Tre giorni di pre-apertura (il 3, il 6 e il 10 settembre, durante i quali sarà però ammessa solo la caccia a colombaccio e tortora), poi il via ufficiale fissato per domenica 17 settembre, quindi la chiusura prevista per i primi giorni di febbraio (il 3, 4, 7 e 10, quando sarà consentita solo la caccia a colombaccio, cornacchia grigia, gazza e ghiandaia).
Con l’approvazione del calendario venatorio, inizia dunque il conto alla rovescia per il ritorno tra i boschi degli appassionati di attività venatoria. Una nuova stagione che, al momento, non ha scatenato (come sempre accade) polemiche e ricorsi e rispetto alla quale le aspettative dei cacciatori si scontrano con le difficoltà oggettive legate al poco spazio a disposizione. «Purtroppo - dice al riguardo il presidente provinciale di Federcaccia Luigi Scalera - ci sono più cacciatori di quanti per legge dovrebbero risultare. E’ un problema che si trascina da tempo senza che si riesca a trovare una soluzione. La speranza è rivolta al nuovo piano faunistico venatorio che tarda però ad essere approvato e attuato. In tale documento è presente una proposta che potrebbe risolvere il problema, ovvero l’accorpamento di Squinzano, Avetrana e Manduria all’Atc di Brindisi e quello di Fasano all’Atc di Bari. Fasano, infatti, ha tanti cacciatori e poche aree disponibili, per cui così potremmo recuperare maggiori spazi a beneficio dei residenti e, addirittura, consentire l’accesso anche ai non residenti».
Resta sempre attuale e radicato nel territorio brindisino il problema del bracconaggio: «Anche in relazione a tale questione - aggiunge Scalera - la Regione Puglia ha garantito il massimo impegno nell’attività di contrasto a questo fenomeno che, è bene sottolinearlo, è fuori dal mondo venatorio. Purtroppo, è una lotta impari in quanto la vigilanza (specie sotto il profilo della prevenzione) è carente da anni, da quando cioè la gestione delle guardie volontarie è passata dalla Provincia alla Regione: da quel momento, non esiste più un coordinamento della loro attività ed è come se non esistessero proprio. I Carabinieri Forestali, dal canto loro, fanno il possibile, ma per combattere il bracconaggio occorrono maggiori uomini e mezzi di quelli attualmente disponibili, così come avvebiva in passato grazie alla presenza sul campo della polizia provinciale e delle guardie venatorie».
Un’ultima considerazione: dal calendario venatorio restano fuori ben nove specie temporaneamente protette: il capriolo, il combattente, la coturnice, la marzaiola, la moretta, il moriglione, la pavoncella, la pernice rossa e la starna.