TRANI - Il dibattito su quanto il numero 13 sia da considerarsi foriero di buona, ovvero cattiva sorte, nel caso degli stabilizzati della Asl Bt non ha neanche ragione di essere: per loro, la data del 13 novembre 2018 sarà ricordata come un giorno fausto, storico, il più atteso dopo anni di illusioni, disillusioni e, soprattutto, tanto precariato.
In 103 hanno firmato la conversione del lavoro da tempo determinato ad indeterminato, in rigoroso ordine alfabetico, davanti al presidente della giunta regionale, Michele Emiliano, al direttore generale dell’Asl Bt, Alessandro Delle Donne, dirigenti e funzionari della stessa azienda sanitaria locale di Barletta-Andria-Trani.
Il caso ha voluto che la prima persona a comparire davanti al governatore fosse una donna con un bambino in braccio, dal quale per il momento non si sarebbe potuta separare. Peraltro, tra le tante storie che si sono potute incrociare e conoscere nella sala convegni dell’ospedale San Nicola Pellegrino di Trani, in cui si sono siglati tutti i nuovi contratti, ci sono anche quelle di due ex precarie incinte, ieri assunte e a breve mamme.
E così Emiliano, ieri, più che datore di lavoro si è trasformato in un papà, o un fratellone a seconda dei casi, concesso sorrisi, strette di mano, abbracci, selfie e foto di gruppo a una platea di persone che, finalmente, hanno potuto scaricare la tensione dopo tanti anni di attesa.
In loro soccorso, due fattori determinanti, a cominciare dal cosiddetto “decreto Madia”, approvato il 25 maggio 2017 e denominato per l’esattezza “Superamento del precariato nelle pubbliche amministrazioni”: ebbene, per tutti gli stabilizzati ricorrevano le condizioni previste in quel decreto: tutti reclutati dal 2008 a tempo determinato; tutti in servizio successivamente alla data di entrata in vigore della legge numero 124 del 2015 con contratti a tempo determinato; tutti reclutati a tempo determinato con procedure concorsuali; tutti che hanno maturato, al 31 dicembre 2017, almeno tre anni di servizio negli ultimi otto.
Il secondo «assist» si chiama “riorganizzazione sanitaria“: «Stiamo facendo solo la metà del nostro dovere dopo averli fatti lavorare tanti anni con dei contratti precari - spiega Emiliano -, grazie al Piano di riordino ospedaliero. Infatti, se non avessimo fatto il piano di riordino, il ministero non ci avrebbe fatto assumere queste persone e così, grazie all’accordo che abbiamo fatto sia con il Ministero della sanità, sia con quello dell’economia e finanza, non solo siamo riusciti ad assumere definitivamente queste persone, ma potremmo assumere 2000 medici, 3000 operatori sanitari e, probabilmente, un migliaio di infermieri».
Il caso ha voluto che Emiliano abbia firmato i contratti all’interno di quello che, a tutti gli effetti, è un ex ospedale: il San Nicola Pellegrino è stato riconvertito in Presidio territoriale di assistenza e fa parte di una di quelle strutture che proprio il citato Piano di riordino ha notevolmente ridimensionato, ancor prima che strutturalmente modificato.
Il governatore ammette che quella di Trani fa parte delle tante rinunce che si sono dovute fare: «Purtroppo il Piano di riordino è stato doloroso in tutti quei casi in cui le strutture sono state riconvertite e non sono più ospedali, ma altro. In cambio, però, il sistema sanitario pugliese ci guadagna nel servizio al cittadino, anche grazie a queste stabilizzazioni che riconoscono un diritto a chi ha lavorato ed assicurano una migliore sanità all’intera utenza regionale».