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La «strozzatura» e i ritardi nel Pnrr derivano dalla carenza di tecnici

 
Francesco Prota

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Francesco Prota

La «strozzatura» e i ritardi nel Pnrr derivano dalla carenza di tecnici

Nonostante l’accelerazione prevista per l’anno in corso, al termine del 2023, il livello della spesa cumulata dovrebbe rimanere inferiore di quasi 15 miliardi rispetto al quadro finanziario iniziale

Giovedì 30 Marzo 2023, 12:28

Comincia da oggi la collaborazione di Francesco Prota con la «Gazzetta». Prota è professore associato in Economia Politica presso il Dipartimento di Economia e Finanza dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. È Coordinatore del Corso di Laurea Magistrale in «Economia e Strategie per i Mercati Internazionali». È membro dello Steering and Management Board del Centro Universitario Nazionale di Economia Applicata (CiMET). I suoi interessi di ricerca riguardano la valutazione delle politiche pubbliche, l’economia dello sviluppo, l’economia regionale e l’integrazione economica internazionale. Su questi temi ha pubblicato numerosi articoli su importanti riviste internazionali. Ha lavorato come consulente per l’UNIDO (United Nations Industrial Development Organization), l’UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Development), il Joint Research Centre, European Commission e per numerose istituzioni nazionali.

La pubblicazione da parte della Corte dei conti della Relazione semestrale 2023 sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è l’occasione per analizzare i progressi fatti verso il conseguimento degli obiettivi (target e milestone) concordati a livello europeo, e, dunque, il rispetto della tempistica prevista, nonché per monitorare l’andamento dei flussi finanziari che il Piano movimenta. Il momento è quanto mai opportuno perché ci troviamo in una fase in cui le iniziative del PNRR hanno in larga parte preso avvio, quantomeno sotto il profilo amministrativo.

A che punto siamo, allora?

La Relazione della Corte evidenzia ritardi ed una serie di criticità. Innanzi tutto, come noto, il PNRR è stato oggetto di revisione nella programmazione delle risorse: rispetto alle previsioni iniziali, la nuova pianificazione prevede uno slittamento delle spese originariamente assegnate al triennio 2020-2022, per oltre 20 miliardi complessivi. Nonostante l’accelerazione prevista per l’anno in corso, al termine del 2023, il livello della spesa cumulata dovrebbe rimanere inferiore di quasi 15 miliardi rispetto al quadro finanziario iniziale. Il picco di spesa è previsto nel biennio 2024-2025, con valori annuali che supereranno i 45 miliardi.

Guardando alla spesa sostenuta, a fine 2022 ci si attesta ad un valore superiore a 23 miliardi, circa il 12 per cento delle dimensioni finanziarie complessive del Piano. Tale risultato, però, è dovuto sostanzialmente alla misura dei crediti d’imposta del piano Transizione 4.0 relativi ai beni strumentali innovativi e alle attività di formazione, nonché all’intervento di rafforzamento dell’Ecobonus-Sismabonus. Si tratta, quindi, di misure che operano in via automatica. Al netto di queste misure, il livello di attuazione finanziaria scende al 6 per cento, un valore decisamente basso.

Alla luce di questi dati è più che giustificata la preoccupazione sul pieno utilizzo delle risorse stanziate nel Piano: per riuscirci nei prossimi anni sarà necessario un notevole sforzo finanziario.

Purtroppo, come plasticamente dimostrato dal fatto che sono sostanzialmente le misure automatiche le uniche che garantiscono i livelli di spesa, scontiamo una generale inadeguatezza programmatoria a cui si sommano le croniche difficoltà dell’amministrazione pubblica di impiegare le risorse stanziate.

Che fare? Sicuramente una risposta semplice non c’è, ma è altrettanto sicuro che la strada intrapresa dal Governo con il decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, che riforma profondamente la governance del PNRR, non sembra quella giusta. Anche senza entrare nel merito delle modifiche alla governance prevista in precedenza (sicuramente non esente da vizi), non può sfuggire che una riorganizzazione così profonda richieda del tempo prima di iniziare a funzionare a pieno regime. Fra l’altro, l’ulteriore accentramento a Palazzo Chigi potrebbe rappresentare un pericoloso collo di bottiglia. È lecito, dunque, chiedersi se una scelta di questo tipo aiuterà o meno il Paese a rispettare le scadenze previste per l’attuazione del PNRR. Sarebbe stato probabilmente più proficuo rafforzare ulteriormente l’assistenza tecnica e potenziare il personale tecnico e amministrativo, in particolare delle amministrazioni comunali, che rappresentano la categoria principale di soggetti attuatori dei progetti relativi alle misure a ripartizione.

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