Sabato 13 Settembre 2025 | 18:42

Ma la giustizia è uguale per tutti?

 
nico cirasola

Reporter:

nico cirasola

Bari, causa pandemia stop a tutti i processi con testimoni

Nel palazzo delle cento stanze: una storia tra legge e ironia

Giovedì 10 Dicembre 2020, 11:12

In questo periodo privo di contatti fisici di saluti nelle piazze tra parenti ed amici, mi ritorna una storia forse vera accaduta a Dolcecanto, una ridente cittadina di provincia a sud del sud, affacciata sul mare, fatta di case non molte alte, tutte armonicamente indipendenti dove la gente ogni giorno si incontrava si salutava calorosamente con strette di mano, abbracci e tanti sorrisi.

Una cittadina che creava stati d’animo sereni tra tutti gli abitanti: saluti ravvicinati tra donne e uomini, tra ragazzi e ragazze, tra una bottega e l’altra ad ogni ora della giornata, tranne alla controra quando tutti erano rinchiusi in casa a cercare riparo dal sol leone. Al centro della piazza la fontana che gorgogliava senza interruzione dal primo gettito del 1920 e che ha portato acqua al paese e alle contrade circostanti. Una grande piazza con la chiesa la farmacia il bar, il caffè centrale, la pasticceria, decorosi negozi per abiti e scarpe, fruttivendolo, pescivendolo, macelleria, nonché la casa della levatrice che era una Signora esperta che aveva da sempre assistito la nascita di tutte le ragazze e i ragazzi che oggi festosamente ravvivano la piazza fino a tarda, ora sotto un austero e solitario palazzo che è lì al centro della piazza, con le finestre chiuse, da tempo memorabile.

Quel palazzo così imponente, misterioso ora spento, ma testimone di un tempo florido di qualche famiglia nobiliare, è detto anche il palazzo delle 100 stanze. Sulla facciata sopra il balcone di rappresentanza era ben scolpita la sua funzione a caratteri cubitali degli ultimi 80 anni: «Palazzo di Giustizia». In tutte le aule del palazzo c’era l’austera dicitura: «La legge è uguale per tutti», in nessuna di quelle stanze ho letto «La giustizia è uguale per tutti».

Quel luogo è pieno di storie vissute spesso angoscianti e ben narrate negli atti depositati nell’archivio del palazzo: processi contro briganti, malfattori, assassini, qualche amministratore e notabili corrotti, tradimenti, contenziosi familiari e di vicinato. L’ultimo processo si era tenuto in quel tribunale oltre 40 anni prima. Da allora il palazzo ogni giorno si è desertificato per mancanza di cause nel paese e nel territorio circostante. Il cancelliere/archivista, unico operatore rimasto in servizio, quando entrò per la prima volta nel palazzo delle 100 stanze aveva 18 anni, oggi già da qualche anno avrebbe potuto godersi la pensione, ma con un ordine di servizio sotto forma d’invito del Procuratore capo era stato costretto a rimandare la richiesta di pensionamento. Il Procuratore capo mal tollerava la incredibile chiusura di una delle sedi di sua competenza. Un bel mattino il Procuratore capo si è presentato al palazzo di giustizia proprio mentre il rag. Luigi Capacchione stava cercando di sistemare in cartoni gli ultimi fascicoli dei processi celebrati nei decenni passati per inviarli all’archivio di stato.

Con voce tonante e di rimprovero il Procuratore capo si rivolge al rag. Capacchione «Chi ha autorizzato la rimozione dei faldoni?», timidamente il ragioniere «Mi è giunto un fax dal Ministero della Giustizia…» - “Io non ho controfirmato niente di simile e se avessi saputo sarei venuto prima… comunque mi segua in direzione».
La direzione era collocata nella stanza centrale del palazzo e dal suo balcone si dominava tutta la piazza e si potevano controllare tutte le strade di accesso ad essa. «Ragioniere mi dica da quanti anni sono cessate le attività in questo palazzo?». «Credo da quasi 50 anni, Eccellenza, non ci sono contenziosi tra gli abitanti di Dolcecanto e dintorni ». «Conoscendo bene il genere umano non posso crederci!», indicando il macellaio dall’altra parte della piazza continua: «Possibile che quel signore non ha mai litigato con nessuno nel paese? ha un aspetto del duro». L’archivista replica timidamente: «Ma don Felice Manzari è voluto bene da tutto il paese, è lui che ha dato i locali al fruttivendolo, e ha affittato a prezzi umani i locali per tutti gli altri esercizi commerciali creando movimento di soldi ed attività. Tutti pagano regolarmente il fitto all’inizio di ogni mese, e se qualcuno non riesce ad onorare per mancanza di liquidità, don Felice concede anche rinvi a tempi migliori… pensate Eccellenza, il calzolaio non pagava da tre anni perché il suo lavoro era ridotto da quando le scarpe sono fatte di plastica e stava per chiudere bottega… don Felice per un fatto umanitario ha convinto il maestro Andrea a tirare avanti senza pagargli il fitto… Questo paese è abitato da galantuomini e persone di cuore!».

