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Brindisi, per l'omicidio Cairo «intercettazioni decisive»

 
Stefania De Cristofaro

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Stefania De Cristofaro

Il Tribunale di Brindisi

Il Tribunale di Brindisi

L'ex dirigente della della Squadra Mobile ascoltato in udienza: «Sotto controllo il telefono della fidanzata di Enrico Morleo»

Domenica 19 Novembre 2023, 13:26

BRINDISI - «Gli ho tagliato la capu (la testa), na vota ca lu mittemmo intra lu saccu (l’abbiamo messa nel sacco), poi agghiu sci minatu la capu (poi l’ho buttata), impicciammo tutto (bruciammo), la carne strazza».

A parlare è Enrico Morleo e lo fa il 28 gennaio 2022: l’intercettazione è contenuta in uno dei 12 faldoni della perizia sulle conversazioni, telefoniche e ambientali, disposta dalla Corte d’Assise di Brindisi nel processo sull’omicidio di Salvatore Cairo, avvenuto il 6 maggio 2000: a riferire il contenuto di quell’ambientale è stato il sostituto commissario della Squadra mobile di Brindisi, Roberto Barone, componente del pool investigativo che ha lavorato anche sull’omicidio di Sergio Spada, l’altro imprenditore brindisino attivo nel settore della vendita di pentole e articoli per la casa, ucciso con un colpo di pistola l’11 novembre 2001.

Barone è stato ascoltato in veste di teste citato dal pm della Dda di Lecce, Milto Stefano De Nozza, nell’ultima udienza del processo in cui Enrico Morleo è imputato assieme al fratello Cosimo per entrambi i fatti di sangue: il primo è ritenuto l’esecutore materiale, mentre il secondo il mandante degli omicidi che, per l’Antimafia salentina, furono premeditati e compiuti con metodo mafioso per eliminare due concorrenti scomodi nel settore commerciale al quale era interessato Cosimo Morleo.

Barone ha spiegato che quella intercettazione è stata subito ritenuta di «interesse investigativo», assieme a quella ascoltata otto giorni prima, il 20 gennaio 2022: «Enrico Morleo parla con la compagna di giocarsi numeri al lotto e lo fa sulla base di alcune cose in particolare: sulla base dell’uso di un coltello e della testa tagliata».

Il teste ha sottolineato che mai prima la modalità di uccisione di Cairo era emersa. «Noi, come inquirenti, lo avevamo saputo alcuni giorni prima con le dichiarazioni sull’unico teste oculare, ma sono state secretate e nessuno poteva conoscerne il contenuto», ha precisato. Il captatore è stato attivato sul telefono della compagna di Morleo.

Rispetto al ragazzo che all’epoca era poco più che maggiorenne e lavorava come magazziniere nell’azienda riconducibile a Cosimo Morleo, il solo ad aver riferito di aver visto come venne ucciso Cairo, Enrico Morleo pronuncia per la prima volta quel nome il 23 gennaio 2022. Intercettato, dice: «Speriamo che non trovino il ragazzo ca fatia lu tantu (che lavorava lì all’epoca)». Il ragazzo, in effetti, era stato già ascoltato e per la prima volta confessa quanto vide.

Del ragazzo, Enrico Morleo parla anche dopo essere stato sottoposto a fermo, eseguito il 3 marzo 2022: lo fa in carcere, la mattina del 2 giugno, durante il colloquio con la moglie e dice: «Il guaio sai qual è? Quel bugiardo di vagnone, quel falso, non capisco il motivo, o lo hanno pagato o lo stanno minacciando, boh, non lo so. Non capisco perché non ti puoi ricordare tu dopo 20 anni, non capisco perché sta facendo questo». Il testimone oculare, ascoltato in udienza, ha spiegato di essersi portato un peso sulla coscienza per tutto quel tempo per paura di possibili ritorsioni, perché quel 6 maggio 2000 sarebbe stato minacciato di morte.

Enrico Morleo avrebbe mostrato interesse rispetto all’ispezione degli agenti della Mobile, il 25 gennaio 2022, alla cosiddetta legnaia, il luogo in cui sarebbe stato ucciso Cairo, corrispondente a una parte della società di Cosimo Morleo. Enrico Morleo parla con un suo conoscente il quale gli dice di aver saputo che «stavano scavando dentro un pozzo». Ed Enrico Morleo dice: «Là sta? Mica lo hanno trovato». Il conoscente insiste: «Questo finanziere gliel’ha detto al fratello», riferendosi alla fonte della sua conoscenza. E Morleo: «Mi pare strano a me». Un altro conoscente gli dice che «non hanno trovato ancora niente». Morleo: «Sicuro? Ieri sera mi fecero cadere il cuore per terra, hanno trovato la mano e un altro ha detto che hanno trovato il corpo». All’epoca, ha sottolineato di nuovo Barone, nessuno sapeva che Cairo fosse stato fatto a pezzi.

«Enrico era particolarmente interessato a capire se fosse stato trovato qualcosa, qualche pezzo, oppure se non fosse stato trovato nulla dall’esito dell’attività fatta da noi sul posto», ha rimarcato il sostituto commissario. Così come nessuno poteva sapere che fosse stata usata una motosega per fare a pezzi il cadavere di Cairo. Ma della motosega parla Enrico Morleo alla moglie, il primo febbraio: «Dice che hanno trovato pure la motosega là». Di quell’attrezzo si saprà solo dopo il fermo, perché nel provvedimento del pm viene riportata la ricostruzione dell’omicidio.

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