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Lotta alla crisi climatica, l’Italia ora acceleri anche a beneficio del Sud

 
Stefano Ciafani

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Stefano Ciafani

Lotta alla crisi climatica, l’Italia ora acceleri anche a beneficio del Sud

La lotta alla crisi climatica, il protagonismo dell’Europa e il ruolo dell’Italia sono stati un filo conduttore che ha caratterizzato gli ultimi dieci giorni dello scenario internazionale

Mercoledì 19 Giugno 2024, 13:35

La lotta alla crisi climatica, il protagonismo dell’Europa e il ruolo dell’Italia sono stati un filo conduttore che ha caratterizzato gli ultimi dieci giorni dello scenario internazionale.

Con le elezioni europee del 6-9 giugno si è finalmente messa la parola fine ad una lunga campagna elettorale, caratterizzata da una narrazione, per noi incomprensibile, sulle presunte malefatte del Green Deal europeo, varato cinque anni fa dalla Commissione europea presieduta da Ursula Von der Leyen. Il voto popolare ha rinnovato un Parlamento europeo senza troppi scossoni (che invece ci sono stati in Francia e Germania) e la maggioranza che ha sempre governato in Europa (popolari, socialisti e democratici, liberali) ha ancora i numeri per farlo.

L’allargamento della maggioranza verso i verdi o verso alcuni partiti nazionali a destra del partito popolare (a partire da Fratelli d’Italia), al centro dei colloqui delle prossime settimane, condizionerà il percorso futuro del piano di decarbonizzazione europeo. Nel primo caso tornerà a viaggiare più spedito, mentre nel secondo continuerà con andatura più lenta, come avvenuto nell’ultimo anno.

Durante i lavori del G7, appena conclusosi in Puglia, si è parlato anche di emergenza climatica, come emerge anche nella Dichiarazione finale. C’è un inevitabile richiamo all’ambizione da preservare per rispettare gli impegni presi alla COP28 di Dubai, anche se non sufficienti a fare restare la temperatura media globale sotto a 1,5 °C rispetto all’era preindustriale, come chiedono gli scienziati dell’Ipcc. La narrazione che è emersa nella conferenza stampa finale della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, però, è stata sulla falsariga delle parole d’ordine dei partiti più moderati e di quelli sovranisti durante la campagna elettorale. La premier ha parlato di risultati da raggiungere «senza però adottare posizioni ideologiche o preconcetti», che «la sfida per l’Italia rimane sempre quella della neutralità tecnologica» (e non quella climatica ndr), e che serve un approccio pragmatico «tenendo sempre presenti quelle che sono le esigenze del nostro sistema produttivo e dei nostri cittadini».

Crediamo che sia necessario essere conseguenti con gli allarmi che si lanciano negli atti istituzionali ufficiali. L’agricoltura italiana, a partire da quella del meridione, tanto per fare un esempio, sarà messa in ginocchio dall’avanzare della emergenza clima. Stando, infatti, a quanto previsto dal Piano Nazionale di Adattamento Climatico, varato a fine 2023 dal Governo Meloni, in Italia si stima una riduzione della produzione agricola annua di 12,5 miliardi di euro nel 2050 in uno scenario climatico con emissioni climalteranti dimezzate al 2050 e pari a zero al 2080.

Anche il turismo in Italia subirà drammatiche conseguenti per il troppo caldo nei mesi estivi, soprattutto nel Centro Sud e nelle Isole. Secondo lo stesso Piano approvato 6 mesi fa dall’esecutivo Meloni, in uno scenario di aumento della temperatura di 2 °C, si stima una riduzione del 15% degli arrivi internazionali, del 21,6% in uno scenario di incremento di 4 °C. L’impatto netto sulla domanda dei turisti nazionali risulta una contrazione del 6,6% e dell’8,9% con perdite dirette per il settore stimate in 17 e 52 miliardi di euro rispettivamente nei due scenari climatici. E allora serve o no al nostro Paese spingere per velocizzare la lotta alla crisi climatica? Si preannuncia, poi, a livello europeo, su spinta del nostro Paese, una discussione per rendere meno vincolante il regolamento che vieta al 2035 la produzione e la commercializzazione dei veicoli con motore endotermico, quando invece dovremmo accompagnare il settore dell’automotive italiano verso la rivoluzione dell’elettrico, per farlo arrivare sul mercato globale prima degli altri paesi stranieri.

L’Italia vuole rendere meno rigida anche la direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici, che è l’unico strumento concreto per smettere di pagare le salatissime bollette di gas ed elettricità, ancora oggi superiori all’era pre Covid-19, a causa delle speculazioni dei produttori del gas.

Ora che è finita la campagna elettorale, speriamo che si torni a parlare di quello che serve davvero ai cittadini europei e a quelli del nostro Paese. Vale anche per quelli delle regioni meridionali italiane, che possono sfruttare la transizione ecologica per aprire quei cantieri nelle filiere dell’energia, dell’economia circolare, della mobilità, della rigenerazione urbana, dell’agroecologia, che potrebbero, una volta per tutte, permettere alle figlie e ai figli del Sud di poter scegliere se restare a vivere nelle proprie regioni. Un scelta che ad oggi non è minimamente contemplata.

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