Il Procuratore capo sempre attaccato alla finestra per osservare i movimenti in piazza è attratto da una bella signora che sia aggira per i negozi condividendo sorrisi e saluti con tutti i passanti e i commercianti. Il Procuratore sembra incantato non si sa se per l’avvenenza ed eleganza della signora o dalla sua missione e chiede al ragioniere informazioni: «E’ la moglie in seconde nozze di don Matteo, agricoltore proprietario di masserie con allevamenti di animali di ogni specie: vacche, maiali, pecore agnelli, cavalli; sempre pronto ad aiutare dando lavoro ai più bisognosi. Dieci famiglie sono alle sue dipendenze per lavorare nelle sue masserie. Il macellaio ogni settimana si fornisce da lui per la carne di prima qualità per tutti i paesani e le contrade circostanti, vengono perfino dalla città … C’è differenza d’età tra i due, ma la signora è sempre affettuosa e premurosa con don Matteo e lei che cura tutte le faccende della casa e anche la contabilità dell’azienda! Nel frattempo la bella signora, per tutti donna Sofia, si è fermato dal giovane e prestante fruttivendolo con il quale scambia un saluto ed acquista frutta e verdura. Al termine della spesa donna Sofia accetta l’invito del giovane a tornare a casa sul motociclo furgonato con la spesa fatta… «Ragioniere mi dica ma la signora ha tutta questa confidenza con il giovane fruttivendolo? ».«Ma quello è Tonino! è stato cresimato da don Matteo e da quando è rimasto in tenera età orfano dei genitori morti in un incidente d’auto, lo ha sempre trattato come un figlio da lui tanto desiderato sia dalla prima moglie che dalla seconda e che non ha mai avuto!». «Troppa intimità con la signora, non mi convince! Ragioniere domani mattina voglio tutti i paesani convocati in tribunale! Voglio conoscerli meglio e capire i desideri, ma soprattutto cosa si nasconde dietro questa “serenità”, io credo che sotto sotto c’è il fuoco!».

Il ragioniere con una espressione di disappunto, non condivide quanto affermato dal Procuratore capo e tenta una timida replica, «Eccellenza ma di cosa dobbiamo accusare tutti questi?» «Nessuna accusa», replica il Procuratore capo, «Inviamo comunicazioni urgenti per la loro tutela!».
Il ragioniere è perplesso, ma da sottoposto è costretto a notificare le convocazioni. La mattina successiva con un sole caldo che accarezzava le chianche della piazza, uno strano movimento anima il «palazzo di giustizia» con la presenza di quasi tutti i paesani di tutte l’età che si ritrovarono increduli nei corridoi polverosi, in attesa di essere ascoltati. Increduli uno chiede all’altro il motivo della strana ed inaspettata convocazione. Il primo ad essere chiamato è il macellaio: «Manzari Felice da sua eccellenza il Procuratore» urla l’archivista nel corridoio. Con ossequioso passo lento il macellaio entra nella stanza di rappresentanza dell’austero tribunale. Gli ambienti respingenti creavano uno stato d’animo ansioso e di sottomissione, «Si accomodi sig. Manzari», con voce austera il Procuratore capo accoglie il macellaio, «L’ho convocata per un semplice ad amichevole avvertimento, so della sua consolidata posizione economica e che lei ha affittato diversi locali a diversi cittadini per le loro attività commerciali. La sua posizione economica è oggetto d’invidia da parte di molti suoi compaesani e l’invidia è una brutta bestia e crea spesso volontà di dispetti e rivendicazioni… Lei ha notato qualche cosa da parte dei suoi concittadini?». «Eccellenza sono oltre 70 anni che la mia famiglia ha ottimi rapporti con i compaesani e non abbiamo mai avuto problemi con nessuno, mio padre era felice di stare con loro ed io, se posso aiutarli, li aiuto.. me lo posso permettere«.
«So della sua generosa concessione al calzolaio… Ma deve sapere che non tutti sono uguali c’è sempre la pecora nera nel gregge e a qualcuno per esempio potrebbe scattare il desiderio di riscattare i locali per usucapione… Lei non ha contratti scritti e registrati, ma solo impegni a parole o con pezzi di carta senza valore giuridico, già per questo siamo fuori legge ma su queste infrazioni soprassediamo, Le dico solamente di fare attenzione perché mi è giunta voce che qualcuno dei suoi inquilini ha cercato informazioni presso esperti in altri paesi circostanti per come procedere per entrare in possesso dei suoi beni per usucapione. Io per rispetto della legge ho voluto solo avvisarla, buona giornata… Cancelliere faccia entrare Lorusso Matteo!».

