Gramscianamente Elly Schlein ha cambiato spalla al suo fucile. Sta di fatto che in pochi mesi ha cambiato pelle alla cultura politica del Partito democratico. Si è mossa fortificando il muro contro muro nei confronti della presidente Meloni e seguendo a ruota il trasformismo populista di Giuseppe Conte. Che sta impersonando la cultura del no e fa di tutto per svincolarsi dall’abbraccio mortale della Schlein, impedendo alla leader del Pd quel «campo largo» in cui dovrebbero giocare la partita il Pd e M5s.
Di fatto, il partito schleiniano non ha una strategia politica e, nello stesso tempo, ha sfigurato la propria identità. Lascia mano libera alla scelta dei candidati a sindaco al notabilato locale che, in alcuni casi - leggasi Firenze - preferisce evitare il voto dei gazebo. Incredibile, poi, l’astensione del Pd sulla risoluzione dei 5s che chiedevano di non inviare armi all’Ucraina. Sposando la posizione pilatesca del «non aderire e non sabotare» mette il popolo ucraino alla mercé di Putin, nel momento in cui la Russia sta lanciando una feroce offensiva contro Kiev. In verità, ha rispolverato la posizione non nuova, anzi, antica della sinistra novecentesca nei confronti della guerra. Il che ha creato dissenso all’interno dei gruppi parlamentari della Camera e del Senato. Il volta faccia sull’Ucraina è una novità assoluta, visto che il Pd ai tempi di Draghi e l’anno scorso, con l’esecutivo Meloni, votò a favore degli aiuti a Zelensky. Di questo passo, c’è da aspettarsi una politica voltagabbana anche sulla guerra di Israele contro Hamas.
Le sorprese con la Schlein non finiscono mai come quel prestigiatore che fa uscire il bianco coniglio dal cilindro. Ad onor del vero, agli amministratori Dem si ascrive la battaglia contro l’abuso d’ufficio e il presidente dell’Anci nonché sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha traghettato tutti i sindaci di destra, centro e di sinistra sul terreno del comune sentire. Siccome non era nel programma del suo partito, la presidente Meloni avrebbe potuto essere contraria, invece, il governo ha recepito la depenalizzazione dell’abuso d’ufficio e l’ha fatta votare dalla sua maggioranza. Resta il fatto che i sindaci Dem sono stati smentiti dal voto contrario del loro stesso gruppo parlamentare. Smentito è stato altresì il commissario europeo agli affari europei e monetari, Paolo Gentiloni, cui va il merito di avere migliorato, diciamo a favore dell’Italia, il Patto di stabilità cui la Meloni, tutto sommato, non ha dato un giudizio negativo. Gentiloni non sta nelle corde della Schlein, perché lo vede come suo successore in piazza Santi Apostoli.
La questione siderurgica, al momento, è dominante e la sua crisi incide, negativamente, sul sistema Italia. Taranto è l’epicentro di questo dramma economico e sociale, d’altronde, tutti ne parlano, ma Elly Schlein è in tutt’altre faccende affaccendata. Non ha proferito verbo. Acciaierie conta più di 20 mila lavoratori sparsi in tutto il Paese, i cui posti di lavoro potrebbero essere tagliati. Oltre a dire no a tutto e su tutto, adesso cavalca l’antifascismo del quale vale quello che disse in proposito Leonardo Sciascia: «Il bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dar del fascista a chi fascista non è».