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De Canio: «Questo Lecce mi piace, ha le carte in regola per mantenere la Serie A»

 
Fabio Casilli

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Fabio Casilli

Gigi De Canio

L'ex mister giallorosso: «Baroni sta facendo un gran lavoro, giusta la filosofia del club»

Lunedì 21 Novembre 2022, 15:04

LECCE - «Questo Lecce è un bel gruppo e ha le carte in regola per mantenere la serie A e far felici i suoi straordinari tifosi».

Ne è convinto Gigi De Canio, che di promozioni in A e di lotta per la salvezza se ne intende. Ha infatti guidato i giallorossi tra il 2009 e il 2011: nella prima stagione arrivò il primo posto della serie B e la promozione in A; nella seconda, il 17esimo posto, che significò permanenza nella massima categoria calcistica italiana.

Mister De Canio, che impressione le ha fatto il Lecce in questa stagione?

«Un’impressione assolutamente positiva».

Soprattutto nelle ultime tre partite, prima di questa sosta per i Mondiali, i giallorossi sembrano notevolmente migliorati.

«Solo perché in quest'ultimo periodo sono arrivate le vittorie. Ma la qualità del gioco non è cambiata. Accadeva anche prima, quando per qualche episodio la situazione non ha girato per il verso giusto. Per chi osserva solo il risultato, quindi, sono migliorati. Ma chi guarda più in profondità - e lo fa per mestiere - non può non dire che il Lecce meritava un giudizio positivo anche prima. Perché la squadra di Baroni ha sempre avuto un filo logico, una continuità di gioco. Anche nel momento in cui - ripeto - le cose non giravano per il verso giusto, magari per qualche episodio negativo».

Il suo giudizio positivo, quindi, è soprattutto rivolto al lavoro fatto da Baroni?

«L'allenatore ha mantenuto la coerenza di ciò che ha fatto al Lecce. E lo dico con riferimento a quanto fatto non solo ora, ma negli ultimi due anni, da quanto è arrivato».

Il Lecce di mister Baroni esattamente come il suo ha ottenuto la promozione in A, grazie al primo posto conquistato in B. È possibile fare un confronto tra la squadra da lei allenata e quella attuale?

«No, non si può fare. È impossibile fare confronti di questo tipo, perché ogni stagione ha le sue peculiarità, le sue caratteristiche. Ogni stagione ha i suoi aspetti positivi e quelli meno positivi. L'unica cosa che si può dire è che quel Lecce giocava bene e ottenne prima una miracolosa promozione e poi una meritata salvezza. C'erano parecchi esordienti, da Donati a Bertolacci e tanti altri che si affacciavano alla serie A per la prima volta».

Ecco forse i tanti esordienti di quel periodo e i tanti esordienti del Lecce attuale possono essere una caratteristica comune alle due squadre.

«Noi allora eravamo più condizionati da tanti contratti in essere, ereditati dagli anni precedenti, che dovevamo tagliare. Ora a Lecce si è aperto un ciclo con altre basi, con tanti giocatori di proprietà. E mi pare che a Lecce ci siano tanti ragazzi di buone qualità. La squadra esprime un bel calcio, ha in organico tanti giocatori interessanti. E poi il Lecce è bello de vedere, oltre che per i risultati, perché è un bel collettivo».

Quale giocatore del Lecce attuale l'ha impressionata di più? Magari il portiere Falcone?

«Mah, parlare di uno-due giocatori, non rende merito a tutti gli altri. E parlo dei più giovani e di qualcun altro un po' meno giovane. Falcone? No, è sempre grazie alla squadra che si ottengono i risultati. Poi il portiere, se è bravo, come in questo caso, para quel che è possibile parare. E Falcone è bravo come gli altri. Per dire, penso anche a Di Francesco che, dopo tanti anni, evidentemente lì sta trovando la sua dimensione. E penso a Strefezza, che sta creando i presupposti per affermarsi definitivamente nel calcio che conta. Così come tanti altri, che stanno gettando le premesse per una carriera al di là di una semplice salvezza».

Pensa che, se non nel mercato di gennaio, a conclusione della stagione, molti possano lasciare il Salento?

«Il rischio c'è, ma poi non è un rischio. È la logica per le società come il Lecce, che devono andare avanti con questa filosofia. E guai se fosse il contrario. Il Lecce deve innanzitutto mantenere la categoria, è una società che ha una storia importante, rappresenta una parte della regione, con una tifoseria calorosa e straordinaria. Il Lecce ha quindi il dovere di salvaguardare questo patrimonio: il suo scudetto è salvarsi e ripartire con altri giovani e far divertire i tifosi. Perché altrimenti non è una situazione sopportabile per chi deve mettere mani al portafogli».

Lei da quant'è che non torna a Lecce?

«Da un bel po', ma non per un motivo preciso. Mi sento spesso con tanti amici che ho mantenuto lì. Abbiamo fatto qualcosa di importante: Lecce io ce l'ho nel cuore, così come spero che sia lo stesso per i tifosi. Credo che tra noi ci siano affetto e stima reciproci».

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