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Soffia un vento nuovo ma ora Schlein avvii un processo costituente

 
Enzo Lavarra

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Enzo Lavarra

Soffia un vento nuovo ma ora Schlein avvii un processo costituente

Nella ipotesi di riorganizzazione unitaria della sinistra italiana e nella coerenza costituzionale della Repubblica, messa in discussione dalla autonomia differenziata e dal presidenzialismo neo autoritario della destra

Lunedì 06 Marzo 2023, 13:38

La vittoria della Schlein può rappresentare uno spartiacque. Nella ipotesi di riorganizzazione unitaria della sinistra italiana e nella coerenza costituzionale della Repubblica, messa in discussione dalla autonomia differenziata e dal presidenzialismo neo autoritario della destra.

Pigrizia e conformismo di commentatori da talk show adombrano sulla sua figura il peso delle vecchie correnti. Gli analisti più rigorosi leggono invece nel livello della partecipazione il segno di una nuova soggettività. Con dei centri propulsivi nelle donne, nei giovani. E in fasce disincantate di antica militanza. Il peso del centrismo e della manutenzione dell’esistente interpretato dal buon governatore ha ceduto sotto l’onda d’urto del cambiamento. Che ha trovato nella Schlein interprete più radicale per le nuove sfide del tempo, oltre le compatibilità del vecchio paradigma di sviluppo. L’agenda climatica viene legata al ruolo dello Stato. Che deve selezionare il proprio sostegno per una conversione ecologica che non penalizzi le fasce deboli e promuova occupazione e utili d’impresa nelle aziende della sostenibilità. Sia pure come opzione di principio e qualche citazione concreta, nella Schlein si ravvedono connessioni nuove fra sfera sociale (salario minimo, superamento della giungla dei contratti a termine, del falso lavoro autonomo dei riders) e promozione dei diritti della persona e delle diverse etnie (parità di genere, diritto alla privacy nell’era digitale, accoglienza e integrazione dei migranti e nuovo welfare per tutti).

Anche per chi è fuori dal Pd e contrario per ragioni di principio al metodo delle primarie aperte per funzioni di partito, come per tutti gli altri soggetti autonomi della galassia progressista si tratta di uno scenario nuovo. Da qui una domanda che attraversa il mondo progressista: il processo si chiude con la ricerca di un pur responsabile equilibrio interno fra i competitor o riprende la promessa di un processo costituente e più conseguenti mutamenti anche nel nome? La seconda strada può essere il ponte dinamico su cui far camminare idee forza per allargare la base di un soggetto di sinistra secondo un modello di sviluppo ecocompatibile. E solo partendo dal confronto sul disegno di società può essere costruita una alleanza di progresso.

Agitare lo spauracchio della destra è perdente se non promuove uguaglianza per persone e categorie di un blocco sociale composito; del lavoro povero, del disoccupato, del ceto medio impoverito. Qui è il banco di prova che attende una alleanza della sinistra. Riguarda il patto fiscale che deve finanziare i beni universali e che deve tradurre la progressività in modo coraggioso; senza paura di parole chiare per la tassazione di chi si arricchisce in modo sproporzionato e di chi evade. E determinante sarà specialmente il nesso Nazione-Europa. L’agenda europea delle compatibilità di bilancio deve essere messa in discussione (il richiamo al socialismo europeo non è di per se il riferimento esclusivo; Podemos in Spagna, Verdi in Germania e Scandinavia, Melenchon in Francia che parla di diritto al tempo di vita e riduzione dell’orario di lavoro).

Già nella revisione del Patto di stabilità devono essere allentati i vincoli sul debito a favore di investimenti nelle tecnologie, nel digitale, nella sicurezza e nella difesa comune, nell’armonizzazione fiscale. Il differenziale di standard legislativi in materia di fisco e salari è causato dalle regole distorte del Mercato unico e queste vanno cambiate. Altrimenti è il richiamo sovranista della destra che prevarrà , ancorché illusorio.

Parole di verità si attendono sulla guerra. È questione cruciale. L’Ucraina è Paese aggredito, il suo popolo martoriato, le sue città distrutte. Ad opera del disegno neoimperiale di un despota. Tuttavia l’escalation militare è distruttiva. La sinistra italiana ed europea non possono vivere l’Alleanza atlantica come appartenenza muta. Dalle primarie viene un vento nuovo. Sta alla Schlein, e a chi ha perso, dimostrare che non è come le altre volte. E che si cambia con la storia che viviamo.

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