Sabato 06 Settembre 2025 | 15:17

Foggia, docente egiziano pro Isis, via al processo in Assise

 
Bianca Chiriatti

Reporter:

Bianca Chiriatti

Foggia, docente egiziano pro Isis, via al processo in Assise

Avrebbe inneggiato al martirio e alla guerra santa davanti ai bambini

Sabato 04 Maggio 2019, 10:17

Al via nei prossimi giorni il processo in corte d’assise a Abdel Rahman Moy, 60 anni, egiziano-foggiano da decenni residente nel capoluogo dauno, maestro di religione nella scuola-moschea di via da Zara, presidente dell’associazione culturale «Al Dawa», in cella dal 27 marzo 2018 con l’accusa di terrorismo quale presunto partecipe dell’associazione di matrice islamica Isis; e di apologia di reato. Il difensore, l’avvocato Paolo D’Ambrosio, non ha scelto il giudizio abbreviato davanti al gup di Bari perché ha interesse al processo con rito ordinario per chiedere la trascrizione delle intercettazioni che sono uno degli elementi principali d’accusa; e ascoltare tutta una serie di testi a discarico - 20 tra conoscenti, parenti, studenti del maestro di religione - per sostenere che l’imputato è una persona moderata che vive in Italia da 40 anni, ben integrata, aperta a tutte le culture e religioni tanto da vivere con cattolici, e lontanissima da qualsiasi idea di adesione e propaganda pro Isis. La sua unica «colpa» - nell’ottica difensiva - è aver studiato l’Isis per capire cosa stesse succedendo nel mondo dell’Islam, nei Paesi dov’era in corso la guerra: ma da questo ad aver fatto propaganda all’Isis, senza peraltro fornire alcun contributo operativo alle attività terroristiche ce ne passa. La Dda di Bari, che ha coordinato le indagini e chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio dell’imputato, ribatte che il maestro di religione inneggiava alla jihad (guerra santa) anche nelle lezioni a bambini; e che diede aiuto e appoggio ad un terrorista ceceno pro-Isis, Eli Bombataliev condannato in primo grado a 5 anni per terrorismo, e pure citato dalla difesa di Moy come teste a discarico.


Moy fu arrestato a fine marzo 2018 dagli agenti delle Digos di Bari e Foggia e dalla Guardia di Finanza su ordinanza firmata dal gip di Bari e richiesta dalla locale Dda competente per i reati di terrorismo. Nel corso di oltre un anno di detenzione le istanze difensive di scarcerazione sono state rigettate prima dal Tribunale della libertà di Bari (23 aprile 2018) che esaminò il ricorso difensivo; quindi dal gip di Bari (9 luglio 2018); poi dalla Corte di Cassazione (9 ottobre 2018); e a marzo scorso dal gup che ha poi rinviato a giudizio l’imputato. La tesi difensiva è che Abdel Rahma Moy non è un terrorista; le lezioni tenute ai bambini nella scuola-moschea di via Da Zara erano sulla «Sura» (i capitoli del Corano), e non certo inviti alla violenza, alla jihad; non ha mai aiutato un ceceno pure condannato per terrorismo e che per mesi ha vissuto a sua volta a Foggia. E pur volendo ipotizzare in linea del tutto teorica che il maestro di religione possa aver aderito all’Isis (apologia di reato), perché si concretizzi il più grave reato di associazione finalizzata al terrorismo contestato dalla Dda - argomenta l’avv. D’Ambrosio - occorre la commissione di un atto violento, o un tentativo in tal senso; e in nessun atto dell’indagine si parla di incitazione alla violenza da parte dell’indagato.
Abdel Rahman Moy nell’interrogatorio davanti al gip all’indomani dell’arresto di fine marzo 2018, replicò alle accuse: disse di ripudiare il terrorismo; di non condividere il fondamentalismo islamico; spiegò d’aver visionato filmati e documenti pro Isis, e non soltanto quelli, essendosi documentato anche sui sermoni di Iman, per farsi un’idea da studioso su questioni così laceranti per il mondo islamico; negò d’aver incitato alla violenze bambini durante le lezioni di religione, sostenendo che furono equivocate le sue lezioni sulle sure con parole inneggianti alla guerra santa.
Tutt’altra ricostruzione fanno invece investigatori e Dda, secondo i quali il maestro di religione pressoché quotidianamente nei locali dell’associazione culturale di via Zara (posti sotto sequestro dopo l’arresto del marzo 2018) inneggiava e incitava anche bambini alla guerra santa contro i miscredenti, fossero essi ebrei, cristiani, sciiti o atei. Per l’accusa, poi, il maestro di religione aiutò il presunto combattente ceceno Eli Bombataliev che ha vissuto anche a Foggia, venendo fermato nel luglio 2017 per terrorismo con successiva condanna in primo grado il 23 aprile 2018 a 5 anni, sentenza del gup di Bari. La difesa ribatte che l’imputato non aiutò affatto il ceceno, anzi ne segnalò il ritorno a Foggia alla Questura: nei sei mesi durante i quali il ceceno fu intercettato, ci fu un’unica conversazione, innocua, con Moy: il ceceno chiedeva spiegazioni al maestro di religione su un proverbio e lui gliela diede.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)