Mercoledì 15 Ottobre 2025 | 15:51

Lobuono contro Decaro: nelle urne pugliesi la sfida tra due secoli

Lobuono contro Decaro: nelle urne pugliesi la sfida tra due secoli

 
Bepi Martellotta

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Bepi Martellotta

Lobuono contro Decaro: nelle urne pugliesi la sfida tra due secoli

Alla fine si è convinto anche lui, Antonio Decaro: non era il caso di continuare a spingere sull’abominio costituzionale del consigliere «supplente», cioè il primo dei non eletti che subentra al posto del consigliere eletto nominato assessore di Giunta

Mercoledì 15 Ottobre 2025, 13:00

Alla fine si è convinto anche lui, Antonio Decaro: non era il caso di continuare a spingere sull’abominio costituzionale del consigliere «supplente», cioè il primo dei non eletti che subentra al posto del consigliere eletto nominato assessore di Giunta. Un’ipotesi circolata e perfino caldeggiata dallo stesso candidato governatore tra i suoi, finita in una bolla di sapone dopo il ventilatore di polemiche acceso dai giornali (compreso il nostro). Un saggio cambio di passo di Decaro sul quale sarebbe stato utile avere una risposta dallo sfidante del centrodestra, il candidato Gigi Lobuono. Fosse pure per par condicio, al netto del risultato che le urne pugliesi riveleranno il 25 novembre e che ormai vengono date per scontate da tutti.

Magari un pensiero maggiore su come debba funzionare la futura legislatura regionale dei 50 eletti, da cui dipenderanno le sorti di 4 milioni di pugliesi nei prossimi cinque anni, e una battuta di meno sulle «Ferrari» rivendicate da Emiliano a conclusione del suo decennio, sarebbe cosa buona e giusta da parte di Lobuono. Perché altrimenti - e qui veniamo alla campagna elettorale in corso - questa stagione pre-urne sembrerà ancor di più una sfida non tra i contendenti di due coalizioni che hanno progetti opposti sulla Puglia. Ma una sfida temporale tra due secoli diversi.

A un mese della discesa in campo di Decaro, a destra hanno lanciato per le strade elettorali l’imprenditore ereditario, Lobuono, «condannato» da più di 20 anni (era il lontano 2004 quando lo piazzarono a sfidare la valanga Emiliano al Comune di Bari) a fare la pedina di gioco in tutti i turni elettorali difficili. L’uomo del «vecchio» mondo, quello della Fiera dei fasti e della Bari tatarelliana, contro il «nuovo» mondo, quello di Decaro, il sindaco di tutti che veleggia sui social.

Lobuono è garanzia di dinastia (imprenditoriale), Decaro è garanzia di dinastia (politica). Due mondi, però, che viaggiano in tempi diversi: il primo in quello del XX secolo, fatto di incontri, strette di mano, borghesia imprenditoriale che crede ancora nella Bari da bere, la Milano del Sud (un Sud e una Milano che non esistono più, mentre Bari ha finito le bibite). Il secondo è sui social, XXI secolo: la sinistra che apre piste ciclabili, promette redditi ai poveri (che sono sempre di più), non caccia i migranti violenti ma li combatte con i tavolini dei bar e punta sugli investimenti rigorosamente «green». Il vecchio secolo, il «pragmatismo imprenditoriale» levantino, ricompare dopo vent’anni nelle piazze a stringere mani di 150 persone mentre l’altro, il nuovo secolo, miete 5 milioni di followers-elettori assicurando loro la «continuità» del governo pugliese.

Due secoli di linguaggi e due modi - entrambi rispettabili - di concepire il fare politica. Nel XXI secolo il tempo della politica (la discesa in campo alle urne) coincide con quello di lanciare un libro autobiografico tra le platee che, invece di comprarlo e leggerlo, preferiscono compulsare il cellulare per vedere l’ultimo video virale del loro eroe social. Nel XX secolo, quello di Lobuono, la discesa in campo funziona con il «giro dei tavoli» degli sposini alle feste di matrimonio (vai a salutare il Nuovo Psi, prenditi un caffè a braccetto col pezzo da 90 di turno mandato da Roma... etc). Due secoli che si guardano sul campo da tennis della Puglia, dove il redivivo Borg (Lobuono) deve combattere - con gli schemi di gioco degli anni ’80 - contro la macchina da guerra degli anni Duemila, Sinner-Decaro.

Entrambi si accusano vicendevolmente di rappresentare «il passato». E forse hanno ragione entrambi, visto che il centrodestra pugliese da vent’anni non riesce a coltivare un nuovo leader dopo Fitto e vive dei riflessi che gli arrivano da Roma; il centrosinistra ha tanti leader da spendere, ma di discontinuità e innovazione rispetto all’ultimo ventennio di governo non ne vuole sentire parlare. Tant’è.

Ecco l’icona del XXI secolo circondata da festanti armigeri del Pd, felici di essere stati «salvati» nelle sue liste con un posto al sole del prossimo consiglio regionale, tra sindaci, civici in auge ed emilianisti pentiti. Ed ecco l’icona del XX secolo, circondata da colonnelli del centrodestra felici di non essere stati candidati alla sfida impossibile, per restare sui comodi spalti di Wimbledon, dove sul campo contro Sinner ci gioca al posto loro l'utile civico trovato in extremis.

Da un lato del campo la racchetta di una volta, dall’altro l’algoritmo che manda le palle sempre a segno dall’altra parte. La partita sembra segnata, anche se tra i pugliesi c’è chi coltiva sempre la speranza che le urne siano imprevedibili. Il «vecchio secolo», che combatte con le baionette cantando l’inno del pragmatismo e accusa il re incontrastato di aver malgovernato per vent’anni, sarà travolto dal nuovo secolo, che dai pc di mezzo mondo esalta i suoi successi e spara raggi atomici sulle folle pugliesi con «e tu c sta’ fasc do»? Si vedrà.

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