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Equilibrio, esperienza e affidabilità: Fitto apprezzato in Europa

 
Bruno Vespa

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Equilibrio, esperienza e affidabilità: Fitto apprezzato in Europa

Von der Leyen voleva Fitto perché con cui ha un eccellente rapporto personale e politico. E se Meloni se ne priva nel governo con una scelta «dolorosa ma necessaria» è perché è sicura che l’Italia giocherà nella serie A della Commissione

Sabato 31 Agosto 2024, 13:43

Soltanto la settimana prossima, quando Ursula von der Leyen, comunicherà i nomi dei commissari e le deleghe rispettive, sapremo se Giorgia Meloni avrà vinto la sua battaglia europea. Fino a qualche giorno fa molti la davano perdente: da presidente del Consiglio si è astenuta sul nome del presidente della Commissione e da leader di FdI ha detto ai suoi di votare contro Ursula von der Leyen a Strasburgo. Ma la politica è assai più complessa di come sembra. Formalmente la Meloni nel primo voto ha voluto mantenersi equidistante tra Tajani (favorevole) e Salvini (contrario) e nel secondo ha mantenuto una sua coerenza perché aveva sempre detto che non avrebbe votato insieme a socialisti e verdi. In realtà il dialogo tra “Giorgia” e “Ursula” non si mai interrotto e se soltanto ieri, nell’ultimo giorno utile, il governo italiano ha indicato il nome secco di Raffaele Fitto come commissario è perché soltanto da poco la Meloni ha raggiunto la convinzione che l’Italia avrebbe avuto un ruolo pari al suo peso. Fitto – 55 anni di cui 35 in politica – è apprezzato a Bruxelles più di quanto gli italiani non immaginino: per il suo equilibrio, la sua esperienza e la sua affidabilità. Von der Leyen voleva Fitto perché con cui ha un eccellente rapporto personale e politico. E se Meloni se ne priva nel governo con una scelta «dolorosa ma necessaria» è perché è sicura che l’Italia giocherà nella serie A della Commissione. Altrimenti avrebbe fatto un altro nome. «Io voglio vedere l’Italia tra i paesi che guidano l’Unione», ha detto l’altro ieri Manfred Weber dopo un’ora e mezza di colloquio con la Meloni. Weber è il leader del Partito popolare europeo e il fatto che si esprima così nei confronti di una nazione a guida conservatrice («Ma rispettata, pro-europea e credibile») significa che i giochi a Bruxelles e a Strasburgo (dove il parlamento è guidato da Roberta Metsola, grande amica dell’Italia) sono molto più complessi e variabili di quanto non si immagini. Scommettiamo che su molti temi chiave i Popolari voteranno con i Conservatori e non con i Verdi? Se il gioco delle vice presidenze non penalizzerà l’Italia (noi non lo crediamo), se due deleghe chiave per l’Italia come la Coesione e il Pnrr andranno a Fitto, l’Italia uscirà dalla trattativa a testa più che alta.

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