FOGGIA - Un «chiarimento» sui posti di lavoro di autisti e manutentori che potrebbero andare perduti, i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil lo chiedono all’assessore regionale ai Trasporti, Gianni Giannini. Temono pesanti ripercussioni dalla riduzione prospettata per la Capitanata di 1,8 milioni di chilometri sul trasporto pubblico locale a partire dal 2020, 1,5 milioni solo sui collegamenti urbani quasi tutti allo stato poco sostenibili economicamente. Nessuna azienda di trasporto foggiana (ma lo stesso accade in tutte le altre province pugliesi) raggiunge infatti entrate pari al 35% del totale dei costi di gestione, il minimo stabilito dalla legge ricavabile dalla vendita di biglietti e abbonamenti sui bus.
A Foggia sulle linee urbane paga meno della metà dei cittadini che abitualmente li utilizzano, all’Ataf siamo nell’ordine del 19-20%. Sarà molto difficile in queste condizioni raggiungere il rapporto di equilibrio 65/35 (65% è il contributo statale) il 2020 è dietro l’angolo, tant’è vero che per cominciare a far quadrare i conti non resta che tagliare le linee del trasporto. La sola città di Foggia potrebbe perdere 500-600mila chilometri all’anno.
Si fanno strada perciò alcune ipotesi programmatiche. L’azienda, già gravata da costi non più sopportabili, potrebbe essere indotta a introdurre il pagamento del biglietto obbligatorio anche sulle tratte cosiddette “sociali”, ovvero quelle pagate interamente dalla collettività foggiana. Parliamo delle linee 24, 28 e 34 dirette rispettivamente a borgo Mezzanone, a Rignano scalo e in zona Villanova-Ghetto dove risiedono molti cittadini residenti nelle borgate rurali e dove insistono anche gli insediamenti abusivi dei migranti: l’ex pista di borgo Mezzanone e il Gran ghetto nei pressi di Rignano scalo. In particolare sulla prima linea, la 24 diretta a Mezzanone, con l’entrata in vigore del decreto Salvini non vengono più erogate somme del ministero dell’Interno per assicurare il collegamento fra il capoluogo e il Cara dei richiedenti asilo, avendo il governo deciso di chiudere questo insediamento. La corsa però è tuttora in esercizio, utilizzata dagli immigrati presenti sulla ex pista (adiacente al Cara e dunque facile supporre che la utilizzino anche i richiedenti asilo) e dalle famiglie foggiane che vivono nella borgata in condizioni già di grande disagio.
È in questo scenario che la razionalizzazione della Regione, ancorchè necessaria, rischia di abbattersi come un machete su servizi pubblici già molto fragili e che a causa dei minori trasferimenti pubblici non potranno più essere erogati.
La Regione ha stanziato 23 milioni per gli anni 2020-2021 proprio al fine di evitare i licenziamenti di personale in quelle aziende che, a fronte di una riduzione del chilometraggio, saranno costrette a licenziare. Secondo calcoli molto approssimativi sarebbero a rischio in provincia di Foggia 30 posti di lavoro. Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti a tal proposito manifestano «forte preoccupazione sulla sostenibilità della gestione delle reti urbane dei comuni di Foggia, San Severo, Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Vieste, Mattinata, San Giovanni Rotondo, Lucera, Cerignola» ed evidenziano in una nota inviata all’assessore Giannini, ai sindaci dei nove comuni e al presidente della Provincia di Foggia le <conseguenti ricadute sull’offerta di mobilità sostenibile per le popolazioni dei centri urbani coinvolti>. Le categorie di Cgil, Cisl e Uil definiscono <lodevole> l’iniziativa della Regione di destinare <ulteriori somme in favore dei gestori del trasporto pubblico locale per la piena salvaguardia dei livelli occupazionali (i 23 milioni: ndr)>. Tuttavia le segreterie <non transigono> sui livelli occupazionali e sui diritti acquisiti dei lavoratori con la contrattazione di secondo livello, per cui chiedono che «nel bando di gara siano inserite clausole sociali imprescindibili, in quanto elementi da tenere nella massima considerazione e non negoziabili». «La più ponderata razionalizzazione dei servizi automobilistici locali, extraurbani ed urbani - concludono i sindacati nella nota a sindaci e Regione - non potrà ottimamente realizzarsi se non a seguito della sottoscrizione dei nuovi contratti di servizio dell’intero settore ferroviario, in connessione con le previsioni del Decreto legge 50/2018 che privilegia, nella scelta del modo di trasporto la maggiore economicità per il pubblico erario».