MONOPOLI - Marco Piccinni non è solo un ex centrocampista con oltre 400 presenze tra i professionisti, accumulate nell’arco di una carriera lunga più di tre lustri soprattutto nelle più importanti piazze pugliesi e lucane come Bari, Monopoli, Potenza Andria, Barletta, Brindisi e Noicattaro. Marco è anche: ingegnere civile laureato con 110, direttore sportivo, consigliere Aic e delegato per il sud Italia e, soprattutto, un uomo di un livello culturale elevatissimo. Grintoso ma corretto in campo, acuto e onesto fuori: in sintesi, una brava persona, una di quelle che fa davvero bene al calcio. Appese le scarpe al chiodo, il 37enne barese, con il mandato dell’Aic per studiare le strutture sportive, anche in previsione di «Euro 2032», continua a seguire il pallone.
«Voglio passare un po’ di tempo con la mia famiglia e pensarci su»: così lei disse nel giorno dell’addio. Quindi è a casa per la festa del papà?
«No (sorride). Sono a Milano per lavoro. Ma ho festeggiato domenica con le mie figlie. Questo nuovo lavoro mi toglie tanto tempo durante la settimana ma recupero nel week end. È una vita completamente opposta alla precedente. Regalo più qualità alla famiglia perché utilizzo le risorse fisiche a livello di gioco con le mie figlie».
Non è una stagione particolarmente esaltante per la Puglia. Partendo dalla serie A, dove il Lecce sta faticando.
«Non condivido. L’ultimo risultato ha riportato il sereno. Penso che abbia disputato un girone di andata al di sopra delle aspettative. Quindi nel complesso sta rispettando le attese».
Parlare della sua Bari però è più doloroso…
«L’anno scorso il gruppo si è espresso al 130%. Quest’anno è poco al di sotto delle giuste aspettative per la rosa attuale. Certamente non è in linea. In questo momento serve una mano da parte della città e dei tifosi. I leader dello spogliatoio, bravi ragazzi e ottimi professionisti, che conosco bene, sanno come venirne fuori».
I tifosi contestano la gestione societaria.
«Noi baresi dimentichiamo il recente passato. Tutti si aspettavano di più dalla famiglia De Laurentis. C’è una società solida ed è il requisito più importante. Fino al 2028, data di scadenza, è giusto tenersi questa proprietà che garantisce categorie importanti. Veniamo da aste fallimentari e da soggetti tutt’altro che solvibili. È un dato di fatto che loro vorrebbero portarlo in A per aumentare il valore di vendita. Ci sono arrivati a tre minuti. Se c’è una società solida di solito dopo stagioni terribili ci sono ottime annate».
Il Taranto è la rivelazione della C?
«Costruito con tutti i requisiti adatti al girone C: squadra fisica, di temperamento, fa partite sporche, sa difendersi bene e ha giocatori di gamba per ripartire. Complimenti al mister che ha fatto un gran lavoro. Ha risentito della penalità ma ai playoff potrà arrivare in fondo».
Un po’ come il Foggia l’anno scorso, che oggi, invece, sta faticando…
«Un po’ come il Bari: quando arrivi così lontano e ti fermi è difficile trovare le motivazioni per ripartire. È una piazza dove la pressione è doppia e vivere una stagione così estenuante. L’anno scorso ha avuto alti e bassi trovando la dimensione perfetta nei playoff con un allenatore molto preparato. Si riprenderà perché ha giocatori forti».
Sempre in terra dauna, il Cerignola è a caccia di riconferme.
«Raffaele è davvero preparato e riesce sempre a ottenere gli obiettivi. Playoff? Sì».
Umori opposti tra le lucane, tanto che la vittoria del Potenza sul Picerno nel posticipo di lunedì sembra sia un risultato a sorpresa.
«Picerno è insieme alla Juve Stabia la sorpresa del torneo ma in estate solo guardando un allenamento mi ero già reso conto che avessero valori di altissima classifica. L’allenatore è tra i più preparati e la società è ormai una garanzia. E riesce ogni anno a valorizzare e rivendere e valorizzare giovani interessati come Kouda, Pagliai e Santarcangelo. Potenza è una squadra costruita per i piani alti che alla fine penso arriverà ai playoff per valori tecnici».
Da ex capitano del Monopoli, sarà atroce vederlo così in basso.
«Mi fa più male perché ci sono tantissimi miei ex compagni e attori molto vicini. Probabilmente è stato fatto l’errore iniziale di ingaggiare calciatori molto tecnici e non adatti al contesto. A gennaio c’è stato un ottimo lavoro di ristrutturazione del ds Chiricallo. Non a caso sono arrivati cinque risultati utili ma la classifica resta deficitaria. Ci devono credere».
Stesso discorso per la Virtus Francavilla?
«Un altro enorme dispiacere perché è una società solida con persone per bene. Forse era un gruppo troppo giovane per la categoria che non ha saputo reagire alle difficoltà».
Infine il Brindisi, ormai in caduta libera.
«In questo momento mi auguro che possano finire in condizioni dignitose sotto il profilo sportivo. Le problematiche societarie hanno avuto un grosso peso».
Un’ultima domanda: come può rilanciarsi il nostro calcio?
«Dalle strutture: ci sono presidenti come Rossiello e Magrì virtuosi che vorrebbero investire».