Don Matteo è un signore ancora con aspetto giovanile ma di età avanzata, è un appagato possidente con la certezza dei suoi beni e la certezza di avere accanto la giovane donna Sofia sposata in seconde nozze dopo alcuni anni di vedovanza, alla quale ha intestato tutti i suoi beni in caso di una sua dipartita. «Sig. Lorusso io sono qui a volerla salutare come Procuratore di questa città e per tutelare Lei da eventuali inganni, meglio prevenire che attendere misfatti pericolosi per lei e per la comunità…».

Don Matteo è perplesso ascolta e chiede dettagli, «Lei è in una posizione particolare, è benestante con un patrimonio consistente che fa gola ed invidia a parecchi suoi concittadini, ha una moglie affascinante e diciamolo pure molto più giovane di lei, sicuramente non passa indifferente in città…

Qualche avvenente giovanotto potrebbe complottare e magari conquistare la sua giovane moglie e di conseguenza creare i presupposti di pericolo alla sua persona e al suo patrimonio… ha visto il film “Il postino suona sempre due volte”, il cinema ogni giorno racconta di queste storie e i giornali sono pieni di cronaca nera… è mio dovere informarla nel rispetto della legge, conosco bene la natura malvagia dell’uomo e ho voluto avvisarla. Ieri mattina in piazza ho notato una certa intimità tra la signora e il giovane fruttivendolo!». Don Matteo tenta una replica, ma ormai il dubbio è sorto nella sua mente… Il dubbio serpeggia tra tutta la comunità, la diffidenza è ormai insidiata nella mente di ogni paesano. Dolcecanto diventa un inferno tutti si osservavano a distanza, uno stato d’animo di incertezza serpeggiava tra tutti i compaesani. Nel giro di pochi giorni l’austero «palazzo di giustizia» fu rianimato da donne e uomini frettolosi quasi sempre agitati.

Tutti ingessati in abiti grigi o blu o eleganti e sexy tailleur, avvocati e avvocatesse con tacchi a spillo sempre più numerosi, generosamente si scambiavano sorrisi e saluti accompagnati dai paesani dai volti contratti e quasi sempre tristi al seguito di questi nuovi animatori del «Palazzo di giustizia» a tutela della legge creata da saggi ed esperti per interessi economici. Tutti i cittadini di Dolcencanto dopo l’intervento del Procuratore capo vissero a lungo scontenti e sempre in conflitto tra di loro! Il barista era l’unico paesano contento di tutto quel movimento per aver aumentato il volume degli incassi dovuti ai nuovi arrivi giornalieri tra giudici, avvocati, forze dell’ordine che sembravano tutti nemici nelle aule del tribunale, ma al bar erano sorridenti e si scambiavano battute ma soprattutto cervano la complicità per fomentare i dissidi in nome della tutela degli interessi dei loro assistiti. «La legge è uguale per tutti», trionfava nuovamente nella comunità, mentre la giustizia veniva rimandata al giudizio Universale!

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)