Il reato di lottizzazione abusiva è stato accertato, ma è ormai prescritto. Per questo i proprietari riavranno le loro 200 villette sul litorale nord di Brindisi. La Cassazione ha chiuso così, dopo 11 anni, il caso di Acque Chiare, la Punta Perotti di Brindisi, il complesso sequestrato nel 2008 per gravi reati edilizi: l’area di località Torre Testa era agricola eppure fu trasformata in zona turistica. La suprema corte ha evidentemente ritenuto gli acquirenti in buona fede, disponendo dunque la revoca del sequestro delle unità immobiliari insieme alla prescrizione dei reati, confermando però tutte le statuizioni civili favorevoli alla Regione, compresa una provvisionale di 50mila euro che dovrà essere pagata dai quattro imputati.
Nei primi due gradi di giudizio erano stati condannati il costruttore Vincenzo Romanazzi, il notaio Bruno Romano Cafaro, il progettista Severino Orsan e l’ex dirigente comunale Carlo Cioffi. Il dispositivo della sentenza (Terza sezione, presidente Andreazza, relatore Gentili) reso noto stamattina dispone la prescrizione per Romanazzi, Orsan e Cioffi ma nulla dice a proposito di Cafaro. Adesso per tutti loro la partita si sposta sul fronte civile. Nei primi due gradi di giudizio la Regione era stata chiamata a risarcire, come responsabile civile, i danni milionari invocati dagli acquirenti. Ora, invece, la Regione (con l’avvocato Francesco Marzullo) è stata ritenuta parte lesa, evidentemente per l’utilizzo improprio di quelle aree costiere che con l’accordo di programma erano state trasformate impropriamente da agricole in zone per lo sviluppo turistico-alberghiero. La realizzazione delle ville (il comparto C) risale al periodo tra il 2003 e il 2006. La Cassazione si è pronunciata solo in relazione al comparto C, mentre andrà chiarito cosa accade per gli altri due comparti (in cui ci sono l’albergo e il lido), anche questi sequestrati all’epoca dalla Finanza.

Abusivismo sul litorale di Brindisi
prescrizione per 100 imputati
In udienza il procuratore generale Colasaniti aveva chiesto il rigetto di tutti i ricorsi. Le difese degli imputati, e in particolare quelle di Cafaro e Romanazzi, avevano chiesto la nullità di tutti gli atti processuali (e delle due sentenze di merito) perché - a loro modo di vedere - il processo si sarebbe dovuto svolgere davanti a un tribunale collegiale, in quanto inizialmente era coinvolto anche l’ex sindaco Antonino che rispondeva di corruzione in concorso con Romanazzi (anche questa ultima accusa è caduta, grazie alla prescrizione, nel 2011). Se l’eccezione delle difese fosse stata accolta, gli imputati avrebbero ottenuto anche la revoca di tutte le statuizioni civili. Invece ora dovranno pagare i danni.