Toh chi si rivede, i giovani che avevamo dimenticato. Sono loro l’unica vera novità di un mondo in frantumi, la cui regola sembra essere quella dell’insensibilità: vi state accorgendo che sono i soli finalmente a brillare? Loro a tentare una speranza, a insegnarci cose semplici che avevamo perso, come la consapevolezza di essere insieme una cosa sola, di poter tentare una sfida impossibile, di fare massa. Studenti, disoccupati, precari a oltre quarant’anni: l’universo è stato insensibile nei loro confronti, ma loro rispondono con la guerra all’insensibilità, all’affarismo, alla politica che si ricorda di loro a singhiozzo, appena conviene.
Leggere e interpretare il fenomeno che stiamo avendo davanti agli occhi in queste settimane è complesso ma utile. Non fermiamoci alle distruzioni dei soliti facinorosi o infiltrati nei cortei (e se non fossero infiltrati chiediamoci il perché di quella rabbia), ma guardiamo bene i volti di questi ragazzi che continuano ad affollare le piazze, a creare striscioni contro la carneficina che da due anni va avanti e che i potenti del mondo in queste ore stanno affrontando, con chissà quali accordi, con chissà quali merci e armi che diventano ancora una volta predominanti rispetto agli esseri umani. Bene, in queste ore di ansia per il destino della Flotilla, provate a guardarvi attorno: visi giovani appaiono «stranamente» nei talk, delegazioni young smuovono ministri, affidano messaggi di resistenza che per qualcuno saranno pure folli ma che probabilmente hanno spaccato il seme della violenza disumana con le sole armi di poche vele e di tanto coraggio.
Chi sono questi ragazzi che parlano benissimo ogni lingua a differenza di molti politici superstipendiati e che - basta ascoltarli - mostrano di non essere gli «scappati di casa» che qualcuno vuole farci credere. Cercano notorietà? E perché, c’è chi non la cerca tutto attorno? Spettinati, in maglietta, non hanno costosi staff della comunicazione, ma sanno perfettamente esprimere la loro idea, ripeterla in tutte le lingue, tra un’ondata di salsedine e una critica violenta, alla quale rispondono con pacatezza e decisione. Non tutti i giovani condividono la loro impresa, ma, attenzione, anche la critica va benissimo. È il ritorno del dibattito! Se provate in questi giorni a leggere cosa si scrive nelle varie chat di favorevoli e oppositori alla missione Flotilla, troverete l’incanto della discussione, del dividersi cercando una strada, quella pratica che il resto delle generazioni mette in soffitta, rendendo tutto politicizzato, tutto figlio dei soliti «dilettanti in vacanza». Beh, ci sono vacanze sicuramente più attraenti di un viaggio così pericoloso, ma i 500 della Flotilla vanno avanti. Anche spinti dalla solidarietà di chi manifesta o di chi discute su di loro.
E vanno avanti anche gli studenti che abbiamo visto nelle piazze d’Italia e che continueremo a vedere. Gli fa comodo saltare la scuola? Forse. Anche. Ma a chi pensava che dormissero hanno dimostrato che ci sono, stanno alzando la mano, stanno partecipando.
E anche quelli che non sono lì, dibattono, leggono, si dividono sul tema. Insomma, prendono posizione e finalmente il Paese per Vecchi, l’Italia dei Soliti ha un altro volto. Non può più ignorare che i giovani esistano. I loro problemi purtroppo restano, ma per una volta lottano contro di noi che ci siamo abituati a tutto. Lo fanno da tempo, da quando per esempio hanno cominciato a mettere in primo piano le battaglie climatiche, animaliste, ecologiste e a indignarsi per il pattume di universo che gli abbiamo riservato. Un pattume metaforico, che li rende preparati e disoccupati, in preda alle diseguaglianze, alla furbizia, all’inumanità.
Loro vanno contro lo scetticismo, contro il nostro guardare dentro l’abisso e farci guardare da un abisso in cui ci siamo praticamente arresi. Pensate, questa forza, che raggiunga o no qualsiasi obiettivo, è da sola una notizia, un guardare oltre, un sentirsi popolo che si tiene per mano. Altro che fragili come li abbiamo cresciuti noi, tra le chat delle mamme e l’ansia di diventare qualcuno, i ragazzi e le ragazze ci stanno dimostrando che c’è molto di più da fare. E a noi, che li consideravamo immersi negli smartphone a non far nulla, dicono che la Rete può essere la fine di tutto ma anche l’inizio di un mondo nuovo, in cui far correre idee e far paura a chi è molto più forte, più lontano, più potente. Comunque andrà a finire, il 2025 è finalmente l’anno dei più giovani: dai bambini affamati a Gaza agli ostaggi di Hamas, dai coraggiosi animi della protesta a quelli che li sostengono o persino li denigrano da casa. Perché i ragazzi si riprendono il pianeta incerottato che gli abbiamo riservato e - forse - dai loro occhi brillanti, rinasceremo tutti.