L’ipocrisia e perfino un certo cinismo soprattutto nelle reazioni del Ministro dell’Interno Piantedosi alla tragedia consumatasi davanti alla costa crotonese contrastano con l’umanità e la commozione sincera testimoniata in questi giorni dai soccorritori e dalle decine di semplici cittadini accorsi per salvare, alleviare le sofferenze dei superstiti e rendere omaggio alle vittime naufragate sul versante ionico della costa calabrese.
Allo stesso tempo i leader delle tre principali istituzioni europee -Ursula van der Leyen, Roberta Metsola e Charles Michel - quasi consapevoli dei limiti UE in materia di politiche migratorie esprimendo il rispettivo cordoglio, ciascuno con un tweet dalle diverse sfumature istituzionali, reclamavano bontà loro un’azione urgente ...da parte dell’Unione. Il prossimo Consiglio UE di fine marzo sarà una buona occasione per verificare l’ambizione delle proposte della Commissione in materia e la reale volontà politica degli Stati membri in proposito. Ma sappiamo già che né lo sterile rimpallo istituzionale di responsabilità, né gli slogan sovranisti che continuano a paventare il controllo delle partenze di chi fugge da guerre, dittature, persecuzioni e miserie come principale rimedio all’arrivo incontrollato di migranti, permetteranno di far progressi sul fronte di una migliore gestione delle migrazioni ed evitare il ripetersi di simili tragedie sulle varie sponde del Mediterraneo.
Il messaggio forte del Presidente Sergio Mattarella, ricordato nella toccante vignetta di Pillinini su queste colonne, sembra suggerirci che in politica, quella al servizio della comunità, nulla è ineluttabile. Soprattutto se in ballo è la salvezza di vita umane e l’opportunità di offrire un futuro migliore a chi fugge dalla disperazione. Mattarella ribadisce quanto sia indispensabile per l’Unione Europea «assumere finalmente in concreto la responsabilità di governare il fenomeno migratorio».
Peccato che negli ultimi anni, soprattutto a causa degli stessi Stati membri, una tale responsabilità non solo stenti a materializzarsi ma prenda forme e orientamenti di dubbia efficacia sia sul piano della governance dei flussi che del rispetto del diritto e dei valori sui quali l’UE é stata fondata e avrebbe tutte le ragioni di esistere. Esempio di solidarietà e inclusione piuttosto che fortezza protetta da mura e filo spinato.
Anche in materia di migrazione bisogna accettare il fatto che non ci sono soluzioni semplici, ricette univoche ed unilaterali. Inoltre, senza una visione di medio-lungo periodo inquadrata in un progetto di comunità il più possibile spiegato, approfondito senza pregiudizi e condiviso, qualsiasi intervento finirebbe per essere parziale, frammentato e scollegato dal contesto socio-economico di riferimento.
Per meglio definire e gestire la complessa questione delle politiche migratorie occorre tener conto della diversità e dell’interdipendenza dei livelli di intervento (internazionale, nazionale e locale), e della necessaria convergenza o quanto meno complementarietà di obiettivi di indirizzo che troppo spesso risultano d’ordine di pubblica sicurezza e di controllo delle frontiere nazionali ed europee piuttosto che d’ordine umanitario, sociale ed economico. Più che un semplice cambio di passo delle politiche migratorie, ammesso che finalmente si arrivi a definirne una in linea con il dettato costituzionale ed i trattati UE, sarebbe opportuno riflettere su un cambio sostanziale di paradigma per tali politiche. Accettando una volta per tutte con le parole del Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres che «ogni persona alla ricerca di una vita migliore merita sicurezza e dignità. Occorrono strade legali e sicure per migranti e rifugiati».
Lo si è fatto e si continua a farlo giustamente, grazie al quadro giuridico-istituzionale concordato a livello UE, per gli oltre quattro milioni di profughi Ucraini scampati all’aggressione russa. Lo ha fatto la Germania sotto la leadership di Angela Merkel nel 2015-16 al culmine della guerra in Siria accogliendo e salvando oltre 1.2 milioni di rifugiati siriani. Per non parlare del soccorso prestato al quotidiano a chi sbarca sulle nostre coste meridionali in Italia e delle associazioni che operano per la migliore integrazione di migranti e famiglie.
Le numerose ed encomiabili iniziative di solidarietà individuale e comunitaria che attraversano tutte le regioni d’Europa, devono essere accompagnate da un approccio organico a livello UE sia sul piano della riforma degli strumenti giuridici esistenti che su quello delle relazioni internazionali e di cooperazione con i principali paesi d’origine. Un tale approccio deve andare ben oltre i frammentari piani d’azione presentati fino ad ora. Sulla gestione della questione migratoria, troppo a lungo minimizzata o ignorata, l’UE si gioca parte della sua credibilità e del futuro assetto delle istituzioni che usciranno dalle prossime elezioni europee nel 2024.