BRINDISI - «Guarda che i carabinieri vi devono arrestare tutti poiché Claidi se la sta cantando».
Qualcuno, ad oggi rimasto anonimo, avvisò Angela Coffa, moglie dell’ergastolano Andrea Romano, a capo dell’omonimo clan di stampo mafioso con base nel quartiere Sant’Elia di Brindisi, e la sorella Annarita, moglie di Alessandro Polito, che il giorno dopo sarebbero state arrestate. Blitz che effettivamente scattò il 13 febbraio 2020, quando le due sorelle finirono in carcere con l’accusa di associazione mafiosa, sull’onda lunga delle indagini per l’omicidio di Cosimo Tedesco, ucciso a colpi di pistola il primo novembre 2014, per il quale oltre a Romano sono stati condannati al fine pena mai anche Polito e Francesco Coffa.
A riferire di quel biglietto sono state le sorelle Coffa a cinque giorni di distanza. Entrambe sono diventate collaboratrici di giustizia e sono detenute in una località segreta, nota solo al Servizio centrale di protezione. Le dichiarazioni delle due donne emergono dagli atti dell’inchiesta «Vortice», coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce e sfociata negli arresti, il 14 luglio 2022, eseguiti dagli agenti della Squadra Mobile di Brindisi. In questo troncone le sorelle Coffa sono rimaste a piede libero. L’udienza preliminare si è svolta ieri nell’aula bunker a Lecce.
L’interrogatorio di Angela Coffa risale al 27 aprile 2022, quando le è stato chiesto se rispetto «all’imminente adozione delle misure restrittive a febbraio 2020» lei e i familiari abbiano avuto «una qualsivoglia informazione». Risposta: «Sì, la sera prima del blitz, mia sorella Annarita ha ricevuto una missiva anonima, racchiusa in una busta, che non ricordo se fosse affrancata, sulla quale era scritto un nome come mittente». Nome - si legge nel verbale - di cui Angela Coffa ha detto di non ricordare, precisando che «la via del soggetto mittente era la stessa in cui era stato residente» un brindisino di cui ha fatto nome e cognome. Ha poi aggiunto di non sapere se quella lettera fosse stata spedita tramite ufficio postale o «se qualcuno l’ha messa nella cassetta postale» della sorella Annarita. Quanto al contenuto, non ha avuto esitazioni: «La missiva ci avvisava del fatto che saremmo stati arrestati a causa delle confidenze» che tale Claidi «stava facendo agli investigatori». «Di fatto - è scritto ancora nel verbale di interrogatorio - siamo stati tutti arrestati».
Quel foglio, quando scattò il blitz «era sul tavolo di casa» di Angela Coffa, «in via Favia». La donna ha anche detto che dopo un suo «cenno» sarebbe stato preso dalla moglie di uno dei brindisini per i quali la Dda di Lecce ha chiesto il processo dopo gli arresti del blitz Vortice «affinché lo facesse sparire». Angela Coffa non ha saputo dire se poi effettivamente sia stato distrutto.
Di quella lettera contenente l’avviso degli arresti imminenti ha raccontato Annarita Coffa e lo ha fatto il 22 aprile 2022, riferendo che a trovare il foglio sarebbe stato uno dei figli, «di rientro da scuola, nella cassetta della posta in piazza Tiepolo». «Il foglio -ha detto la donna - era a quadretti, scritto a mano».
Annarita Coffa però non avrebbe dato importanza a quello che c’era scritto perché «non credevamo che quel Claidi stesse collaborando con la giustizia, alla luce del fatto che era un affiliato di Andrea Romano da diversi anni». Ha detto anche di aver chiamato la sorella Angela che, a sua volta, le avrebbe detto che «qualcuno voleva metterci contro Claidi». «Non abbiamo mai scoperto chi ci inviò la missiva», ha fatto mettere a verbale la donna. Una fonte anonima che evidentemente era a conoscenza della data del blitz.