La funzione cronocratica dei Rosoni sulle facciate di chiese e cattedrali, in particolare di quelli suddivisi da 12 o 24 raggi è comunemente rappresentativa anche del messaggio sincretico che individua il tempo nel «Cristo cronocratore» testimone anche del passaggio da una tradizione tipica di influenza ebraica (AT), con l’uso del calendario lunare, a una misurazione del tempo secondo il calendario solare (NT).
È nell’Annus pagano che la concezione del tempo era rappresentata nel cerchio che lo racchiudeva, dal quale partivano 12 raggi che scandivano lo zodiaco con i 12 animali, divisi in quattro sezioni, simboli delle quattro stagioni. In pratica, una delle declinazioni del Dio Sole (Apollo), spesso presentato sul famoso carro guidato da cavalli furiosi e preceduto dalla fiaccola del Crepuscolo, che annuncia il nuovo giorno, dove l’Annus diventa il Cristo Signore, autentico Cronocratore: cioè dominatore del tempo.
Da Lui, al centro, partono e si irradiano i 12 apostoli evangelizzatori e le dodici colonnine: che suddividono la grande rosa, indicando anche le 12 ore del giorno (che rincorrono le altrettante ore della notte) e i 12 mesi dell’anno. Ricordando che il tutto affonda le radici nella relazione dei 12 discepoli con le 12 Tribù d’Israele, a cui il Cristo volle simbolicamente e - ancora una volta sincreticamente - ispirarsi e legarsi.
Spesso, a testimonianza della radice ebraica di tutta la tradizione cristiana, nel mozzo centrale della ruota-Rosone ritroviamo una stella a sei punte. La stessa stella, quella di Davide, che è al centro - in forma palese - del Rosone di Troia e di quello di Ruvo di Puglia (in declinazione doppia), mentre resta abilmente celata - ma presente - nel Rosone della Cattedrale di Bari.
L’incastonamento dei Rosoni nelle facciate di chiese e cattedrali, dal tardo romanico al primo barocco - attraversando tutto il periodo gotico - avrebbe soddisfatto senz’altro la funzione pratica di dare luce - anzi nuova luce - ai nuovi volumi creati con l’innalzamento delle volte, ma assumendo anche quella prettamente estetica di fine ornamento artistico, affondava la sua bibliografia nelle più antiche tradizioni delle comunità territoriali.
Un modo di trasmettere messaggi e di raccontare la storia delle comunità, che fa capolino da una delle teche del Museo Archeologico nazionale di Taranto (MArTa), per rinnovare una riflessione diffusa e consolidata nel tempo: «Il futuro è nelle radici».
Sapendo della mia passione per i Rosoni, un caro amico - durante la visita al museo - mi manda la foto di un reperto esposto in una teca: una kylix di produzione laconica - originaria cioè della regione di Sparta e risalente al primo quarto del VI sec. a.C. (600-575 ca.) - rinvenuta nel 1951 a Taranto, in una tomba in via Cesare Battisti, angolo via Zara. Nel medaglione è raffigurata una rosetta a tredici petali rossi e neri alternati, che a prima vista evidenzierebbe un motivo decorativo che rientra in un repertorio convenzionale, piuttosto comune nella ceramica arcaica. Ma che, ad un esame più attento, rivela il palese inserimento «forzato» del 13esimo petalo - tra i 12 originali - che in qualche modo rende apparentemente squilibrata la ripartizione armonica del cerchio centrale (o rosetta). Ad ulteriore approfondimento, se si contano le maglie della cornice decorativa più esterna, esse risultano 39: in perfetta evoluzione o progressione della prima composizione che nasce a 12 e poi viene modificata in 13 (3 volte 13 = 39). A testimonianza di un’azione ben voluta e non casuale o frutto di mera distrazione.
Infatti, il Calendario Attico era un antico calendario composto da dodici mesi e usato dagli ateniesi. I mesi lunari si susseguivano con la periodicità di 29 e 30 giorni. I mesi erano 12 e, per evitare lo sfasamento rispetto alle stagioni, si aggiungeva periodicamente un mese intercalare. Al fine di sincronizzare il computo lunare dei mesi con quello solare degli anni, dopo due anni composti di 12 mesi lunari (pari a 354 giorni) ne seguiva un terzo composto di 13 mesi (pari a 384 giorni). Questa alternanza di anni di 12 e 13 mesi portava la durata media dell’anno a 364 giorni, vicino alla durata dell’anno solare, che è di circa 365 giorni e un quarto.
Ecco, verosimilmente, cosa ha voluto tramandarci l’artista che ha decorato 2500 anni fa la kylix oggi esposta al MArTa di Taranto, capoluogo che annovera tra «I Rosoni di Puglia» la meraviglia di San Domenico Maggiore, meta di una prossima presentazione del progetto nella Città dei Due Mari.
L’iniziativa lanciata dalla Compagnia degli Exsultanti mira al riconoscimento quale Patrimonio tutelato dall’Unesco de «I Rosoni di Puglia» e punta su ben 3+33 Rosoni pugliesi, nonché sul coinvolgimento delle comunità locali relative, per stimolare consapevolezza e passione per il patrimonio culturale condiviso, e favorire un nuovo approccio alla sua fruizione: tutto fondato sulla dilatazione dei tempi di visita - in linea col cosiddetto turismo lento - sull’esercizio della riscoperta della meraviglia e sul piacere dello stupore diffuso.
presidente Compagnia degli Exsultanti