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Andria, morì di Covid dopo il contagio in ospedale, i familiari: «L’inchiesta vada avanti»

 
Linda Cappello

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Linda Cappello

Andria, morì di Covid dopo il contagio in ospedale, i familiari: «L’inchiesta vada avanti»

La donna, 61 anni, venne ricoverata a settembre 2020 nel reparto di Neurochirurgia per sottoporsi ad un intervento, perfettamente riuscito, ma al Bonomo fu contagiata dal virus

Giovedì 11 Maggio 2023, 13:36

ANDRIA - È stata presentata opposizione alla seconda richiesta di archiviazione nell’ambito dell’inchiesta sul decesso di una 61enne di Barletta, morte il 19 ottobre 2020 dopo aver contratto il Covid nell’ospedale di Andria.

Ieri si è svolta l’udienza camerale, nel corso della quale l’avvocato Raffaele Dibello - che assiste i familiari - ha insistito affinchè la procura continui ad indagare identificando il personale sanitario che potrebbe aver avuto un ruolo nel decesso della paziente.

La donna viene ricoverata il 22 settembre 2020 nel reparto di Neurochirurgia per sottoporsi ad un intervento chirurgico al rachide cervicale, eseguito otto giorni dopo. Dopo aver trascorso 24 ore in rianimazione la 61enne ritornò nel reparto di neurochirurgia. L’operazione era perfettamente riuscita, tutto sembrava procedere per il meglio. Il 5 ottobre, però, sopraggiunge la febbre, che i medici associano a eventuali complicanze post operatorie e per questo non sottopongono la paziente a tampone. Dopo le dimissioni, la donna viene nuovamente ricoverata con febbre e astenia: stavolta il tampone è positivo. Il decorso clinico peggiora sempre di più fino al decesso avvenuto il 19 ottobre. Secondo i familiari – a detta dei quali i sanitari non avrebbero adottato tutte le opportune misure anti contagio – una diagnosi più tempestiva avrebbe potuto salvarle la vita.

Nella consulenza tecnica disposta dal pubblico ministero, i periti scrivono a chiare lettere che « la signora contrasse l’infezione da Sars - Cov -2 nel corso della degenza ospedaliera presso l’ospedale Bonomo di Andria dal 22 settembre al 7 ottobre 2020; vi fu tardivo riconoscimento dei sintomi da Covid - 19 da parte degli operatori sanitari dell’Unità di Neurochirurgia, con violazione delle indicazioni del Ministero della Salute in ordine alla esecuzione dei test diagnostici per l’infezione».

D’altro canto, però, aggiungono anche che « la signora non presentava alcun maggior rischio di contrarre l’infezione rispetto a qualsivoglia altro paziente degente in qualsivoglia altra struttura ospedaliera».

Spiegano che il mancato riconoscimento dei sintomi del Covid potrebbe essere stato confuso con un frequente rialzo febbrile ascrivibile al decorso post operatorio. Nei prossimi giorni il gip scioglierà la riserva e deciderà se accogliere la richiesta di archiviazione o disporre nuove indagini.

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