Un’ondata di «odio antisemita» sui social, «con una escalation di minacce», anche di morte, viene denunciata dalla imprenditrice israeliana Orit Sara Lev, 54enne residente a Lecce, in seguito - spiega il suo legale Carlo Gervasi - «alla errata interpretazione di un post in cui pubblicizzava in ebraico la possibilità di investire in Salento». «Traducendo letteralmente dall’ebraico in inglese la frase «Israeli Colony in Salento», spiega l’avvocato, «è stata male interpretata la parola colony, ovvero colonia, con un’accezione negativa legata al dominio coloniale inglese, ma in realtà si trattava di un invito a investire aprendo attività commerciali, alberghi e ristoranti in una terra accogliente».
Il post dell’imprenditrice alcuni giorni fa era stato pubblicato sulle pagine social e i blog dell’agenzia, con varie foto che la ritraevano a Lecce e in altre località del Salento. L'imprenditrice, che con la società immobiliare Coral 37 si occupa di intermediazione, ha deciso quindi di portare il caso in Tribunale a Lecce, segnalando anche una serie di articoli di stampa che avrebbero male interpretato il messaggio dando adito all’equivoco.
«Un’ondata di antisemitismo - afferma la donna nella denuncia - che ha generato un’escalation di minacce dirette alla mia sicurezza fisica. La padrona della casa dove abito ha persino manifestato dubbi nel continuare ad affittarmi l’appartamento, temendo di essere percepita come sostenitrice del mio presunto progetto coloniale. E sono stati minacciati anche i miei collaboratori che dopo pressioni hanno interrotto ogni rapporto, persino clienti e potenziali acquirenti con i quali ero in trattative, sono spariti da un giorno all’altro spaventati dai commenti diffamatori e ostili letti on line. Oggi a causa di quello che sta accadendo la mia attività professionale è sospesa, con gravi ripercussioni economiche».
L'INTERVISTA: «Sono solo affari immobiliari, non una colony di natura politica» (di Danilo Lupo)
Orit Lev Marom, la prima domanda è semplice: come sta?
«Sto bene e continuo la mia attività professionale come di consueto. Ho ricevuto sostegno e solidarietà da molte persone nel Salento e nella comunità internazionale. Questo mi dà forza per proseguire con un approccio positivo e costruttivo».
Lei è una cittadina israeliana? Come è arrivata nel Salento?
«Sì, sono cittadina israeliana. Sono arrivata nel Salento due anni fa dopo una visita che si è trasformata in un legame profondo con il territorio e con le persone. Ho trovato una combinazione unica di cultura, comunità e opportunità economiche responsabili nei settori immobiliare, turistico e agricolo. Per questo ho deciso di stabilirmi qui e costruire un’attività a lungo termine».
Ha però fatto molto discutere un progetto dell’azienda di cui è amministratrice, Coral 37. Cito testualmente dal suo sito: “Uno dei suoi progetti più ambiziosi è la Colonia Israeliana nel Salento, una visione per una comunità agricola e turistica autosufficiente in cui le famiglie israeliane possano stabilirsi, coltivare il proprio cibo e sviluppare strutture educative e sanitarie condivise“. Di che cosa si tratta?
«Il termine “colonia” è stato una formulazione imprecisa nata da un vecchio errore di traduzione ed è stato estrapolato dal contesto. Non esiste alcun progetto di insediamento chiuso né linguaggi di esclusione o sovranità. L’intento reale riguarda iniziative immobiliari e turistiche sostenibili, aperte e integrate nella comunità, nel pieno rispetto delle leggi italiane e della pianificazione locale. L’accento è sul recupero di beni storici, sullo sviluppo di un turismo di qualità e sulla creazione di posti di lavoro in collaborazione con fornitori e professionisti locali»...
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