CEGLIE MESSAPICA - Partita la rivoluzione al centro di riabilitazione di Ceglie Messapica, che di fatto anticipa l’internalizzazione della gestione, sospesa dal Tar fino al 4 settembre. Dal 26 agosto, infatti, entrerà in vigore il piano emergenziale assistenziale varato dall’Asl di Brindisi su invito della Regione Puglia affinché si provveda alla «gestione diretta in sicurezza dei pazienti degenti», con una implementazione del personale, che passa da 190 a 245 unità. Ciò, alla luce dell’esistenza - riscontrata durante i sopralluoghi del Dipartimento di Prevenzione - di «criticità tali da ritenere insussistenti i requisiti organizzativi minimi per l’esercizio dell’attività sanitaria affidata in gestione alla Fondazione San Raffaele». In particolare, emergerebbe «un uso inappropriato - si legge nella delibera dell’Asl - dei posti letto riferiti alla disciplina dei pazienti codice 56 (recupero e riabilitazione funzionale), se si considera che è stato raggiunto nella giornata del 22 luglio un tasso di occupazione superiore al 200 per cento sia pur in assenza dei requisiti organizzativi previsti per il numero di posti letto assegnati dalla programmazione regionale».
I posti letto per i degenti codice 75 (neuroriabilitazione), invece, sono stati occupati mediamente al 50 per cento. Tanto «deriva dall’aver occupato la Fondazione San Raffaele posti letto codice 56 su quelli destinati al codice 75 sulla scorta di autorizzazioni rivenienti dalle precedenti direzioni Asl e revocate dall’attuale direzione generale - viene evidenziato nella delibera - e, dunque, non consentiti». Una presa di distanze netta, da parte del dg Maurizio De Nuccio, rispetto alle scelte dei suoi predecessori. Parole che non passano inosservate, anche alla luce del riferimento che l’attuale direzione dell’Asl fa al possibile mancato riconoscimento economico delle prestazioni sanitarie in soprannumero consentite in precedenza dalla stessa Asl. Per i ricoveri effettuati nel 2023, l’Asl ha ravvisato per il codice 56 un tasso di occupazione (ricoveri ordinari) pari al 187,82 per cento e per i day hospital pari al 110,17 per cento. Numeri «in esubero rispetto ai posti letto autorizzati per disciplina, che non consentirebbero - sostiene l’Asl nella delibera del piano emergenziale assistenziale - il riconoscimento economico delle prestazioni sanitarie in sovrannumero. Tale attività di verifica riguarda anche le annualità precedenti, nel rispetto dei posti letto autorizzati, attività tuttora in corso».
Riguardo le condizioni dei degenti, viene poi rappresentato che il sovraffollamento emerso dai sopralluoghi «espone a un rischio molto alto per i pazienti fragili trattati - argomenta l’Asl a supporto della propria decisione - di infezioni ospedaliere, che potrebbero determinare grave nocumento». Tra l’altro, viene sottolineato come «il contratto sottoscritto tra l’Asl di Brindisi e la Fondazione San Raffaele per la gestione temporanea e provvisoria del presidio di riabilitazione è datato 5 febbraio 2008». Pertanto, «i termini del contratto risulterebbero abbondantemente spirati, non potendosi ritenere condivisibili rinnovi automatici in assenza di una preventiva gara di evidenza pubblica».
Data la situazione di sovraffollamento della struttura, la direzione generale dell’Asl il 24 luglio ha disposto il blocco dei ricoveri presso il centro riabilitativo, provvedendo contestualmente alla rimodulazione dei posti letto complessivi. Da quel momento, i posti occupati dai degenti codice 56 sono scesi da 74 a 49 (dato al 19 agosto). Un numero comunque superiore rispetto ai 45 previsti dal piano ospedaliero.Il piano emergenziale assistenziale approntato dall’Asl prevede la nomina di Francesco Paolo Lisena, già incaricato quale direttore medico dell’ospedale di Ostuni, quale responsabile sanitario del centro di riabilitazione. Tale nomina è stata avversata dalla Fondazione San Raffaele in quanto ritenuta inefficace e illegittima ma l’Asl la ritiene «un atto dovuto, ai sensi della legge regionale 9/2017, trattandosi di una struttura pubblica». A supporto di Lisena, l’Asl ha definito anche un gruppo di lavoro, coordinato dal direttore sanitario aziendale, per le valutazioni cliniche dei pazienti ricoverati, per la valutazione dell’appropriatezza delle prestazioni erogate rispetto ai posti letto previsti dal piano ospedaliero e per la valutazione delle eventuali necessità riferite alle dimissioni dei pazienti. Ma soprattutto, è stato predisposto un nuovo piano di fabbisogno che porta da 190 a 245 la dotazione di personale a servizio del centro di riabilitazione. Grazie a questo potenziamento, sarà possibile «garantire 20 posti letto per i degenti codice 28 (unità spinale), che attualmente non risultano attivi». Secondo l’Asl, nella struttura mancavano ad esempio 7 dirigenti di Medicina fisica e riabilitativa e 14 infermieri. È stata inoltre riscontrata «la presenza di personale medico non in possesso della richiesta specializzazione, nonché di personale medico versante in situazione di incompatibilità per altri incarichi rivestiti», così come sono stati ravvisati «il mancato rispetto dei criteri di ammissione dei pazienti, il mancato aggiornamento delle cartelle cliniche e la inosservanza del minutaggio minimo giornaliero per le prestazioni riabilitative (per le quali si sta procedendo a puntuale contestazione per le inappropriatezze evidenziate)».
Carenze che hanno portato il Dipartimento di Prevenzione a dichiarare la non sussistenza dei requisiti organizzativi minimi. Oltre ad aver implementato il personale della struttura, l’Asl ha inoltre concordato l’uso di strutture private accreditate pugliesi nel rispetto della minore distanza dalla residenza dei pazienti e ha previsto l’utilizzo degli ospedali di comunità della provincia. Non è invece perseguibile in tempi brevi il trasferimento dei pazienti al Perrino a causa della mancanza di spazi dedicati a palestre, attrezzature e personale dedicato.