Barletta - «A tutti i miei concittadini di Barletta, la città del mio cuore, voglio dire: non sprecate questa grande possibilità che vi è stata regalata. Ci si può salvare. Se uscite sappiate che state aumentando la possibilità che un vostro familiare o magari voi stessi possiate morire nella sofferenza e nella solitudine di una terapia intensiva, circondati da tanti pazienti che magari hanno sempre rispettato le regole e che sono stati vittime della inciviltá e ignoranza dei più egoisti».
È diretta, con la sua voce combattiva, la barlettana Novella Calò medico anestesista e rianimatore in forza all’ospedale universitario Sabadell ubicato nell’immenso spazio di Parc Taulí a Barcelona. Laurea in medicina all’Università di Bari con l’ultimo anno di specializzazione in Spagna. Terra ora «estremamente provata da questo coronavirus».
Novella aggiunge: «La mia attività professionale è cambiata molto rispetto a prima dell’inizio di questo maledetto momento.
La attività privata si è quasi azzerata per ovvie ragioni.
Ora abbiamo il compito di prenderci cura dei pazienti Covid intubati, perché siamo i soli a saper usare un respiratore, mentre i colleghi chirurghi sono passati ad improvvisarsi internisti e seguono i pazienti covid non intubati».
Novella, roteando il caleidoscopio delle forti emozioni, racconta: «Il mio primo giorno in trincea è stato indimenticabile. Arrivo all’ospedale e mi dicono "oggi stai nelle tracheotomie". Fino ad allora, per il mio orario ridotto, mi avevano tenuta fuori dalla zona rossa, io pensavo per anzianitá. Ma mi ero illusa: era stata solo casualitá. Mi preparo ed entro nella zona rossa.
Non riconoscevo niente e nessuno. Niente perché la zona dove mi avevano destinata era una zona di ambulatori adibita a terapia intensiva, e nessuno perché il personale che mi circondava, a parte di essere coperto, era composto da colleghi venuti da altri reparti, e messi li ad aiutare nella misura in cui potevano. Mi sono ritrovata in un ospedale da guerra. La prima cosa che ho fatto è stata trattenere il respiro, come se così avessi potuto evitare di contagiarmi. Poi mi sono rilassata perché proprio in quei primi miei minuti di angoscia, nel box 1 avevano appena potuto estubare un giovane».
«Ogni giorno l'ospedale ci manda via mail quello che io chiamo il bollettino di guerra in cui ci comunica il numero di ricoveri covid e no-covid e la distribuzione. Adesso abbiamo anche a disposizione un hotel in cui oggi sono ricoverati 116 pazienti covid non gravi - ha continuato -. La tristezza è purtroppo fortemente presente tra di noi questi giorni, molti colleghi si sono ammalati e molti sono morti. Non si ammalano solo i pazienti anziani, non è vero, si ammalano e a volte muoiono anche i giovani, quelli sani e tra il personale sanitario purtroppo è accaduto».
La conclusione: «Il Governo non sta facendo niente di utile, le conferenze stampa sono ridicole e l'informazione non rispecchia la realtà, i tagli alla sanità ci hanno costretti a lavorare in pessime condizioni. Provo rabbia perché la gente non rispetta le regole ed esce di casa con qualunque scusa. Per questo vi dico si essere attenti».
Poi, prima di chiudere, con il suo meraviglioso sorriso aggiunge: «Anche se difficilissimo dobbiamo andare avanti. Viva Barletta e viva l’Italia».