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Addio a Piergiorgio Bellocchio, fondò la rivista «Quaderni Piacentini»

 
Giorgio Lambri

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Giorgio Lambri

Addio a Piergiorgio Bellocchio, fondò la rivista «Quaderni Piacentini»

Lutto nel mondo della cultura, aveva 90 anni. Era il fratello del regista marco

Martedì 19 Aprile 2022, 14:26

Il 15 dicembre scorso aveva compiuto 90 anni: Piergiorgio Bellocchio, intellettuale, organizzatore di eventi culturali e critico letterario, fratello del regista Marco, è morto ieri nella sua casa di Piacenza, città in cui era nato e in cui ha trascorso la vita.
Nel marzo del 1962, quindi sessant’anni fa, aveva fondato la rivista trimestrale «Quaderni Piacentini» con il sottotitolo «a cura dei giovani della sinistra», il cui primo numero uscì tirato in ciclostile. Lo affiancarono, dal numero 16, prima Grazia Cherchi e poi dal numero 28, Goffredo Fofi. Nacque poi un «Comitato di direzione» nel quale, assieme ai tre, figuravano Luca Baranelli, Bianca Beccalli, Alfonso Berardinelli, Francesco Ciafaloni, Carlo Donolo, Giovanni Raboni, Giovanni Jervis. Tra i collaboratori firme del calibro di Franco Fortini, Sergio Bologna, Giovanni Giudici, Giancarlo Majorino, Giacomo Marramao, Luciano Amodio, Edoarda Masi, Roberto Roversi, Mario Isnenghi, Alberto Asor Rosa, Cesare Cases, Renato Solmi, Sebastiano Timpanaro, Guido Viale, e quindi anche, dal 1983, Gad Lerner, Franco Moretti, Roberto Moscati e Stefano Nespor.

I «Quaderni Piacentini» può essere considerata, per il grande livello dei contenuti, una delle riviste politiche e culturali più interessanti di quegli anni, anche se non superò mai la diffusione massima di 11mila copie. Sul Sole 24 Ore del 22 aprile 2007, Cesare De Michelis la ricorda come la rivista di un gruppo di intellettuali che «cercarono di tenere assieme il lume della ragione con la pratica della contestazione».

Piergiorgio Bellocchio, nel 1969, fu anche il primo direttore responsabile di «Lotta Continua», organo dell’omonima formazione della sinistra extraparlamentare italiana, di orientamento comunista e rivoluzionario. Dal 1977 al 1980, Piergiorgio Bellocchio diresse la casa editrice Gulliver di Milano, mentre dopo la fine del ciclo dei «Quaderni», fondò, con Alfonso Berardinelli, la rivista letteraria «Diario» (1985). Nel 1995 fu perito di Susanna Tamaro nella causa intentata contro Daniele Luttazzi, la cui parodia, «Va dove ti porta il clito», era accusata di essere un plagio. Il ricorso fu respinto dai giudici.

Le sue prose critiche sono raccolte in Dalla parte del torto (Einaudi 1989), Eventualmente (Rizzoli 1993), L’astuzia delle passioni (Rizzoli 1995), Oggetti smarriti (Baldini Castoldi Dalai 1996), Al di sotto della mischia. Satire e saggi (Scheiwiller, 2007) e Diario 1985-1993 (con Alfonso Berardinelli), Quodlibet, 2010. Nel 2020 viene pubblicata da Quodlibet la raccolta Un seme di umanità. Ha vinto il premio Pozzale di Empoli con la raccolta di racconti I piacevoli servi (Mondadori)
Lo scorso anno Piergiorgio Bellocchio ha partecipato a Marx può aspettare, il documentario che il fratello regista Marco ha dedicato alla propria famiglia e alla lacerazione provocata dal suicidio del fratello gemello Camillo, risalente al 1968. Il film è stato presentato agli Special Screenings del Festival di Cannes. «Una dolorosa perdita per Piacenza e per l’intera comunità culturale - ha detto la sindaca Patriza Barbieri - Bellocchio è stato un fine intellettuale, protagonista del mondo culturale locale e attento osservatore della società».

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