BARI - «In trasferta non serve soltanto l’abilità negli spazi, ma anche la qualità. E adesso il Bari ha qualche uomo in grado di fare la differenza». Pietro Maiellaro si augura che i biancorossi siano pronti a cambiare marcia. E da numero dieci geniale qual è stato, lo «Zar» (119 presenze e 26 gol con i Galletti dal 1987 al ‘91, con una promozione in A e due salvezze nel massimo campionato) punta su chi è in grado di cambiare le sorti di un match con un’invenzione. La vittoria con la Ternana che ha aperto il 2024 dei pugliesi e ha permesso di cominciare al meglio il girone di ritorno necessita di nuove conferme. Se l’intenzione è riprendersi la zona playoff, già il match di domani contro l’Ascoli assume un peso specifico notevole.
Il Bari non vince in trasferta dallo scorso 29 ottobre: 2-1 al Brescia, l’ultimo (ed unico nella gestione di Marino) dei due blitz centrati nell’attuale stagione. L’altro risale alla seconda giornata (1-0 a Cremona). Tutt’altra musica rispetto allo scorso torneo, quando la truppa di Mignani si fregiava del miglior rendimento esterno della cadetteria e raggiunse il record di vittorie esterne in B (dieci) sancito dalla squadra che con Antonio Conte sbarcò in A nel 2009. Nel campionato in corso, invece, Di Cesare e soci hanno soltanto il 13esimo score in trasferta con undici punti raccolti in dieci viaggi: ai due successi, si aggiungono cinque pareggi (con Ternana, Pisa, Reggiana, Feralpisalò e Sampdoria), mentre tre sono le sconfitte (con Parma, Lecco e Spezia). Non solo: nelle ultime tre gare lontano dalle mura amiche, è arrivato soltanto il pari a Genova. «D’ora in poi, in casa o fuori cambia poco: il Bari deve fare punti», argomenta Maiellaro. «Aver battuto la Ternana può essere un toccasana sul piano psicologico perché la zona bassa si è notevolmente allontanata e al contempo il distacco dai playoff si è ridotto in modo evidente. Sul piano tecnico, invece, non è il momento di fare voli pindarici: solo i risultati certificheranno se si è intrapresa la strada giusta».
Ascoli, quindi, sarà già una tappa chiarificatrice?
«Come tutte di qui alla fine. Sarò magari crudo, ma entrare nei playoff sarebbe comunque un traguardo non all’altezza di una piazza del genere. La vera nota stonata di questa stagione è il distacco eccessivo dalle prime quattro: il Bari in B deve sempre lottare per il massimo obiettivo. Tuttavia, è pur vero che si può ottenere la promozione anche attraverso gli spareggi e, nel complesso, conta relativamente entrarci in una posizione più o meno avanzata nella griglia. Perciò, ora bisogna compiere un passo alla volta e arrivare nel gruppo che parteciperà alla “coda” della stagione. E per riuscirci bisogna sbagliare il meno possibile: la concorrenza è piuttosto qualificata».
Da un anno all’altro il rendimento in trasferta è cambiato radicalmente: perché?
«Nel torneo passato il Bari aveva calciatori dotati di velocità, progressione, abilità nella ricerca della profondità: penso a Cheddira e Folorunsho in particolare, ma anche ad una mezzala dalla corsa sciolta come Benedetti. Se ai biancorossi si lasciavano spazi, le ripartenze diventavano letali. Ma non si vince mica in un solo modo».
Quali possono essere le armi del Bari attuale?
«Questa squadra è meno arrembante, ma più tecnica. E non è un aspetto di poco conto. Perché ci saranno molte formazioni che si chiuderanno: ebbene, in tali casi, l’estro del singolo può rivelarsi l’arma vincente. E tra i biancorossi c’è un calciatore che in B non ha nessuno…».
A chi si riferisce?
«Menez è un “top” per eccellenza. Ha un tasso di classe e di intelligenza calcistica troppo superiore alla media. Il Bari lo ha aspettato e lui ha bruciato le tappe pur di rientrare da un grave infortunio. Ecco, ora è il momento che dia la sua impronta. Lui può essere l’elemento che migliora l’intera squadra. Soprattutto se troverà chi ne asseconda le intuizioni. Ad esempio, Sibilli, che è un altro giocatore d’inventiva e fuori dagli schemi, trarrà giovamento dal poter duettare con il francese. Il calcio può essere composto di tattica, schemi e preparazione maniacale delle gare. Ma nella maggior parte dei casi decide chi la qualità».
Pensa che il mercato possa agevolare la scalata biancorossa?
«Puscas è un centravanti importante in B, di Kallon mi è piaciuta soprattutto l’intraprendenza e la freschezza fisica, lo stesso Lulic è un elemento di categoria. Il problema del mercato invernale è sempre lo stesso: chi arriva è reduce quasi sempre da mesi in cui ha giocato poco. Centra i colpi giusti la squadra in grado di trovare chi raggiunge subito la migliore condizione e l’intesa con i compagni. Tuttavia, Bari conferisce motivazioni uniche: si ha l’opportunità di vivere davvero il grande calcio. Ho letto che anche ad Ascoli ci saranno mille tifosi: per un pubblico del genere, bisogna dare l’anima».