esistono aree che hanno un rapporto con lo sviluppo molto diverso alle quali è necessario dare risposte in un arco temporale il più ristretto possibile. È il caso della Capitanata, e non solo. Siamo quasi pronti per concludere lo stesso percorso in Molise, in Basilicata e nella provincia di Cagliari».
Perché la metodologia messa in campo da Invitalia è innovativa?
«Perché dopo decenni in cui si stabiliva prima la dotazione finanziaria e poi si cercavano i progetti per utilizzarla con risultati, in termini di ritardo di sviluppo, sotto gli occhi di tutti, abbiamo fatto esattamente il contrario: siamo andati sul territorio, ci siamo confrontati con gli attori e gli amministratori locali, abbiamo chiesto loro quale sviluppo volevano, abbiamo provocato il loro attivismo e gli abbiamo chiesto di farci delle proposte. Non libri dei sogni, ma proposte concrete che avessero tre requisiti: fossero sufficientemente strategiche, cantierabili nel breve periodo e del tutto addizionali rispetto a quelle finanziabili o finanziate con altri strumenti programmatici. Abbiamo chiesto a tutti i componenti di un tavolo istituzionale di valutarle e solo alla fine quando ci siamo convinti della qualità delle stesse il Presidente Conte ha chiesto ed ottenuto dal Cipe una dotazione finanziaria adeguata a partire. Il contrario di quello che si è fatto per decenni».
La Presidenza del consiglio parla di “primo gruppo di progetti”: ne seguiranno altri? E quali?
«I 43 progetti possono essere avviati. Poco meno di due mesi dopo la delibera di assegnazione delle risorse da parte del Cipe. Il volume complessivo dell’investimento rispetto alla dimensione del territorio è oggettivamente di grande impatto. Come è stato più volte detto, ora dobbiamo accelerarne la realizzazione e, credetemi, in un tempo così ristretto è davvero tanto. Nel frattempo cercheremo le risorse dovunque si possano trovare. Penso ad esempio alle dotazioni che giacciono da tempo nei vari ministeri o ai prossimi disimpegni dei Fondi di sviluppo e coesione non utilizzati dalle amministrazioni locali per selezionare ed attivare un secondo gruppo di interventi».
Non ci sono però le grandi opere epocali: la diga di Piano dei limiti, il distretto turistico del Gargano, l’agroalimentare.
«Se può concedermi una battuta: di epocale, nel Sud, c’è solo il ritardo dello sviluppo. Più o meno lo stesso da 60 anni. Il Cis contiene interventi che, nel loro complesso, possono contribuire a cambiare le traiettorie della crescita in Capitanata. Poi, ovviamente, non essendo le risorse infinite nè la capacità progettuale eterna, non tutto può essere fatto subito. Sono alcuni decenni, ad esempio, che viene proposta la realizzazione della Diga di Piano dei Limiti, ci sarà pure una ragione per la quale non è stata ancora finanziata. Io un’idea me la sono fatta: il costo dell’opera non è compatibile con i benefici che porterebbe al territorio».
Progetti importanti come quelli di Leonardo e Snam non sono però stati discussi con il territorio, può dirci che ricadute avranno?
«È davvero una bella notizia, all’inizio del tutto inaspettata, sapere che due grandi aziende che competono sui mercati globali abbiano deciso di fare un investimento in Capitanata. Produrranno innovazione, nuova occupazione di qualità ed effetti indotti che si moltiplicheranno sul territorio. Il Sud, in fondo, è un posto strano: reclama sviluppo e poi quando arriva discute sulla sua genesi. Escludo che ci sia un cittadino normale foggiano che non sia felice dall’apprendere che molte grandi imprese, tra cui queste, hanno deciso di investire vicino a casa sua».