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«Franco 1» la canotta Happy Casa per l’ultimo saluto al collega De Simone

 
Angelo Sconosciuto

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Angelo Sconosciuto

«Franco 1» la canotta Happy Casa per l’ultimo saluto al collega De Simone

La figlia Francesca: «I tuoi colleghi hanno visto l’amico pronto a condividere con loro le gioie della nostra famiglia»

Venerdì 03 Febbraio 2023, 13:06

14:13

BRINDISI - La chiesa gremita dei Salesiani e tante gente fuori dal tempio offre il metro esatto di valutazione dell’affetto che la città e non solo (esatto: la città e non solo) hanno nutrito per il collega Franco De Simone, scomparso improvvisamente nelle scorse ore. La canotta ufficiale di gara della Happy Casa Brindisi con la scritta «Franco 1», del resto, è rimasta sul feretro pochissimo tempo, divenuta subito appannaggio del nipotino Francesco, promessa del basket.

Lo sport e la chiesa dei Salesiani: anche nell’ultimo saluto al collega si è compiuto il miracolo di tenere insieme i punti cardinali della sua vita. I tanti amici di sempre, suoi e dei suoi tre figli, gli atleti di diverse discipline, la delegazione ufficiale della Happy Casa, i colleghi giornalisti venuti anche da fuori e poi gli ex allievi salesiani. Già, perché Franco ha avuto un ruolo preciso in quell’associazione, un ruolo nel momento di maggiore intensità operativa della stessa con il notaio Errico ed il prof. Zeni ai vertici nazionali della stessa. Franco in quegli anni ha diretto le «Lettere alla Città», un giornale che è stato di stimolo al territorio del quale cerca di offrire una lettura particolare...

E nella chiesa da lui frequentata è stata la figlia Francesca a leggere qualche pensiero: «È difficile raccogliere pensieri autonomi in questo momento - ha detto - ai tuoi amici della Redazione ho chiesto aiuto e tra i tanti ricordi, che mi hanno consegnato ce ne sono due che mi hanno colpito: la telefonata a casa ogni giorno, una volta uscito dall’ufficio del Comune ed il rito della vigilia dell’Immacolata, finché è stata in vita la mamma…“Sono il lupo!”, dicevi a Margherita piccolina, che frequentava la prima elementare e poi a farti raccontare tutto… e quel “sono il lupo!” precedeva anche l’ascolto di tutto ciò che Margherita aveva fatto a scuola e poi, andando avanti negli anni, i tuoi colleghi ti ricordano come mai (una volta che fosse una) abbia tu mancato di stare al lavoro affrontando contemporaneamente i tanti problemi che si andavano creando». «E poi: “Marì, fammi uno squillo quando devo passare da casa…!” - ha ripreso -. Era il tenore della telefonata a casa di ogni vigilia dell’Immacolata quando invitavi mamma a preparare per tutti i colleghi la “puccia brindisina” con tonno, formaggio e “franfullicchi”. E quella puccia la condividevi in redazione, quasi fosse un filo comune tra la famiglia e il lavoro. In questi ricordi, i tuoi colleghi hanno visto l’amico pronto a condividere con loro le gioie della famiglia, della nostra famiglia, mettendo insieme due mondi che non sempre possono andare d’accordo: l’ambiente del lavoro e il clima della famiglia».

E quindi: «Ho visto che oggi, nel ricordarti sul giornale, ti hanno scritto che forse tutto parte dall’Oratorio, dalla famiglia salesiana che ha creato da giovane la prima tua occasione di confrontarti con ciò che era intorno a te e nella quale sei stato sempre prima presente e poi in ogni caso attento ed in sintonia: adesso, a guardare oggi il tuo cammino credo che sia vero. Sei riuscito a creare ovunque famiglia - ha aggiunto -: sincerità di affetti e di sentimenti, chiarezza nel dire la propria… I tuoi colleghi ci hanno sempre detto con quanto orgoglio parlassi di noi e, quando sono arrivati loro, dei tuoi nipoti. Quanto impegno hai messo in tutto ciò che hai fatto per me, per Salvatore, per Margherita! Dirti grazie è poco - ha concluso -: meriti molto di più. E ti penso, nella riservatezza dei tuoi sentimenti, a quanto sia stata formativa per te la “buonanotte salesiana”: quel pensiero positivo che aiuta ad andare avanti… Buonanotte papà, che il Signore della vita sia lui a ricompensarti!».

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