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Amendola, boom di iscritti per diventare pilota di droni

 
Massimo Levantaci

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Massimo Levantaci

Amendola, boom di iscritti per diventare pilota di droni

L'Aeronautica teme utilizzi impropri e invoca maggiore cultura

Mercoledì 05 Giugno 2019, 10:24

Gli «Apr» o droni svolazzano un po’ ovunque: li vediamo alle feste di matrimonio, per le riprese televisive, si ipotizza adesso anche il recapito della posta dal momento che possono essere impiegati anche per il trasporto (a volte anche truffaldino). Svariati gli impieghi sulla sicurezza e per operazioni di protezione civile. Chiunque può mettersi alla guida, pardon alla consolle, di questi aggeggi rivoluzionari che hanno modificato il concetto di volo dei comuni mortali. «Gli Apr hanno cambiato il nostro quotidiano», ammette il colonnello Andrea Esposito, comandante del centro di eccellenza Aeromobili a pilotaggio remoto di Amendola che dal 2009 forma i nuovi piloti a terra. Se mai ci sia stato l’intento da parte dell’Aeronautica di governare questi processi, esercitando evidentemente un diritto di competenza, ha dovuto subito accantonarlo data la facilità con la quale si può acquistare un drone e utilizzarlo per gli scopi più vari. Anche i bambini possono farlo. L’Enac (l’ente nazionale aviazione civile) tiene alle sue prerogative e mantiene a debita distanza quelle della forza armata: riconosce i corsi dell’Am come «altamente formativi», dice Esposito, ma il confronto su compiti e funzioni è ancora in atto. L’Aeronautica vorrebbe disciplinare meglio la materia e non lasciarsi scappare un fenomeno planetario: «Il cielo è di tutti - dice il generale Goretti nell’intervista a fianco - ma serve maggior cultura per governare certi processi».


L’Aeronautica con il suo centro di eccellenza di Foggia ci sta provando. In dieci anni ha finora formato 520 «frequentatori» per un totale di 49 corsi. Quello concluso l’altro giorno ad Amendola ha diplomato dopo quattro settimane di lezioni teorico-pratiche 27 nuovi operatori Apr su droni mini e micro fino a venti chilogrammi. Gli operatori provengono dalle forze armate o da altri corpi dello Stato: in maggioranza Aeronautica militare (147), Esercito (140), Guardia di Finanza (51), Vigili del Fuoco (47). Hanno preso l’abilitazione a pilotare un drone pure due rappresentanti della Croce Rossa. Ai corsi dell’Am non sono ammessi privati cittadini. «Le richieste per l’organizzazione di nuovi corsi sono continue - rammenta il colonnello Esposito - attualmente il centro di eccellenza di Amendola ne svolge tre all’anno, trenta frequentatori per volta. Vorremmo arrivare almeno a cinquanta. Dal prossimo anno sarà possibile: l’Aeronautica amplierà il centro di eccellenza, dall’estate 2020 avremo a disposizione una nuova palazzina di 500 mq. con nuove aule».


L’intento del comando di Amendola è di portare a 160 il numero dei nuovi operatori annui sugli Apr, per quanto è vasto il campo di applicazione di questi velivoli sia in campo militare che civile. L’obiettivo di questi corsi è anche quello di sottrarre l’uso dei droni all’eccessivo “fai da te”, scorgiamo una certa distanza di vedute tra l’Aeronautica e ciò che dice il regolamento europeo che entrerà in vigore a breve e avrà in Italia un periodo transitorio di un anno. Il regolamento, infatti, non prevede limitazioni di sorta se non l’obbligo per chi aziona un drone di essere uscito da una scuola di pilotaggio. «A giugno 2019 - leggiamo sul sito dell’Enac - non ci saranno più differenze tra droni ricreativi e droni professionali. Chiunque abbia i requisiti potrà utilizzare un drone per fare ciò che gli pare rispettando il regolamento, sia divertirsi che svolgere lavoro aereo». Ma ci vorrebbe forse un po’ più di cautela. A proposito degli usi truffaldini richiamati all’inizio, ricordiamo come qualche mese fa proprio il centro di eccellenza di Amendola fu interpellato dai magistrati di Taranto per chiarire modalità d’uso e quant’altro sul drone utilizzato dalla criminalità locale per far recapitare droga in carcere: «Siamo riusciti a fornire ai magistrati un bel plico di informazioni - ha detto Esposito durante il briefing con i corsisti e le autorità militari intervenuti alla consegna degli attestati - abbiamo ricostruito in 3D il percorso del drone, credo che le informazioni fornite siano servite per individuare il responsabile».

GENERALE GORETTI: PIU' CULTURA SU QUESTI STRUMENTI - Generale Luca Goretti, sottocapo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, quanto è presente il rischio da uso improprio di questi oggetti volanti per i cittadini?
«Il rischio c’è, come in tutte le cose. Ma il nostro obiettivo è creare cultura: più avremo operatori formati che sappiano usare bene i droni e ne conoscano i pericoli, minori saranno i rischi per i cittadini».


Lei è stato uno dei precursori del pilotaggio remoto.
«Sì è vero: durante il mio comando ad Amendola nel 2004 fu avviata l’esperienza dei Predator che oggi sono una realtà negli scenari militari in Italia e all’estero. La visione dell’epoca era giusta oggi ne abbiamo la dimostrazione».


Qual è la funzione secondo lei più adatta di un Apr?
«Gli impieghi possono essere molteplici. Ma un drone ad esempio accelera i processi decisionali in operazioni di protezione civile. Per i vigili del Fuoco accentuano le capacità operative, sul piano della sicurezza è un campo tutto da esplorare».


Contro gli sciami di droni, pericolo paventato dal terrorismo islamico, come pensate che ci si possa difendere?
«Il centro di eccellenza è nato proprio per non farci trovare impreparati di fronte a simili minacce. Abbiamo sistemi elettromagnetici e ottici per questo genere di pericoli, si contrasta sul nascere l’attacco. Abbiamo anche un’unità di fucilieri per il contrasto immediato. I droni sono strumenti importantissimi per il futuro civile e democratico, ma possono diventare anche un’arma dalla quale dobbiamo sapere come difenderci».

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