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La riflessione
Michele Partipilo
25 Marzo 2021
Il kolossal su Leonardo da Vinci, annunciato da giorni, l’altra sera è andato in onda. Un successo strepitoso con quasi sette milioni di telespettatori e il 28,2 per cento di share. Del resto con quegli attori, con quel regista e soprattutto con un soggetto che resta uno dei pilastri della cultura mondiale non poteva essere diversamente. La trama è data da una serie di ricordi che affiorano mentre Leonardo è in cella con l’accusa di aver assassinato Caterina da Cremona, ex modella e sua amica.
Per discolparsi o quantomeno per cercare di dare una spiegazione innanzitutto a se stesso, Leonardo parla a lungo col capitano delle guardie che l’ha arrestato, una figura a metà fra Montalbano e Irma Tataranni.
Gli attori sono bravi, a cominciare da Giancarlo Giannini che interpreta Andrea del Verrocchio, grande pittore nonché maestro del giovane Leonardo. I costumi e la fotografia sono quanto mai accurati e d’effetto, riuscendo a rendere in maniera assai realistica il racconto, così come sono azzeccate le ambientazioni e i luoghi.
Bene, si dirà, allora tutto perfetto, successo meritato e non solo frutto della lunga campagna pubblicitaria, inclusi anche gli annunci durante i principali tg Rai. Purtroppo non è così. La chiave introspettiva scelta dagli autori e dal regista può essere un modo originale per capire la genialità di Leonardo e di riproporlo al grande pubblico. Ma nel Leonardo televisivo siamo di fronte a una gigantesca fake news, anzi a una serie di fake news. Leonardo non è mai andato in prigione, non è stato mai accusato di omicidio e tale Caterina da Cremona avrebbe forse posato per lui una volta. Soprattutto non esiste alcuna «maledizione» sul capo del genio di Vinci, maledizione che nel kolossal Rai addirittura viene fatta risalire alla predizione di una megera fatta quando Leonardo nacque e che lo tormenterà per tutta la vita. E questo della «maledizione» è il filo rosso che lega tutti gli episodi narrati.
Gli autori hanno ammesso di aver lavorato di fantasia per riempire i tanti buchi nella biografia del genio vinciano. Peccato che si sia andati però in una sola direzione: inserire un po’ di mistero, di noir e di sesso per rispondere in pieno ai canoni narrativi americani e ai desideri del pubblico. È vero che il Leonardo televisivo non poteva essere un docufilm, ma è altrettanto vero che non poteva essere inserito in un contesto così ricco di americanate. Leonardo non sono I Medici, con cui è stata fatta la stessa operazione. Perché Leonardo lo conoscono tutti e ieri è stata sconvolta l’idea che ciascuno ne aveva. Anche uno sceneggiato, una fiction contribuiscono a diffondere fake news, non solo i social o i giornali. E la cosa è più grave se fatta dalla Rai, che dovrebbe svolgere un servizio pubblico, e se avviene durante un periodo in cui tutte le scuole sono in Dad. I ragazzi vanno in confusione e non credono più ai loro docenti che non gli hanno mai parlato della maledizione, dell’arresto, dell’omicidio e chissà di che altro scopriremo nelle prossime puntate.
Alla fine il Leonardo televisivo non è solo un’occasione persa per raccontare la vita straordinaria di un genio italiano e del contesto in cui è vissuto. La storia dell’Italia di oggi ha le sue radici là. Indagare su Leonardo e raccontarlo non è solo una lezione di storia dell’arte, è andare anche alla ricerca della storia di un popolo, delle radici politiche di una divisione fra governo e regioni che dura da secoli e che forse oggi è la stessa che mette in crisi la lotta al Covid. Invece bisogna accontentarsi solo di una serie di insidiose fake news per fare audience, alla faccia della verità.
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