TRANI - Un carcere di massima sicurezza diventato adesso di «massima confusione».
Nella struttura di via Andria a Trani, fiore all’occhiello dell’amministrazione penitenziaria negli anno 70 -80, non è solo il sovraffollamento delle celle l’unico dramma che si consuma nel dramma della detenzione. Qui, infatti, il sovraffollamento non è il sintomo della recrudescenza del crimine ma della difficoltà del sistema giudiziario italiano di essere efficace.
La denuncia L’ennesima denuncia, in tal senso, arriva da parte di Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sindacato autonomo della polizia penitenziaria, (Sappe) che, con una serie di fotografie eloquenti, ha voluto documentare alle autorità politiche , amministrative e sanitarie il «lager» della «Sezione Blu» (alta sicurezza) che non possiede più i requisiti strutturali minimi di vivibilità per ospitare i detenuti, che hanno diritto di usufruire di un ambiente idoneo. Così come gli agenti hanno il diritto di operare in assoluta sicurezza.
Celle fatiscenti Stanze grandi poco più di 4,5 metri quadri in cui i detenuti sono costretti a fare i loro bisogni senza alcuna privacy, nello stesso spazio in cui mangiano, dormono e trascorrono la maggior parte della giornata: è la situazione «al di fuori di ogni contesto di civiltà», denuncia in una nota lo stesso Pilagatti del Sappe che chiede alle autorità competenti la chiusura immediata di questa ala del carcere dove vive la stragrande maggioranza della popolazione carceraria di Trani, circa 200 a fronte di una capienza totale di oltre 300 detenuti.
«È inaccettabile - spiega meglio il segretario nazionale del sindacato più rappresentativo a livello nazionale e regionale - che nel 2019 in un paese che si ritiene civile come l’Italia, nella “Sezione blu” del carcere di Trani ci sia una situazione igienica sanitaria da terzo mondo, dove i detenuti giornalmente vengono offesi nella loro dignità di esseri umani, ed i poliziotti costretti a lavorare in condizioni assurde, tra puzze varie, fumo passivo e degrado»
L’appello Un appello è stato rivolto anche alla senatrice Bruna Piarulli che bene conosce la situazione della struttura di via Andria avendo già ricoperto l’incarico di direttrice degli Istituti penitenziari di Trani.
«Da mesi - prosegue Pilagatti - è pronta la nuova struttura che permetterebbe di ovviare a ciò, ma rimane incomprensibilmente chiusa». I detenuti della sezione blu, in altre parole, potrebbero trasferirsi dalla «sezione della vergogna» nelle celle nuove di zecca ma ciò non è ancora avvenuto a causa dei « cavilli burocratici» tra il Ministero e la ditta di costruzione che ha eseguito le opere nell’area del carcere di Trani. Ed è per questa ragione che i reclusi in quella sezione lager del penitenziario pugliese, almeno per ora, dovranno continuare a vivere in quelle stanzette di pochi metri quadri con il water accanto alla cucina, al tavolo e al letto.
Carichi di lavoro «Oltre alla sezione della vergogna si deve denunciare anche un degrado lavorativo che colpisce quei pochi poliziotti costretti a lavorare da soli nelle sezioni detentive 8 - 9 ore e più, occupando più posti di servizio contemporaneamente con carichi di lavoro massacranti.
In questo contesto i vertici del carcere invece di venire incontro alle esigenze lavorative e della sicurezza , pensano a tagliare ulteriormente i diritti ai poliziotti allargando a dismisura le attività a favore dei detenuti tanto è vero che il penitenziario di Trani è diventato una torre di Babele con visitatori, associazioni di ogni genere , insegnanti, che ogni giorno entrano nel carcere senza gli accurati controlli che sarebbero necessari». «Sia chiaro, il Sappe non è assolutamente contraria alle attività a favore dei detenuti, ma se c’è un emergenza quella non può essere totalmente scaricata sui lavoratori della Polizia penitenziaria».
Sicurezza Il segretario nazionale del Sindacato autonomo della polizia penitenziaria è come un fiume in piena nel denunciare le carenze dei penitenziari tranesi. Manca la videosorveglianza, non sono garantiti gli standard di sicurezza per gli operatori che lavorano nella casa circondariale. «Va stigmatizzato anche il cosiddetto “turismo carcerario” per cui i detenuti escono dal penitenziario anche per cose non gravi, mettendo a repentaglio ancora di più la sicurezza sia dei poliziotti che della cittadinanza, considerato che il locale nucleo traduzione è insufficiente ed è costretto a lavorare con automezzi fatiscenti ed al limite di ogni norma sulla circolazione stradale».
Infine il Sappe accende i riflettori anche sulla Casa di reclusione femminile che, dice, «in un momento di così grave situazione organica , si continua a tenerla nonostante sia diventata fatiscente e non a norma». «Si potrebbero razionalizzare le risorse umane spostando la sezione femminile all’interno della casa circondariale. Una situazione simile favorirebbe anche la città di Trani visto che il manufatto di estrema bellezza che attualmente viene occupato dalla casa di reclusione, potrebbe essere restituito, dopo alcuni lavori di manutenzione, alla cittadinanza locale».
pronti a manifestare Per tutti questi motivi gli iscritti al Sappe sono pronti a manifestare, a livello regionale, proprio dinanzi al carcere di Trani. «Per protestare contro una situazione di lavoro non più sopportabile e per sollecitare nuove risorse umane indispensabili - conclude Pilagatti - per fronteggiare una vera e propria emergenza carcere».