BARLETTA - L’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza di Monza si chiama «Accetto o rifiuto». In cinque sono finiti agli arresti domiciliari, con le accuse, a vario titolo, di corruzione, turbativa d’asta, truffa ai danni di Gelsia Ambiente (società di Desio, che gestisce i servizi di igiene ambientale), false fatturazioni e autoriciclaggio di denaro. In ballo una tangente da 60 mila euro su un appalto di 2 milioni per la fornitura di sacchetti «intelligenti», dotati di microchip, per la raccolta dei rifiuti.
Anche due barlettani fra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare richiesta dai sostituti della Procura di Monza, Salvatore Bellomo e Michela Versini, e sottoscritta dal gip Silvia Pansini. Si tratta di Cosimo Damiano Sfregola, amministratore della società capofila dell’associazione temporanea di imprese che nel 2017 si è aggiudicata l’appalto da 2 milioni di euro sulla raccolta dei rifiuti in Brianza, e poi l’intermediario Gaetano Giannini. Arrestati con loro, Antonio Capozza, direttore generale della Gelsia Ambiente srl di Desio, società del gruppo A2A di Brescia, per il quale gestisce i servizi di igiene ambientale in 26 comuni del territorio brianzolo, e Massimo Borgato, ex presidente del consiglio di amministrazione della stessa Gelsia Ambiente. Vi è poi Fabrizio Cenci, imprenditore di Limbiate, al quale era stata commissionata la realizzazione del software per il microchip per i sacchetti dei rifiuti.
Sia Sfregola che Giannini hanno già sostenuto gli interrogatori di garanzia, fornendo la loro versione dei fatti. Secondo la Guardia di Finanza e la Procura, «i due amministratori della società pubblica brianzola avrebbero percepito una tangente da 60.000 euro per agevolare gli imprenditori, facenti capo ad una associazione temporanea di imprese pugliese, ad aggiudicarsi una gara d’appalto di oltre 2 milioni di euro, finalizzata alla fornitura e distribuzione di sacchi per la raccolta del rifiuto indifferenziato, munito di microchip di tracciamento». La presunta tangente risale al 2016: per chi indaga «sarebbe stata emessa attraverso un meccanismo di sovrafatturazione delle prestazioni rese agli ignari enti locali beneficiari della raccolta rifiuti documentando servizi mai resi».