Quattro persone accusate di partecipare alla gestione di diverse piantagioni di marijuana sono state arrestate nell’ambito di una indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia, sulla base di una ordinanza di custodia cautelare eseguita dalla Squadra Mobile. L'attività d’indagine fondata su intercettazioni telefoniche ed ambientali e sistemi di videoriprese si è sviluppata tra il 2016 e il 2017. Nel corso dell’inchiesta sono stati già eseguiti diversi arresti e sequestrate migliaia di piante di marijuana.
La marijuana era chiamata in codice dagli arrestati 'cassette di pomodori': del linguaggio criptico utilizzato dai quattro foggiani arrestati si parla nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Foggia ed eseguita da agenti della squadra mobile.
I quattro, tre ai domiciliari ed uno in carcere, sono accusati a vario titolo di coltivazione illecita di marijuana, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione di una pistola. L’inchiesta è l’atto conclusivo di una indagine che tra il 30 agosto e il 10 settembre 2016 portò al sequestro di complessivo di 30 chili di marijuana e all’individuazione di alcune piantagioni della stessa sostanza stupefacente. Nello specifico il 30 agosto vennero sequestrati 14 chili di marijuana, pari ad oltre 72 mila dosi. Mentre dieci giorni più tardi i chili sequestrati furono 16. Nell’occasione vennero scoperte anche due piantagioni in un terreno, annesso all’abitazione di uno degli indagati, alla periferia di Foggia.
Gli inquirenti durante delle indagini hanno accertato che gli arrestati si incontravano spesso sia un caseificio lungo la statale 16 sia in un autoparco in via Lucera. Giuseppe Bruno, il solo dei quattro indagati ad essere posto in carcere, è accusato di aver tentato di modificare una pistola utilizzata, a dir dello stesso, per un precedente episodio di sangue.