OSTUNI - Digital nomads, remote workers, coworking , parole inglesi poco note ai più ma che possono valere una rinascita per i borghi del Sud Italia e promuovere la destagionalizzazione del turismo. È in questo ambito che Serena Chironna e Andrea Mammoliti, originari del nord con un passato tra Londra e Shanghai, sono sbarcati a Ostuni da nomadi digitali, ossia persone che lavorano da ogni posto del mondo per la start-up da loro fondata, Kino, che ricerca le «gemme» italiane nascoste nei piccoli borghi proponendole come possibili location ai nomadi digitali ed ai lavoratori da remoto provenienti da ogni parte del globo. La terza tappa del loro progetto è appunto Ostuni, che come gran parte delle città del Sud si svuota di turisti nei mesi invernali.
«La Puglia è abbastanza una novità per un turista internazionale ma ha una rete di servizi che possono accogliere queste persone - spiega Serena Chironna -. La chiave per scegliere un posto è che ci siano più attori locali che credano in questo tipo di progetto e che vogliano co-progettare con noi. A Ostuni ci siamo arrivati grazie a Wonderful Italy, un partner privato focalizzato su esperienze autentiche in posti meno conosciuti in Italia. Inoltre siamo in contatto con “Le radici del Sud”, un’associazione che organizza spettacoli a base di musica e pizzica».
L’impatto con la Città bianca è stato subito positivo: «Ostuni è una bellissima cittadina, con un centro storico stupendo e noi abbiamo scelto di vivere tra le case tipiche - sottolinea la co-fondatrice di Kino -. Inoltre è abbastanza comoda da raggiungere con i mezzi rispetto ai primi due progetti, Tursi in Basilicata e Santa Flora in Maremma. Il problema dei borghi isolati è sempre lo stesso: una volta arrivate le persone della nostra community come si muovono? Ostuni da questo punto di vista è abbastanza connessa».
In questo periodo Ostuni ospiterà due gruppi di nomadi digitali protagonisti del progetto: un primo gruppo è già presente in città dallo scorso 4 marzo e vi resterà fino al 31 marzo prossimo; un secondo gruppo vi soggiornerà dall’11 aprile fino all’8 maggio prossimi. Si tratta di persone provenienti da cinque diverse nazioni: Slovacchia, Lituania, Paesi Bassi, Stati Uniti e Argentina. «C’è anche un italiano ma sono pochi - spiega Serena - perché spesso gli italiani scelgono di andare all’estero e poi perché per un lavoratore italiano medio, dal punto di vista economico, tali esperienze sono meno accessibili».
Per Serena un altro aspetto importante di questo ambito è il cambio di vita che vivono i nomadi digitali ospitati: «È stato interessante vedere le dinamiche di approccio di chi è abituato alla velocità delle grandi città, con ritmi più lenti, come ad esempio l’apertura dei negozi a determinati orari. Noi da parte nostra proviamo a offrire un design dell’esperienza da quando arrivano a quando vanno via: da internet alla logistica, dal luogo di lavoro alle esperienze da fare nei week-end».
La filosofia del progetto è nell’autenticità dell’esperienza, che però passa da alcuni fattori chiave: «Il nostro obiettivo è portare i digital nomads in luoghi più piccoli e formare anche gruppi più raccolti in modo tale che si possano favorire opportunità di scambio e di incontro con le comunità locali - spiega la cofondatrice - tutto però ad un ritmo lento e fuori dai contesti turistici tradizionali come quelli offerti da Roma, Firenze o Venezia. Per questo chiediamo ai fruitori di tale esperienza di stare nei luoghi almeno un mese, facendoli arrivare tutti lo stesso giorno».
Inoltre fondamentale è l’idea di comunità perché «se queste persone arrivano e rischiano di sentirsi sole, o non verranno mai o se arrivano scappano. L’idea è quella di fare questa esperienza con delle persone che condividono il loro stile di vita».
Prima di arrivare però a Ostuni, Serena e Andrea hanno provato a capire cosa fosse importante per un progetto dedicato ai nomadi digitali in Italia. Così Serena ha voluto fare l’esperienza in maniera diretta: «Ho passato i primi tre mesi dell’anno scorso a Madeira (isola del Portogallo, ndr), che ospita moltissimi nomadi digitali e lavoratori da remoto, perché pur avendo un background internazionale io non avevo mai vissuto in queste comunità - ammette Serena Chironna -. Ho conosciuto molte persone parlando loro del progetto e ho convinto un gruppetto a venire con noi proprio a Tursi tra giugno e luglio».
Serena e Andrea vogliono pensare in piccolo per costruire una grande esperienza: «Io adoro la diversità e lo scambio culturale e purtroppo stando in un paesino non puoi avere accesso alla diversità, conoscere le storie che hanno una storia diversa dalla tua - dice Serena Chironna -. Vedere queste persone a contatto con le persone del luogo può essere anche motivo di ispirazione per chi vive in loco, perciò per noi creare uno scambio tra i residenti locali e i nomadi digitali, come ad esempio avviene ad Ostuni in questi giorni, è già un successo ed un arricchimento».