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Andria «soffoca» tra smog e polveri sottili: serve un cambio di passo

 
Redazione online

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Secondo il report Mal'aria di Legambiente la città è quinta a livello nazionale: troppo lenta la riduzione dei livelli di inquinamento

Martedì 31 Gennaio 2023, 15:59

ANDRIA - Andria non s'impegna abbastanza per contrastare smog e polveri sottili. Lo dice «Mal'aria», il rapporto 2023 di Legambiente che ha analizzato l'inquinamento delle città di tutta Italia e provato che non si stanno riducendo abbastanza in fretta i livelli di smog e così ancora nel 2022 ben 29 città sforano i limiti di polveri sottili, mentre in 72 la salute sarebbe messa a rischio per le troppe emissioni secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità.

Sul podio negativo, a livello nazionale, ci sono Torino, Milano e Asti, seguite da Modena, Padova e Venezia. Nel 2022 per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) e del biossido di azoto (NO2) queste città hanno di fatto doppiato il numero di sforamenti consentiti. Un problema per il presente ma soprattutto un’ipoteca per il futuro, in vista dei nuovi limiti imposti al 2030. Se infatti sempre per il PM10 l’analisi delle medie annuali ha mostrato come nessuna di esse abbia superato il limite previsto dalla normativa vigente, secondo i limiti indicati al 2030 sarebbero infatti solo 23 su 95 (il 24% del totale) le città che non hanno superato la soglia indicata per quella data (20 microgrammi per metro cubo d’aria).

Andria è tra le città che devono impegnarsi di più per la riduzione dei livelli di inquinamento da Pm2.5, piazzandosi quinta a livello nazionale. Legambiente inserisce in classifica anche Torino e Milano (riduzione necessaria del 43%)  Cremona (42%), ma anche Andria (41%) e Alessandria (40%) per il PM10; Monza (60%), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (57%), Bergamo, Piacenza, Alessandria e Torino (55%), Como (52%), Brescia, Asti e Mantova (50%) per il PM2.5

A livello regionale tutte le città rientrano nei limiti di legge attuali. Per quel che attiene il Pm10 presente nell’aria, Andria è a 34 microgrammi per centimetro cubo, sotto i 40 µm previsti dalla legge. Il problema, come detto, riguarderà il futuro, quando nel 2030 il limite diventerà di 20. E purtroppo, sempre secondo il report, nessuna città pugliese, almeno per ora, è sotto la soglia. 

«La tendenza di decrescita dell’inquinamento è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e sanzioni» spiega Legambiente che sottolinea come le città più distanti dall’obiettivo previsto per il Pm10 «dovrebbero ridurre le proprie concentrazioni tra il 30% e il 43% entro i prossimi sette anni, ma stando agli attuali trend di riduzione registrati negli ultimi 10 anni, potrebbero impiegare mediamente altri 17 anni per raggiungere l’obiettivo», quindi solo nel 2040.


«L'inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche un problema sanitario di grande importanza», spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. «In Europa, è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l’Italia registra un triste primato con più di 52.000 decessi annui da Pm2.5, pari a 1/5 di quelli rilevati in tutto il continente». Le strade da seguire ci sono ma implicano investimenti importanti sul trasporto pubblico, pedonalizzazioni e zone 30, condivisione dei mezzi, reti di ricarica dei mezzi elettrici, ciclabili, «azioni coraggiose» da parte di Governo Regioni e ai Comuni, per città più pulite e sicure. 

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