Sabato 06 Settembre 2025 | 18:55

Così la quadriglia lucana ingarbuglia la regione a denominazione doppia

 
Biagio Marzo

Reporter:

Biagio Marzo

Così la quadriglia lucana ingarbuglia la regione a denominazione doppia

Basilicata è l’unica regione con doppia denominazione. E l’unica Regione in cui il cosiddetta “campo largo“ è un campo di battaglia.

Mercoledì 20 Marzo 2024, 15:39

15:41

Quadriglia lucana. Il presidente del centrodestra, Vito Bardi, è il candidato anche di Matteo Renzi e di Carlo Calenda, cui Conte ha messo il veto di entrare nel campo largo. Per Bardi una manna dal cielo. Giuseppe Conte e Elly Schlein hanno candidato Piero Marrese, candidatura inaspettata: un fulmine al ciel sereno. Angelo Chiorazzo, il primo candidato del Pd cui Conte ha messo il veto, continua la sua battaglia contro tutti, per ora. Le pressioni su di lui ,per non candidarsi, sono numerose da parte del partito della Schlein.

Basilicata è il nome ufficiale, prima si chiamava Lucania. L’unica regione con doppia denominazione. L’unica Regione in cui il cosiddetta “campo largo“ è un campo di battaglia. Le elezioni regionali hanno portato alla ribalta la Basilicata, sebbene, al momento, sarebbe meglio che ritornasse a Lucania, romanamente, “Più luce”. Consigliamo al ceto politico del campo, non sappiamo se largo oppure giusto, di sicuro di guerra tra “bande politiche”, di leggere o rileggere “ Cristo si è fermato a Eboli” del caro Maestro, Carlo Levi. Di Rocco Scotellaro, giovanissimo sindaco socialista di Tricarico, invece, consigliamo “L’Uva Puttanella”. E non può non mancare una ripassata di ciò che ha scritto l’amico Giovannino Russo di formazione potentina, benché fosse nato a Salerno. “Alle cinque della sera/ sulla piazza di Matera/ da una millecento lusso/ scende Giovanni Russo,/ redattore viaggiante/ del Corriere della Sera/ Che successo! Che carriera!” Famosa filastrocca scritta su di lui, dall’indimenticabile e poliedrico, Ennio Flaiano. Perché il mio consiglio? Perché occorre un bagno di umiltà, di serietà e competenza politica e con ciò si eviterebbe uno spettacolo indecoroso di una Regione abitata da un popolo meraviglioso. Il cui bisogno è il buongoverno del fare e non che i suoi “panni sporchi “politici siano il commento ironico dei mezzi di informazione. Parafrasando Lenin: il moralismo politico è la malattia infantile del campo largo o giusto, come ci pare e piace.

Il pensatore, storico, politico e meridionalista lucano, Giustino Fortunato disse : “Siamo quelli che la razza, il clima, il luogo, la storia, hanno voluto che fossimo”. La Basilicata o Lucania, come dir si voglia, ha avuto dal Dopoguerra, per la precisione dal 1946 al 1992 e anche oltre sino alla sua morte avvenuta nel 2013, un uomo solo al comando, Emilio Colombo. La Basilicata: la bianca, per dirla con Giampaolo Panza “ la balena bianca” . In Basilicata lo era, la Dc dominava tutto dalla alla z. “Non si muove foglia che Colombo non voglia”. Il controllo della Regione era assoluto e attorno a lui nacque una buona classe di amministratori e altrettanto di politici. Crollata la Prima repubblica, la stragrande maggioranza Dc confluì nel Partito democratico, passando attraverso la Margherita. Uno dei nomi più noti è Giampaolo D’Andrea, mentre un altro nome importante è Angelo Sansa che ha seguito un percorso politico alternativo.

La sinistra, a dire il vero, contava per quello che poteva. Seguendo la divisione socio - politica di Carlo Levi: i “luigini” contavano molto di più dei “contadini”. Comunisti e socialisti avevano pressoché lo stesso peso politico. Grazie al senatore socialista, Domenico Pittella, il Psi, eletto nel collegio di Lagonegro, mise radici che si ramificarono abbastanza nel potentino. Quando il senatore si ritiro’ a vita privata scesero nell’agone politico i Pittella boy’s: prima Gianni e poi Marcello. Dal PSI ai Ds al Pd e, infine, Marcello in Azione e Gianni sindaco di Lauria dice di non appartenere ad alcun partito. Di là dalla fuoruscita dal PSI, hanno avuto in ogni elezione il voto dell’elettorato socialista. Salvatore Speranza padre, del cotanto figlio Roberto, era un noto dirigente socialista del PSI di Potenza. Roberto Speranza, - come disse Giancarlo Pajetta di Enrico Berlinguer: si iscrisse direttamente alla Direzione PCI - non ha avuto un radicamento e un proprio elettorato in Basilicata. Tant’è che nelle politiche scorse è stato eletto nel collegio plurinominale di Napoli come capolista per il Partito Democratico, lasciando il posto al napoletano, Enzo Amendola, eletto nel collegio plurinominale della Basilicata.

Il notabilato politico di cui è composto il Partito democratico vede esponenti ex Dc - Margherita: Salvatore Margiotta, Vito De Filippo ed ex comunisti come Piero Lacorazza e Filippo Bubbico, Giovanni Leggeri, segretario del Pd, che ha preso il posto dello sfiduciato Raffaele La Regina, la cui sconfitta alle politiche passate fu un massacro per i candidati Dem. Il taglio dei parlamentari voluto dai 5s e avvallato dall’alleato Dem, con segretario Zingaretti, ha creato delle fibrillazioni dentro il Pd. Coperta corta con l’unico eletto paracadutata da Napoli, in un contesto in cui ognuno la tira dalla propria parte. Speranza, con Bubbico, ex Articolo 1, ha puntato dal primo momento su Angelo Chiorazzo, candidato a presidente, con un suo movimento “Basilicata casa comune”, cui si sono aggregate altre liste civiche. Capo della Cooperativa Auxilium gestisce e sviluppa alcuni servizi sanitari, assistenziali, sociali ed educativi. Una forza della natura in tutti i sensi, le cui relazioni personali e professionali si muovono a 360 gradi: a destra, a sinistra e al centro. E ha rapporti anche con la Regione Basilicata. Il personaggio che non rientra nelle caratteristiche moraliste dei puri del M5s, quindi di Conte, e‘ stato bocciato e rimpiazzato come candidato governatore da uno che nella sua vita ha visto la politica da un cannocchiale. Da sempre impegnato nella sua attività di primario del reparto oculistica dell’ospedale di Potenza ,Domenico Lacerenza, ha pensato di curare i malati, anziché, interessarsi di politica.

Come al solito, è una invenzione di Conte e la Schlein a rimorchio ha accettato Lacerenza senza fiatare e, subito dopo, si è trovata in difficoltà dato che nemmeno i suoi Dem l’hanno voluto. Conte e Schlein ne hanno fatte di cotte e di crude.

Vista malaparate Lacerenza, con un campo largo in subbuglio, nel giro di ore si è dimesso. Rispunta di nuovo l’indomabile Chiorazzo che non molla manco a morire, per adesso. Mentre la coppia prestigiatrice Conte e Schlein ha fatto uscire dal cilindro, Piero Marrese, sindaco di Montalbano Jonico nonché presidente della provincia di Matera. Formatosi nella scuola del Partito democratico, in cui ha sempre militato. Appoggiato oltre da Pd e M5s, anche da Più Europa e Avs.

Vito Bardi dorme tra quattro guanciali. In definitiva, il campo largo l’ha avuto in regalo. E le stelle stanno a guardare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)