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«Brindisi sarà un grande porto, lavorerò anche per lo scalo industriale»: l'intervista al commissario Mastro

«Brindisi sarà un grande porto, lavorerò anche per lo scalo industriale»: l'intervista al commissario Mastro

 
andrea pezzuto

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andrea pezzuto

«Brindisi sarà un grande porto,  lavorerò anche per lo scalo industriale»: l'intervista al commissario Mastro

Bolle in pentola anche la trasformazione del lungomare in un grande spazio al servizio di barche e yacht

Mercoledì 27 Agosto 2025, 13:51

Il porto interno di Brindisi è destinato a cambiare radicalmente volto. Il commissario dell’Autorità portuale Francesco Mastro (che a breve dovrebbe essere ufficializzato come presidente dell’ente) è un velista di lungo corso e ha spinto parecchio, nella sua qualità di delegato di Emiliano per la nautica e di componente del Comitato di gestione portuale per la Regione, affinché il nuovo Piano regolatore portuale di Brindisi prevedesse la trasformazione del lungomare in un grande spazio al servizio di barche e yacht. Su questo fronte, bolle in pentola una manifestazione d’interesse da parte del presidente del Distretto nautico pugliese, Giuseppe Danese, per ottenere la concessione delle banchine del porto interno.

Al suo fianco dovrebbe esserci l’operatore portuale Teo Titi. Non a caso, nei giorni scorsi su questo giornale l’ex presidente dell’ente portuale, Ugo Patroni Griffi, ha affermato che Brindisi potrà diventare una piccola Montecarlo grazie al partenariato pubblico-privato con due operatori particolarmente dinamici come Titi e Danese. Il primo gestisce da anni il tratto centrale del lungomare Regina Margherita, dove ormeggiano grandi yacht. Danese, invece, ha in concessione il segmento prospiciente piazzale Lenio Flacco. «Brindisi è la mia priorità. La conosco da tanti anni e la preferisco a tutti i porti. Voglio portarla ai vertici della portualità adriatica, non solo del sistema portuale», mette in chiaro Mastro. Con il Comune di Brindisi è già in corso una interlocuzione per mettere mano quanto prima al waterfront.

«Quei parabordi sul lungomare spariranno, ho già dato indicazioni. Avevano senso con il vecchio Piano regolatore, ma con il nuovo, nel quale ho voluto che venisse inserita la previsione della nautica da diporto sul lungomare, non possono rimanere. Nel porto interno voglio le barche a vela e gli yacht, che portano prestigio e soldi. Quel pezzettino che oggi ha in concessione Danese deve estendersi su tutto il lungomare. Non voglio vedere posti vuoti». Il commissario garantisce di condividere con il sindaco Pino Marchionna una visione comune, che verrà trasposta in una co-pianificazione tra i due enti «alla quale voglio mettere mano già entro la fine dell’anno», assicura Mastro. «Il lungomare deve diventare un luogo vissuto dai diportisti, che scendono dalle loro barche e vanno a spendere soldi nei negozi del centro, vivendo la città. Con il Comune stiamo buttando giù una serie di progetti. Con 200-300 barche stazionate sul lungomare, l’offerta di nuove attività commerciali verrà da sé. Magari il Comune potrà prevedere incentivi per potenziare l’offerta commerciale al servizio dei diportisti». E presto anche i silos che sovrastano il porto interno potrebbero essere impreziositi da opere di street art come accaduto a Bari. La Meridiana Agri srl di Altamura, che produce e vende mangimi per animali da allevamento e da cortile, ha infatti rilevato la Indesil, divenendo proprietaria dei silos. La volontà del nuovo titolare, Vincenzo Lanzone, è di mettere i grandi contenitori a disposizione di artisti che possano valorizzarne l’impatto estetico.

Oltre a questi aspetti più «romantici», c’è poi da ridisegnare e rilanciare la parte commerciale e industriale del porto, in crisi per la fine del ciclo della centrale a carbone e del petrolchimico, che significavano grandi traffici di rinfuse liquide e solide. Alla luce della (irreversibile) smobilitazione della chimica di base, ci si interroga ad esempio sull’attualità del progetto di raddoppio del Molo Polimeri al servizio di Eni Versalis. «Il progetto resta attuale e utile - spiega il commissario Mastro - sia perché a oggi il polo chimico è funzionante sia perché consentirebbe una delocalizzazione delle navi che attualmente trasportano gpl e di quelle che eventualmente porteranno gnl». Sì, perché dopo che è passato l’emendamento al Dl Infrastrutture sul finanziamento da 35 milioni di euro dei depositi di gnl, adesso Edison non avrà più alibi per traccheggiare e dovrà partire con i lavori di costruzione entro fine anno (quando scadrà l’ennesima proroga). «Penso che, con l’ottenimento del finanziamento, finalmente Edison inizierà le sue attività. L’Autorità portuale - afferma Mastro - non può negare la concessione. Tra l’altro, l’autorizzazione unica a Edison è stata rilasciata nell’agosto del 2022 da un governo (Draghi, ndr) che aveva al suo interno anche partiti i cui esponenti si oppongono adesso a questo investimento». L’altro fronte aperto è quello della banchina Enel: con il phase out dal carbone di fatto confermato al 2025, quell’area dovrebbe essere smantellata entro pochi mesi, come da cronoprogramma. Ma i tentennamenti del governo, che ora pare orientato a far slittare di addirittura 13 anni lo smantellamento della centrale a carbone per questioni di sicurezza energetica, pongono seri interrogativi sul da farsi. Anche perché alcuni grandi operatori bussano alla porta per richiedere la concessione di quella pregiata banchina. «Dobbiamo capire cosa fa il governo: se resta Enel, va bene, perché all’Autorità portuale entrano soldi. Viceversa, la banchina va liberata subito perché in quell’area vanno sviluppati altri progetti, a partire da quelli previsti nel decreto del governo sulla cantieristica navale per la produzione di energia eolica in mare. Il Mase e il Mit si parlino - chiosa il numero uno dell’Authority - perché uno dice che su quella banchina ci va il carbone fino al 2038 mentre l’altro dice che ci vanno le pale eoliche».

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