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Il caso Soumahoro, ascesa e caduta della sinistra «televisiva» che rischia di trascurare i diseredati

Il caso Soumahoro, ascesa e caduta della sinistra «televisiva» che rischia di trascurare i diseredati

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Il caso Soumahoro, ascesa e caduta della sinistra «televisiva» che rischia di trascurare i diseredati

Ieri i leader della sinistra ecologista Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, entrambi con un passato recente di impegno in Puglia tra Regione e consiglio comunale di Taranto, hanno provato a spiegare la loro «irresponsabilità» sulla vicenda nel salotto Rai di Lucia Annunziata

Lunedì 28 Novembre 2022, 14:04

Il caso Soumahoro? Una salita e discesa vorticosa tra «altare» e «polvere», come in un surreale verso del «5 maggio» in loop. L’inchiesta sulle presunte irregolarità a danno degli immigrati che sarebbero state commesse nelle cooperative gestite dalla suocera e dalla moglie del sindacalista eletto alla Camera da Verdi-Sinistra italiana, registra ogni giorno nuovi sviluppi. La disavventura familiare del politico italo-ivoriano, però, corre il rischio di travolgere in un colpo solo la sinistra solidarista pro migranti, il mondo generoso delle cooperative che si impegnano rispettando le regole per l’accoglienza e anche lo stesso Aboubakar, che alla tempesta mediatica ha risposto con battute di dubbio gusto, richiamando «il diritto alla moda e all’eleganza» per difendere la moglie tutta griffata nonostante i lavoratori delle sue strutture lamentassero drammatici ritardi negli stipendi.

Ieri i leader della sinistra ecologista Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, entrambi con un passato recente di impegno in Puglia tra Regione e consiglio comunale di Taranto, hanno provato a spiegare la loro «irresponsabilità» sulla vicenda nel salotto Rai di Lucia Annunziata. Il risultato, nonostante la non particolare incisività delle domande formulate dalla giornalista (evidenziata in una nota puntuta dal vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri), lo possono giudicare i lettori ripercorrendo con noi le risposte salienti dei due politici. Fratoianni in replica alla definizione di «raggiro» per definire il caso del sindacalista: «Non direi frode ma sicuramente un corto circuito, questo sì, tra chi interpreta una battaglia e comportamenti e scelte che gettano ombre. E questo pone un problema, che quelle lotte vengano messe in difficoltà. (…) Io non mi pento della scelta (di candidarlo, ndr). Spero che l'evoluzione della vicenda porti a una assoluzione e comunque mi occuperò di tutelare chi su questo fronte continua a lavorare».

Angelo Bonelli sui rilievi mediatici della vicenda: «Soumahoro non è coinvolto in nessuna inchiesta giudiziaria. Oggi, i giornali titolano “Il clan Soumahoro”. Lo trovo incredibile, perché si è garantisti con chi ha in corso procedimenti giudiziari, qui non c’è alcun procedimento». Poi aggiunge: «Noi siamo chiamati ad essere rigorosi, molto di più di altri. Non eravamo a conoscenza di queste questioni prima della campagna elettorale e non lo erano nemmeno tanti sindaci e prefetti, presidenti del Consiglio».

Soumahoro nel giro di pochi mesi è passato da icona delle lotte bracciantili, una sorta di «Giuseppe Di Vittorio di colore» ospitato da Fabio Fazio con crismi di santità, o «Un Obama di Cerignola» (Luigi Mascheroni dixit), a simbolo di tutto quello che non funziona nel sistema dell’accoglienza degli immigrati, con profili riportati dai giornali che superano anche gli argomenti propagandistici della destra sovranista. In un Paese dove l’Espresso - in una celebre e pessima copertina - aveva inscenato la dicotomia sull’accoglienza tra Soumahoro e Matteo Salvini con il titolo «Uomini e no», dove la negazione dell’umanità era l’allora vicepremier, questo caso è qualcosa di più del «cortocircuito» che evoca Fratoianni, e per questo politica e magistratura devono fare di tutto per chiarire i termini della vicenda in tempi brevi, al fine di non infangare chi opera nell’ambito delicatissimo dell’accoglienza e della difesa dei braccianti stranieri nella piena legalità.

L’autosospensione del parlamentare dal gruppo di Sinistra Italiana con l’ammissione di «aver commesso una leggerezza», si accompagna ai rilievi che emergono dalle testimonianze sulle inchieste. Chi ha lavorato per le coop ed è in attesa di soldi mai avuti è netto: «In realtà quello che pensiamo noi lavoratori è che siamo stati presi in giro - argomenta un impiegato che vuole restare anonimo -. Quando ho visto Aboubakar nei video e tutto quello che ha detto mi è venuto da ridere. Non può dire che non ha visto, non ha sentito e che non era parte della situazione».

L’ex parlamentare della sinistra Elena Fattori, inoltre, accusa Fratoianni di non essere intervenuto per stoppare la candidatura del leader della Lega Braccianti, nonostante gli avesse segnalato delle criticità emerse in un sopralluogo nelle coop di famiglia. E Fratoianni replica che la Fattori avrebbe dovuto, se in possesso di elementi, andare anche in Procura…

L’apertura dei partiti democratici alla società civile una volta si declinava con le candidature di alto profilo degli indipendenti di sinistra. È utile ricordare figure luminose come Lelio Basso, Stefano Rodotà, Mario Gozzini, Claudio Napoleoni, Ferruccio Parri o Carlo Levi. La crisi identitaria della sinistra ha trasformato gli indipendenti in «figurine», o peggio in meme come quelli che girano sui social di Soumahoro, con gli stivali da bracciante firmati Vuitton o con i piedi da hobbit. Se tutto questo è definibile un «cortocircuito», non va spiegato solo nei programmi tv di turno, ma anche nei luoghi storici della sinistra: nelle sezioni, davanti alle fabbriche e magari anche ai dimenticati che ogni giorno vivono nel ghetto dei diseredati di Borgo Mezzanone.

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