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San Pietro Vernotico, il boss assoldava minori per attentati ed estorsioni

 
Stefania De Cristofaro

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Stefania De Cristofaro

San Pietro Vernotico, il boss assoldava minori per attentati ed estorsioni

I due giovani sono accusati di associazione di stampo mafioso

Venerdì 26 Luglio 2024, 08:11

SAN PIETRO VERNOTICO - Anche due under 18 sarebbero stati coinvolti nelle intimidazioni di stampo mafioso poste in essere a San Pietro Vernotico dal gruppo che sarebbe stato guidato dal carcere, attraverso contatti via social, da Cristian Tarantino, 36 anni, già condannato in via definitiva per associazione mafiosa.

I decreti di fermo, emessi dalla Procura per i minorenni di Lecce, sono stati eseguiti nella mattinata di ieri dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Brindisi. Sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso con l’aggravante dell’associazione armata, tentata estorsione, danneggiamenti con esplosivi o a seguito di incendio, porto illegale di materiale esplodente, lesioni personali con l’aggravante di aver agevolato il sodalizio. Le contestazioni si riferiscono al periodo compreso tra ottobre 2022 e febbraio dell’anno successivo.

I fermi dei due ragazzi, che all’epoca dei fatti non avevano ancora raggiunto la maggiore età, seguono i quattro firmati dalla pm della Dda di Lecce, Carmen Ruggiero, in relazione alle azioni ai danni di imprenditori e commercianti di San Pietro Vernotico, così come della ex moglie di Tarantino e di alcuni familiari della donna, dopo che il detenuto aveva scoperto una nuova relazione. In carcere, dopo che il gip del tribunale di Brindisi, Simone Orazio, ha convalidato il fermo, ritenendo concreto e attuale il pericolo di fuga, così come quelli relativi alla reiterazione del reato e all’inquinamento probatorio, restano Omar De Simone, 29 anni, Camine Antonio Fellini, 21 anni, Daniele Poso, 38 anni (tutti e tre di San Pietro Vernotico) e Antonio De Michele, 26 anni, di Cellino San Marco. Il gip, allo stesso tempo, ha dichiarato la propria incompetenza funzionale, perché essendo stato contestato il reato di associazione mafiosa, la titolarità è del gip del tribunale di Lecce e per questo ha rimesso gli atti alla pm, non prima di aver evidenziato nell’ordinanza di custodia cautelare che il «complesso delle emergenze investigative dimostra l’esistenza e l’operatività del gruppo facente capo al detenuto Cristian Tarantino, retto dal suo luogotenente De Simone, il quale, godendo di margini decisionali e dando esecuzione alle direttive del primo», ricevute anche attraverso i social, «organizza e cura l’esecuzione di una sistematica attività illecita per il controllo del territorio e per l’acquisizione di nuove leve». Attività - ha evidenziato il gip - caratterizzata da elevata pericolosità, con l’uso di armi ed esplosivi, e attualità essendo tuttora in corso, con modalità tali da ostentare un evidente senso di impunità, confidando sull’omertà e sulle stato di soggezione della collettività e dei testimoni, seminando terrore a San Pietro Vernotico».

I ruoli dei minori sono emersi da questo troncone di inchiesta, condotta anche attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche. A uno dei due indagati, nel frattempo diventato maggiorenne, è stata contestata la partecipazione a un’aggressione fisica: secondo l’accusa, assieme a Carmine Antonio Fellini e ad altri non ancora identificati avrebbe pestato il 29 giugno, durante la festa patronale, un familiare dell’ex moglie di Tarantino, procurandogli lesioni giudicate guaribili in 15 giorni.

L’altro minore, a novembre dello scorso anno, venne tratto in arresto in flagranza di reato per porto e detenzione di materiale esplosivo: i carabinieri lo sorpresero con un ordigno esplosivo artigianale del peso di circa 900 grammi in una busta. Secondo quanto emerso, dopo l’arresto il capo del sodalizio gli avrebbe garantito l’assistenza e il mantenimento, provvedendo a fargli pervenire capi d’abbigliamento, scarpe e somme di denaro.

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